«Quando si parla di manutenzione di caldaie e impianti di riscaldamento c’è un po’ di sottovalutazione da parte dei clienti e il problema è che in alcuni casi può condurre all’irreparabile». Va dritto al punto Marco Ammannati, 60 anni, presidente della categoria Installazione Impianti di Cna Pisa. E non si riferisce solo alle ultime due tragedie che hanno interessato la Toscana. «Le indagini ci diranno che cosa è accaduto: ma ci sono accortezze e attenzioni manutentive fondamentali per la sicurezza che si dimenticano un po’ troppo spesso».
Quali ad esempio?
«In generale la manutenzione annuale della caldaia a cui va aggiunta quella dell’Agenzia regionale per gli impianti termici, che è quadriennale per quelli di nuova installazione e biennale per gli altri. È fondamentale anche per la sicurezza dato che durante la manutenzione ordinaria deve essere verificata, per legge, la presenza di prese d’aria nella stanza che ospita l’impianto e la pulizia della canna fumaria».
Come mai citare questi aspetti?
«Perché possono salvare la vita a chi abita in quella casa: se ci sono le prese d’aria un’eventuale fuga di monossido di carbonio o di gas ha una via di fuga e non ristagna con esiti che possono essere letali. Discorso simile per la pulizia della canna fumaria: se c’è un nido che la ostruisce, i fumi tornano indietro e invadono la casa. E quando questa è satura di gas, può bastare una scintilla o anche il calore di una lampadina a fare da innesco e provocare l’esplosione».
Perché dice che c’è un po’di sottovalutazione?
«La manutenzione ordinaria è obbligatoria ed è a carico di chi vive nella casa. Spetta a quest’ultimo chiamare il manutentore di fiducia per il controllo annuale».
Non accade?
«Non sempre. Anzi, quando siamo noi a chiamare, come promemoria, si tende a rinviare. E lo si fa ancora di più quando dai controlli emerge qualche malfunzionamento che rende necessario un intervento straordinario: magari perché c’è da sostituire un pezzo o, a volte, anche da cambiare l’impianto. Negli ultimi anni accade più spesso»
Perché?
«Non c’è una chiara percezione dei rischi: quando segnaliamo all’agenzia regionale un malfunzionamento e la necessità di intervenire, molti pensano che, in realtà, lo stiamo facendo per aumentare le entrate dell’azienda. Invece, si tratta di interventi che vanno esclusivamente a beneficio del cliente. Poi c’è anche un problema di costi».
Sono alti?
«Per la manutenzione ordinaria sono affrontabili dalla maggior parte delle famiglie: la spesa è intorno ai cento euro l’anno. Però se si riscontrano anomalie i prezzi lievitano».
Ad esempio?
«Se serve una caldaia nuova, in media si superano i duemila euro. Per una nuova scheda elettronica 300 a cui va aggiunta la manodopera».
Spese che non tutte le famiglie possono sostenere?
«C’è questo problema, accentuatosi negli ultimi anni. Anche se le aziende artigiane offrono la possibilità di finanziamenti e rateizzare».
Scusi, ma la manutenzione non è obbligatoria?
«Certo. E le sanzioni sono salate: da 500 ai 3mila euro».
È un problema di controlli?
«Ci sono. Ma vengono fatti a campione dall’Agenzia regionale».
Maglie un po’troppo larghe?
«Prima, quando ogni provincia aveva la sua agenzia, forse erano più numerosi».
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