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Manovra 2025, slitta la discussione in Parlamento, tra le misure previste flat tax, taglio del cuneo fiscale, riduzione dell’Ires e novità Naspi e stipendi dei ministri #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


Sono giorni decisivi per l’approvazione della manovra di bilancio 2025. Il lavoro parlamentare che porterà all’approvazione definitiva è però ancora complesso e lungo. Le opposizioni, i sindacati e le parti sociali annunciano battaglia e denunciano alcuni emendamenti al testo che, si legge nella lettera che hanno inviato al presidente della Camera Lorenzo Fontana, compromettono “la possibilità per i deputati di esprimere una scelta libera e consapevole sulla volontà legislativa”.

Secondo PD, M5S e Avs gli emendamenti del governo “riscrivono sostanzialmente una buona parte della legge di bilancio, senza permettere una compiuta istruttoria legislativa da svolgere”. La varietà dei contenuti degli emendamenti comprometterebbe quindi la possibilità di esaminare la legge di bilancio nel suo insieme, spingendo i parlamentari a votare sull’intero testo, pur condividendo o rigettando soltanto una parte dell’emendamento in questione.

La lettera delle opposizioni

In un passaggio della lettera si legge “Non è infatti possibile verificare con precisione: 1. Le coperture finanziarie: l’emendamento introduce disposizioni che comportano oneri significativi per il bilancio dello Stato, come l’istituzione di nuovi fondi, la modifica di aliquote fiscali e l’introduzione di agevolazioni. Tuttavia, senza una relazione tecnica, non è possibile accertare se tali interventi siano sostenuti da coperture congrue e adeguate. 2. L’efficacia delle misure: l’eterogeneità delle norme, combinata con l’assenza di valutazioni tecniche, non consente di stimare con ragionevole certezza l’impatto economico, sociale e amministrativo di ciascuna disposizione. 3. La coerenza normativa: l’emendamento interviene in modo frammentario su molteplici settori legislativi, creando il rischio di sovrapposizioni o conflitti con disposizioni già vigente”.

Lo stallo

La battaglia parlamentare è quindi infiammata, con le opposizioni che hanno chiesto l’inammissibilità di alcuni emendamenti del governo che hanno di fatto bloccato la fluidità dei lavori nella commissione Bilancio alla Camera. La richiesta è stata immediatamente respinta dal presidente della Camera.

Il testo quindi è al momento fermo. La discussione avrebbe dovuto ricominciare oggi, ma un errore tecnico del governo ha causato il rinvio a mercoledì, con l’approvazione finale che dovrebbe arrivare entro il 31 dicembre. Se non dovrebbero esserci modiche sostanziali sul taglio del cuneo fiscale, la discussione su altri temi hanno sollevato la bufera: fiscalità diretta e indiretta, sanità, pensioni, sussidi di disoccupazione e interventi per il Mezzogiorno sono soltanto alcuni tra i temi che hanno sollevato la bufera politica.

Ecco alcuni dei punti principali della manovra. 

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Innalzamento della flat tax

Si ipotizza l’innalzamento del tetto per il reddito di lavoro dipendente che preclude la flat tax alle partite Iva da 30.000 euro a 35.000 euro. Il provvedimento in analisi mira a favorire le collaborazioni professionali ed ad allargare la possibilità di usufruire della flat tax ad un pubblico più ampio.

Più tasse sui giochi online, ma nessun aumento delle tasse sulle cripto

Uno degli emendamenti introduce una tassa al 25,5% per i giochi di carte a distanza e il 20,5% se in luogo fisico, poi del 24,5% per le scommesse online. La tassa sulle criptovalute resta ferma al 26% e viene cancellata la franchigia dei 2.000 euro sulle plusvalenze. La web tax sulle attività digitali sarà limitata solo alle imprese con fatturato globale sopra i 750 milioni di euro.

Ires ridotta per chi assume e investe

Il testo in discussione prevede una riduzione dell’Ires (imposta sul reddito delle società) dal 24% al 20% per le imprese che assumono e investono. Dopo aver accantonato non meno dell’80% degli investimenti, l’impresa deve investire almeno il 30% degli utili per un totale di almeno 20.000 euro per investimento. Il numero di dipendenti deve rimanere stabile rispetto al triennio precedente e si devono prospettare nuove assunzioni a tempo indeterminato, senza aver fatto ricorso alla cassa integrazione.

Sviluppo del Mezzogiorno

Sarà aumentato da 1,6 a 2,2 miliardi il credito di imposta per investimenti nella Zona Economica Speciale del Mezzogiorno.

Naspi e indennità di disoccupazione

Uno degli emendamenti più discussi riguarda la Naspi. Secondo la Ministra Calderone l’emendamento ha “finalità anti-elusiva” e prevede la possibilità di ottenere l’indennità di disoccupazione nel caso in cui un rapporto di lavoro interrotto da licenziamento si concluda con le dimissioni volontarie, e solo se si sono versate almeno 13 settimane di contributi nel nuovo impiego.

Accorpamento delle aliquote Irpef

La Manovra conferma l’accorpamento delle aliquote Irpef su tre scaglioni: 23% fino a 28mila euro, 35% fino a 50mila euro e 43% oltre i 50mila euro. La proroga di questo sistema vale circa 4,8 miliardi nel 2025, 5,5 miliardi nel 2026 e 5,2 miliardi dal 2027.

Aumento di stipendio ai ministri

È una delle misure più dibattute. I parlamentari della maggioranza hanno depositato un emendamento che prevede un aumento di 5.000 euro al mese per i componenti del governo non eletti, ai quali si aggiungono i rimborsi spese per l’esercizio del mandato fino a 3.690 euro, adesso riservato solo ai parlamentari.

Taglio delle detrazioni fiscali per i redditi più alti

La manovra prevede il taglio delle detrazioni per i redditi maggiori di 75.000 euro, che sarebbero circa 1,2 milioni. Il tetto per le detrazioni per redditi tra i 75.000 e 100.000 è di 14.000 euro, con l’esclusione delle spese sanitarie e di quelle relative ai mutui per la casa.

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Intervento sugli assegni minimi

La manovra prevede un aumento di soli tre euro delle pensioni minime: da 614,77 euro a 617,9 euro. Il governo prevede anche degli incentivi per convincere i lavoratori a continuare a lavorare e rinviare la pensione fino all’età di vecchiaia.

Taglio ai contributi di nuovi artigiani e commercianti

I nuovi artigiani e commercianti che avviano un’attività nel 2025 e che si iscrivono alla gestione previdenziale autonoma potrebbero beneficiare di una riduzione del 50% dei contributi per 36 mesi.





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