A marzo l’uomo è andato in overdose: gli hanno salvato la vita i medici dell’ospedale di Cittadella.«Era innamorato perso. Le ha anche prestato soldi, molti soldi, che non gli ha più restituito»
Un uomo dall’animo buono, integro, umile e senza vizi. Sono questi gli aggettivi che usano i vicini di casa per parlare del compagno della quarantaseienne Paola Pettinà, che conviveva con la donna, la figlia e i genitori di lei nel suo appartamento al secondo piano di una palazzina di San Pietro in Gu (Padova). Dalle indagini è emerso che il partner, 50 anni, fosse del tutto all’oscuro delle azioni compiute dalla fidanzata. Il compagno era ignaro anche del fatto che l’arrestata fosse un’assidua consumatrice di benzodiazepine, gli psicofarmaci che somministrava anche a lui a sua insaputa: Pettinà scioglieva le gocce di Xanax nel succo di frutta o gli faceva ingoiare delle pastiglie spacciandole come multivitaminici.
Tra le vittime dei tentati omicidi, infatti, c’è anche il nome dell’uomo.
Il ricovero in ospedale
Quando mercoledì sera i carabinieri si sono presentati a casa sua per la perquisizione dell’abitazione, a seguito dell’arresto della quarantaseienne, lui è apparso sconvolto. Ad accorgersi nei mesi scorsi che qualcosa non andasse in quella donna era stata soltanto la sorella del cinquantenne. «Fin dal primo momento in cui l’ho vista non mi è piaciuta – racconta – e nonostante lei usasse le sue doti da affabulatrice esperta, mi sono subito resa conto che fosse una bugiarda. Lei stessa aveva capito che non mi era entrata in simpatia e ha cercato in tutti i modi di allontanare mio fratello dalla nostra famiglia». La sorella del raggirato era molto preoccupata da quella relazione sentimentale: «Ho chiesto ad amici e colleghi di lavoro di dargli un occhio e di segnalarmi se notassero qualcosa di strano – continua la donna -. Dopo qualche giorno mi è stato detto che lui durante il turno in azienda era sempre stanco, con poche forze e addirittura assente. Subito lo avevano preso in giro, descrivendoli come i sintomi dell’amore, ma poi è arrivato il malore». Il 14 marzo il cinquantenne si è sentito male mentre era a casa, ha perso conoscenza e Pettinà è stata costretta a chiamare i soccorsi. Il personale sanitario è arrivato giusto in tempo per salvare la vita dell’uomo, trasportandolo d’urgenza all’ospedale di Cittadella, dove gli è stata riscontrata un’overdose di benzodiazepine. I medici gli hanno iniettato il farmaco antagonista, per poi tenerlo sotto osservazione un paio di giorni.
«È stato soggiogato»
«Lei mi ha scritto un messaggio per avvisarmi, ma non mi lasciava parlare con lui – continua la sorella –. Quando ho scoperto che all’origine del malore c’erano degli psicofarmaci mi sono confrontata con i dottori, dicendo loro che quel tipo di medicine mio fratello non le aveva mai assunte, era già tanto se prendeva una pastiglia per il mal di testa. Due giorni dopo ci siamo parlate, abbiamo avuto una telefonata di un paio d’ore. Lei mi ha detto “dimmelo se pensi che sia stata io, dato che sei brava a indicare” e io le ho risposto di sì. Ero convinta che fosse colpa di Paola». La preoccupazione la spinge a parlare più volte al fratello, che non vuole sentire ragioni e difende Pettinà, descrivendola come una persona d’oro. «Lui è stato soggiogato – racconta la donna -, era innamorato perso. Le ha anche prestato soldi, molti soldi, che non gli ha più restituito. Per questo verremo seguiti da un avvocato». Da ricordare anche un altro aspetto inquietante della vicenda, il nome della madre del compagno è inserito tra le morti sospette. «Quando mia mamma è morta io ero in vacanza al mare – conclude la sorella – mio fratello e la sua cosiddetta compagna andavano a farle visita quotidianamente, non avevo modo di impedire loro di farlo. Non so se lei le abbia dato qualcosa»
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