Tra la mano di Dusko e i muscoli e i cervelli sgonfiati dalla coppa vincono i secondi. E perde la Virtus, di schianto, contro la piccola Trieste, che veniva da quattro ko filati. La regola è nota: l’Eurolega prosciuga. E se poi, steso dal mal di pancia, manca Shengelia, di cui la Virtus vive e muore (più vive, o no?), e manca pure per cautela Belinelli, ai suoi bei 38 anni ancora il tiratore più portato al gol, l’affare s’ingrossa.
La Virtus crolla senza alibi, scende al quarto posto in classifica, resta a -4 da Trento, alla prima sconfitta nel torneo rimediata a Trapani, e dunque, nella sfida di domenica sulle Alpi, le rimarrà comunque dietro, sparata frattanto un’altra doppietta di gare micidiali in coppa, al Pireo mercoledì e in Fiera col Barca venerdì.
Un’agenda da paura. Trieste fa tredici in Fiera, segnando quello stesso numero di canestri da uno, da due e da tre. Ci crede, anche se avrebbe poco per farlo. Non ha Brown rotto, ha Ross al rientro e Valentine pensa bene di farsi espellere dopo 14’ per doppio tecnico (esultanza esagerata il primo, battibecco con Hackett il secondo). Eppure, anche così monca, sta davanti in pratica sempre, dopo il primo quarto in modico ritardo, semplicemente facendo quel che si fa, piaccia o non piaccia, nel basket del terzo millennio.
Tira (e segna) da tre. Per la Segafredo invece il tiro dall’arco è una soluzione residuale: si tira quando non resta altro da fare e le medie lo riflettono. 30% ieri, solita micragna, e la Mano dovrà ingegnarsi pure a rendere più usuale l’arma che tutti sfruttano. Trieste prima ci lancia la fuga poi spacca la volata, con le tre triple che Ross esplode sull’ultima speranza nemica: -4 a 4’, -11 un sospiro dopo. Addio.
C’è poco da salvare della giornata nera. Il più produttivo è Zizic, cercato e trovato in area (7/9, 8 rimbalzi), il più strenuo Pajola (3/6, 5 assist), si spegne più che accendersi Clyburn (3/11), dopo i fasti baschi, e ci sarebbe da capire perché Morgan è ancora il rigorista dei tecnici: su 4 colpi, ne sbaglia 3. Ma il resto è peggio, dal Tucker che ormai si complica la vita anche quando va in bagno in giù. Sulle millanta sfumature di grigio, basteranno i voti. In due righe anche il fil. Inseguita sempre, la gara illude quando Pajola sorpassa a 13’ (48-47) e allunga a 9’ (58-54). Fine dell’incubo? No, il 7-22 incassato da lì accusa in pari grado attacco e difesa. Ce n’è da fare, per la Mano.
Virtus-Trieste 70-78
Virtus: Pajola 7, Cordinier 14, Clyburn 11, Polonara 5, Zizic 16, Hackett 2, Tucker, Morgan 9, Akele 2, Grazulis 3, Diouf 1.
Trieste: Ruzzier 10, Valentine 8, Brooks 12, Uthoff 12, Johnson 6, Ross 19, Candussi 9, Deangeli, Campogrande 2.
Note: liberi: V 12/19, T 13/20. Da due: V 20/37, T 13/30. Da tre: V 6/20, T 13/31. Rimbalzi: V 33, T 35. Assist: V 17, T 16.Parziali: 5’ 12-5, 10’ 17-14, 15’ 21-28, 20’ 32-40, 25’ 44-45, 30’ 55-54, 35’ 61-65. Massimo vantaggio V: +8 (13-5) al 6’. Massimo svantaggio: -11 (65-76) al 39’.’. Pagelle: Zizic 6, Pajola 6, Morgan 5.5, Grazulis 5.5, Clyburn 5, Cordinier 5, Polonara 5, Akele 5, Diouf 5, Hackett 4.5, Tucker 4.
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