Una recente ricerca, condotta da Nomisma, dimostra la propensione delle famiglie a investire in presenze di incentivi stabili: “Riducendo le percentuali di recupero e la platea dei beneficiari si avranno esiti dannosi per l’economia, i posti di lavoro e l’ambiente”, dicono i presidenti di edili, termoidraulici, elettricisti e serramentisti di CNA Grosseto.
Nel disegno di legge di Bilancio 2025 si modifica la disciplina dei bonus fiscali edilizi. Nel 2025, si legge nel testo, le aliquote dei bonus ristrutturazioni, come il cosiddetto bonus casa, l’ecobonus e il sismabonus, sono del 50% per le abitazioni principali e del 36% per le altre. Dal 2026 al 2027 diventeranno del 36% per le prime case e del 30% per le altre e il limite di spesa è di 96mila euro. “Una scelta che non comprendiamo – dicono i presidenti di mestiere di mestiere Francesco Vichi (edili), Stefano Acquarelli (termoidraulici), Alessandro Bardelli (elettricisti) e Mauro Sellari (serramenti) di CNA Grosseto – perché, come dimostra una ricerca condotta da Nomisma per conto di CNA nazionale e presentata nel mese di novembre, la presenza di incentivi e bonus stabili comporta una propensione da parte delle famiglie nella realizzazione di investimenti per la riqualificazione e l’efficientamento energetico delle proprie abitazioni”.
Nella ricerca presentata emerge che i cosiddetti bonus minori (ristrutturazioni 50% e ecobonus 65%) hanno continuato ad essere molto attrattivi anche durante la fase del 110% generando risultati importanti in termini economici e per il raggiungimento degli obiettivi ambientali. Tra l’altro, tra il 2011 e il 2019, il volume delle detrazioni ha rispettato le previsioni di spesa con un impatto sostanzialmente neutro per la finanza pubblica.
“Limitando la platea dei beneficiari – continuano i presidenti di mestiere di CNA Grosseto – e riducendo il tetto di spesa detraibile, gli interventi diminuiranno con calo di investimenti dannoso per l’economia, per i posti di lavoro e per l’ambiente”.
Nel testo del disegno di legge, il bonus mobili mantiene un’aliquota del 50% con un tetto di spesa di 5.000 euro, mentre il bonus barriere architettoniche conferma le regole attuali per il 2025. Il superbonus è limitato agli interventi avviati entro il 15 ottobre 2024, con un’aliquota del 65% distribuita in dieci anni, mentre il bonus verde non risulta confermato. Inoltre, sono stati introdotti limiti alle detrazioni per redditi superiori a 75.000 euro, variabili in base al numero di figli a carico.
“Chiediamo di rivedere il disegno di legge – concludono Vichi, Acquarelli, Bardelli e Sellari – e confrontarsi rapidamente con le associazioni, per definire una strategia coerente con le prospettive di recepimento della direttiva casa, e realizzare un programma di medio e lungo periodo per dare stabilità e continuità al mercato e certezze sui conti pubblici: comprendiamo la difficoltà di reperire risorse per finanziare le misure, che tra l’altro anche altri studi recenti non individuano come costi per lo stato, ma è necessario lavorare su un programma a lungo termine, che dia garanzia alle imprese e ai cittadini, in modo che possano programmare investimenti per il futuro, senza incertezze e senza misure che differiscono di anno in anno”.
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