Si apre oggi in Senato la sessione di bilancio per l’approvazione della Manovra finanziaria 2025: dopo l’esame del disegno di legge in commissione Bilancio, con la relazione del senatore Guido Liris, il sì definitivo dell’aula è previsto per il 28 dicembre. Intanto dalla relazione tecnica allegata al testo – ormai blindato dopo gli emendamenti approvati dalla Camera – emergono una serie di dettagli in più sull’impatto delle novità introdotte in Parlamento su cittadini e imprese.
Le modifiche principali riguardano il comparto delle pensioni: nella Manovra si stanziano 1,8 milioni di euro per alzare gli assegni inps delle minime (290 milioni di euro), anche se aumentano solo di 1,8 euro al mese. E per la maggiorazione sociale destinata a 1,1 milioni di pensionati poveri over 70 (118 milioni di euro).
L’anticipo della pensione, un aiuto per pochi
La manovra 2025 ritocca le norme sulle pensioni anticipate anche se – almeno all’inizio – riguarderà poco più di un centinaio di persone. Nel dossier che accompagna il testo si leggono i dettagli della misura che permette di anticipare a 64 anni l’assegno Inps, cumulando gli importi del fondo complementare, ma solo se si hanno già 20 anni di contributi e se si è pienamente nel regime contributivo.
“I soggetti interessati saranno nell’ordine di un centinaio circa all’inizio del periodo, per crescere gradualmente a circa 600 annui alla fine del decennio considerato, per un anticipo medio di circa un anno”.
Se il governo voleva dare un aiuto – anche solo simbolico – a chi vede la pensione come un miraggio, ha reso ancora più complesso il sistema previdenziale: all’apertura ai fondi integrativi è infatti corrisposto un innalzamento dei requisiti di accesso allungando da 20 a 30 gli anni di contribuzione.
- Legge Fornero: pensione a 64 anni con 20 di contributi a patto di aver maturato una pensione pari a 2,8 volte l’assegno sociale, circa 1.500 euro.
- Il governo Meloni nel 2023 ha portato quel requisito a 3 volte, pari a 1.600 euro.
- Il governo Meloni nel 2024 fa salire l’importo soglia a 3,2 volte il minimo, a partire dal 2030: siamo dunque a 1.710 euro. Solo le madri hanno uno sconto: 2,8 volte con un figlio e 2,6 volte con due o più figli.
In pratica quanti hanno iniziato a lavorare dopo la riforma Dini – dal primo gennaio 1996 – potranno accedere al pensionamento di vecchiaia solo se matureranno un assegno Inps oltre l’importo soglia, grazie ad alti stipendi o facendo ricorso alla previdenza complementare. Fondi privati che potrebbero beneficiare di una nuova misura: il governo prevede di introdurre il silenzio-assenso per conferire il Tfr ai fondi pensione.
In pensione a 64 anni
L’impatto della riforma leghista riguarda innanzitutto la Generazione X, quella degli anni Settanta che si è ritrovata nel pieno di due riforme epocali delle pensioni (Dini e Fornero) piombando nel metodo contributivo (prendi quanto versi), più equo ma meno garantito rispetto al retributivo dei loro avi (prendi in base agli ultimi stipendi). E delle riforme del lavoro, a partire dalla Biagi, che hanno flessibilizzato i contratti, creando carriere più intermittenti e stipendi più bassi.
Sulle pensioni il governo si arrende alla Fornero: come lasciare il lavoro a 64 anni (e aggirare i valori soglia)
Secondo alcune simulazioni per poter agganciare quella finestra di uscita anticipata i nati negli anni Settanta dovrebbero versare alla previdenza integrativa da un minimo di 209 euro al mese a un massimo di 1.129 euro, di qui in avanti. Oppure aspettare l’età di vecchiaia: 67 anni con 20 di contributi. Per i Millennials la possibilità si apre di fatto con il patto di destinare tutto il Tfr ai fondi integrativi, fin dalla prima assunzione.
Bene ricordare che se l’aspettativa di vita e inflazione continueranno a crescere, l’età di pensionamento e i valori soglia si sposteranno sempre più avanti: i nati nel 1970 uscirebbero nel 2035 a 65 anni, i nati nel 1974 si pensionerebbero nel 2040 a 66 anni.
Lo sconto sulle tasse alle imprese
Dal dossier arriva qualche certezza in più su una delle misure più ‘pesanti’ introdotte in Parlamento: lo sconto di 4 punti sulle tasse che verrà applicato, solo per il 2025, alle aziende che decidono di reinvestire gli utili e contemporaneamente assumono. Una misura fortemente voluta dagli industriali e caldeggiata da Forza Italia per la quale arriverà un contributo di circa 400 milioni dalle banche.
La platea potenziale, calcolata dalla Ragioneria, è di 18mila imprese che, si evidenzia, potranno, oltretutto, mettere mano a investimenti nel biennio 2025-2026 in misura pari a 11 miliardi di euro e 109mila nuove assunzioni.
Cambiano le regole per la Naspi
Nella relazione tecnica della manovra si trovano nuovi dettagli sul meccanismo dell’assegno di disoccupazione: i datori di lavoro avranno maggiori difficoltà a obbligare alle dimissioni i lavoratori per non pagano il ticket di licenziamento, circa 1.600 euro, per poi riassumerli e licenziarli dopo pochi mesi per fargli prendere la Naspi.
Naspi 2025, cambiano le regole: dimissioni volontarie e licenziamento, cosa sapere
Ora i lavoratori che presentano dimissioni volontarie dal proprio posto di lavoro a tempo indeterminato potrà accedere all’assegno di disoccupazione, ma dovranno avere almeno 13 settimane di contribuzione.
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Il flop dei sostituti del reddito di cittadinanza
Nella manovra c’è anche un intervento per ampliare requisiti e importi dei due sussidi per i poveri, l’assegno di inclusione (Adi) che ora va solo a 627 mila famiglie, e il supporto per la formazione e il lavoro (Sfl) di cui ora beneficiano 80 mila persone.
Il testo porta infatti da 9.360 euro a 10.140 euro la soglia di reddito Isee da non superare per richiedere il contributo statale di circa 600 euro. Sale inoltre da 6.000 a 6.500 euro il valore del reddito familiare massimo, e da 7.560 a 8.190 euro la soglia di reddito massima per i nuclei composti da anziani o disabili.
Potranno invece richiedere il Supporto per la formazione e il lavoro chi ha un Isee familiare massimo di 10.140 (era 6mila euro) e il beneficio economico, quale indennità di partecipazione alle misure di attivazione lavorativa, sale da 350 euro mensili a 500 euro mensili.
Le novità del 2025
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Dopo le feste di fine anno il Parlamento riaprirà dopo la Befana per l’approvazione di una serie di provvedimenti a partire dal Milleproroghe dove trovano posto il condono delle multe per i no vax, assunzioni nella Pa e la rottamazione delle cartelle esattoriali.
Fonte Today.it
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