La mobilitazione di sabato 21 dicembre coinvolge circa 6.000 dipendenti di Decathlon Italia per ottenere un contratto integrativo aziendale che garantisca migliori condizioni di lavoro e maggiori tutele.
Le organizzazioni sindacali di categoria – Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs – hanno proclamato un nuovo pacchetto di 32 ore di sciopero, articolato in 24 ore da gestire a livello territoriale e 8 ore a livello nazionale. A ciò si aggiunge la sospensione di tutte le forme di lavoro straordinario e della flessibilità precedentemente garantita.
Il percorso, avviato il 27 ottobre 2023, prosegue a seguito dell’incontro del 20 novembre, durante il quale Decathlon Italia ha confermato la sua indisponibilità a discutere i punti centrali della piattaforma rivendicativa unitaria. Tra le richieste dei lavoratori figurano temi fondamentali quali diritti sindacali, organizzazione del lavoro, piano ferie, professionalità, salute e sicurezza, salario, politiche sociali e tutele di genere. Dopo oltre un anno di negoziati, l’azienda si mostra sorda alle istanze dei propri dipendenti, alimentando il malcontento.
Roberto Ciccarelli Uil Tucs spiega “tra le criticità evidenziate dai lavoratori c’è l’ampio utilizzo di contratti part-time con massima flessibilità, che lasciano i dipendenti in balìa delle richieste dell’ultimo minuto, l’imposizione di un piano ferie vincolante in tre periodi dell’anno, da presentare entro il 15 dicembre, in contrasto con il contratto collettivo nazionale del Terziario e con la normativa vigente e il mancato riconoscimento di misure fondamentali come i ticket restaurant, richiesti da oltre due anni, nonostante i risultati economici positivi ottenuti dall’azienda”.
Decathlon Italia – conclude Alice Romano Filcams Cgil – non comprende i bisogni dei suoi dipendenti e si rifiuta di sottoscrivere un contratto integrativo che possa rispondere alle esigenze lavorative e personali imposte dall’organizzazione aziendale.
Il malcontento verso le politiche aziendali di Decathlon si fa sentire anche oltreconfine. In Francia, i sindacati della CFDT (Confédération Française Démocratique du Travail) hanno proclamato uno sciopero per il 7 dicembre, coinvolgendo 20.000 dipendenti. La protesta si oppone alla decisione della famiglia Mulliez, proprietaria del gruppo, di distribuire un miliardo di euro di dividendi, scelta giudicata inopportuna dai lavoratori, soprattutto alla luce dei licenziamenti in corso e dei salari minimi percepiti dalla maggior parte del personale.
I sindacati francesi chiedono inoltre l’istituzione di una commissione parlamentare d’inchiesta per fare chiarezza sull’utilizzo dei fondi pubblici ricevuti dal gruppo, sostenendo che tali risorse avrebbero dovuto essere reinvestite per garantire la sostenibilità aziendale e migliorare le condizioni dei lavoratori.
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