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Questo avvocato indigeno sta lottando per il popolo della Melanesia, nel più grande caso climatico del mondo #finsubito prestito immediato


Il 2 dicembre scorso, quasi 100 Paesi e organizzazioni internazionali si sono riuniti all’Aia per il caso più grande nella storia della Corte internazionale di giustizia. Le comunità indigene del Pacifico non sono estranee a perdite ingenti causati dalla crisi climatica e sono state queste voci in prima linea a salire al centro della scena. Julian Aguon, avvocato indigeno, ha rappresentato Vanuatu – arcipelago della Melanesia – nel caso di giustizia climatica più critico della storia

Lui è Julian Aguon, avvocato per i diritti umani dei popoli indigeni e scrittore. È il fondatore di Blue Ocean Law, uno studio legale che lavora per dare agli indigeni giustizia ambientale. E ora ha seguito per lo stato di Vanuatu, nella Melanesia, il Landmark Climate Change, lo storico processo sugli obblighi legali degli Stati nazionali in materia di cambiamenti climatici e che si è concluso venerdì 13 dicembre presso la Corte Suprema delle Nazioni Unite a L’Aia.

Si tratta del più grande caso climatico del mondo che ha avuto luogo in queste due settimane appena trascorse all’Aia, nei Paesi Bassi. Terminate le udienze, la Corte Internazionale di Giustizia, o ICJ, dovrà ora valutare quali obblighi hanno gli Stati membri delle Nazioni Unite ai sensi del diritto internazionale per proteggere il Pianeta dalle emissioni di gas serra per le generazioni future.

Leggi anche: Stiamo subendo un nuovo genocidio”: i popoli indigeni alzano la loro voce contro le lobby fossili alla Cop28

Un “caso” che è nato grazie ai giovani delle isole del Pacifico, soprattutto dall’arcipelago di Vanuatu, nella Melanesia, e che è iniziato meno di due settimane dopo il fallimento dei negoziati alla conferenza internazionale sul clima delle Nazioni Unite, COP29, in Azerbaijan, con il risultato di un accordo di finanziamento per il clima che è stato ampiamente criticato come inadeguato; e che segna anche la fine dell’anno più caldo mai registrato, punteggiato da numerosi eventi meteorologici estremi tra cui inondazioni mortali e uragani.

Il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite, ha dunque per ora concluso le due settimane di udienze sugli “Obblighi degli Stati in materia di cambiamenti climatici”: con 98 Stati e 12 organizzazioni internazionali, secondo alcuni il risultato potrebbe rimodellare e rinvigorire l’approccio del diritto internazionale alla crisi climatica.

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Chi c’è in tutto questo a portare avanti la difesa dei diritti degli indigeni? Julian Aguon, avvocato indigeno che non vuole darla per vinta.

Cos’è il Landmark Climate Change, il ruolo di Vanuatu

Salutato come il “più grande caso climatico al mondo”, il Landmark Climate Change è un processo che porterà la Corte a emettere un parere consultivo, che chiarirà gli obblighi giuridici degli Stati ai sensi del diritto internazionale e le conseguenze della loro violazione.

Fu l’isola del Pacifico di Vanuatu ad annunciare, nel settembre 2021, l’intenzione di chiedere un parere consultivo alla Corte Internazionale di Giustizia sui cambiamenti climatici. Spiegò allora che questa iniziativa, che era stata promossa dal gruppo giovanile Pacific Island Students Fighting Climate Change, era resa necessaria dalla sua vulnerabilità e da quella di altri piccoli Stati insulari in via di sviluppo ai cambiamenti climatici e dalla necessità di una maggiore azione per affrontare la crisi climatica globale.

Vanuatu ha poi fatto pressioni su altri Paesi per sostenere questa iniziativa e ha formato il gruppo centrale degli Stati membri delle Nazioni Unite per portare avanti l’iniziativa all’Assemblea Generale.

Dal 2 dicembre al 13 dicembre a L’Aia, i 15 giudici della Corte Internazionale di Giustizia hanno ascoltato le testimonianze di 99 Paesi e dozzine di organizzazioni e ora stanno cercando di determinare gli obblighi legali degli Stati per affrontare il cambiamento climatico e riparare i danni causati.

Sintetizzando, la corte è stata incaricata di offrire un parere consultivo su due questioni chiave:

  • quali sono gli obblighi degli Stati ai sensi del diritto internazionale per salvaguardare il sistema climatico dalle emissioni antropiche
  • quali sono le conseguenze legali quando queste emissioni causano danni ambientali significativi?

Cosa succederà dopo?

Il parere consultivo della Corte Internazionale di Giustizia potrebbe semplicemente ribadire gli accordi esistenti sul clima come l’Accordo di Parigi del 2015, oppure obbligare gli Stati a combattere il cambiamento climatico.

La condotta che stanno portando avanti ad esempio i petrostati – dice Renatus Otto Franz Derler, esperto di diritto del clima e caporedattore del Cambridge International Law Journal – è in violazione del diritto internazionale generale, quindi si applicherebbe la responsabilità dello Stato.

La lotta di Julian Aguon

Abito blu scuro e una ghirlanda fatta di fronde di cocco bianche, corteccia di ibisco marrone e conchiglie di ciprea marroni. Lì, nel Palazzo della Pace dell’Aia, ha difeso i diritti degli indigeni:

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Così come questi popoli meritano di vivere nel mondo alle loro condizioni, meritano anche di essere ascoltati qui.

Il diritto all’autodeterminazione è una pietra angolare dell’ordine giuridico internazionale – ha proseguito Aguon. Eppure il cambiamento climatico, e le condotte degli Stati, ha già violato il diritto all’autodeterminazione per molti popoli dell’area della Melanesia.

Il contesto del caso è segnato dalla delusione per gli impegni presi durante la COP29, in cui molti dei Paesi in via di sviluppo hanno criticato le nazioni più ricche per le promesse finanziarie insufficienti. Come sottolineato da NationofChange, il caso di Vanuatu mira a superare le lacune degli accordi esistenti, cercando un riconoscimento legale che possa vincolare moralmente i principali emettitori di gas serra. Julian Aguon e il suo team ci riusciranno?

Alcuni esperti mettono in guardia: le opinioni della ICJ non saranno vincolanti e il processo potrebbe durare anni.

Il parere dei giudici non sarà legalmente vincolante, è vero, ma Julian Aguon afferma che in ogni caso potrà avere un peso legale e potrebbe influenzare i futuri negoziati sul clima.

Siamo ancora fiduciosi perché abbiamo raccontato le nostre storie e crediamo che la legge sia anche dalla nostra parte.

Incrociamo le dita.

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