Il Regolamento (UE) 2024/3012, recentemente pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea, rappresenta un passo importante verso la decarbonizzazione dell’Unione e l’espansione del carbon farming. Questo nuovo strumento normativo istituisce un quadro di certificazione per gli assorbimenti permanenti di carbonio, la carbonicoltura e lo stoccaggio del carbonio nei prodotti durevoli.
Con la sua entrata in vigore, prevista per il 26 dicembre 2024, il Regolamento mira a promuovere pratiche sostenibili e innovative che possano contribuire alla lotta contro i cambiamenti climatici, delineando al contempo nuove opportunità per il settore agricolo.
Per capire le motivazioni che hanno spinto la Commissione Ue (e gli altri organi Ue) ad adottare tale Regolamento, occorre fare un passo indietro. L’Accordo di Parigi del 2015, ratificato dall’Unione Europea nel 2016, è stato un momento cruciale per la politica climatica globale. Tra gli obiettivi principali, quello di mantenere l’aumento della temperatura globale ben al di sotto dei 2°C, con l’ambizione di limitarlo a 1,5°C rispetto ai livelli preindustriali, è il più rilevante. Per Bruxelles, il raggiungimento della neutralità climatica entro il 2050 è una priorità assoluta, sancita dal Regolamento Europeo sul Clima del 2021.
Tuttavia, per rispettare questi impegni, l’Europa non può affidarsi solo alla riduzione delle emissioni (raggiunta con vari strumenti, come lo stop ai motori endotermici), ma deve anche compensare le emissioni incomprimibili attraverso gli assorbimenti di carbonio. Il nuovo Regolamento fornisce un quadro chiaro per certificare questi sforzi, coinvolgendo in modo significativo il settore agricolo e forestale.
Gli obiettivi del Regolamento (UE) 2024/3012
Il Regolamento si propone di incentivare pratiche che generino benefici netti in termini di assorbimento di carbonio e di riduzione delle emissioni. Si tratta di un sistema volontario ma regolamentato, che mira a garantire trasparenza e integrità ambientale. Le attività certificate potranno contribuire agli obiettivi climatici dell’Ue, senza rischi di doppio conteggio, e saranno soggette a standard rigorosi per monitoraggio e verifica.
Secondo il Regolamento, per ottenere la certificazione le attività volte all’assorbimento del carbonio devono rispettare quattro requisiti fondamentali:
- Dimostrare un beneficio netto e misurabile, sia in termini di aumento dell’assorbimento di carbonio sia nella riduzione delle emissioni provenienti dal suolo. Non basta quindi adottare una pratica (come la minima lavorazione) per affermare di aver sequestrato del carbonio, ma occorre che questi sequestri siano misurati.
- Essere addizionali, ovvero andare oltre gli obblighi previsti dalle normative già esistenti per la singola azienda agricola e dipendere dagli incentivi forniti dalla certificazione per risultare economicamente sostenibili. Ad esempio, adottare delle coperture vegetali del suolo durante il periodo invernale potrebbe non essere sufficiente, poiché è un obbligo già previsto, in certe forme, dalla nuova Pac.
- Assicurare lo stoccaggio del carbonio per un periodo prolungato, riducendo al minimo i rischi di rilascio nell’atmosfera. Ad esempio, se si adotta la non lavorazione del suolo bisogna mantenere questo impegno per un periodo prolungato, evitando di arare in tempi brevi.
- Evitare di causare danni all’ambiente e contribuire, quando possibile, al raggiungimento di uno o più obiettivi di sostenibilità, come la tutela della biodiversità o il miglioramento degli ecosistemi.
Il ruolo cruciale degli organismi di certificazione
La credibilità del sistema si basa sull’indipendenza e la competenza degli organismi di certificazione terzi. Questi enti saranno responsabili di verificare che le attività rispettino i criteri stabiliti dal Regolamento, utilizzando metodologie trasparenti e affidabili. Tale sistema è fondamentale per creare fiducia tra i diversi attori del mercato, dalle aziende agricole agli acquirenti di crediti di carbonio.
Proprio la Commissione Ue dovrà definire, attraverso successivi atti delegati, quali sono le pratiche ammesse alla certificazione e definire nel dettaglio come i risultati devono essere misurati e certificati. L’esperienza ha infatti insegnato che per tutelare la reputazione del settore è necessario creare un sistema affidabile e credibile.
Le implicazioni per il settore agricolo
Uno degli aspetti più innovativi del Regolamento riguarda il settore agricolo. L’articolo 4, comma 2, stabilisce che le attività di carbonicoltura devono prevedere una gestione sostenibile per almeno cinque anni, coinvolgendo suoli agricoli e costieri. Ciò include pratiche come il sequestro temporaneo di carbonio nei comparti biogenici e la riduzione delle emissioni dal suolo. Queste attività potranno beneficiare di nuove opportunità economiche attraverso i crediti di carbonio, rendendo la sostenibilità non solo un dovere ambientale, ma anche un’opportunità finanziaria.
Il Regolamento, dunque, apre la strada a nuove fonti di reddito per gli agricoltori. Oltre agli incentivi legati alla Politica Agricola Comune, i crediti di carbonio rappresentano una chance concreta per diversificare i guadagni. Le aziende agricole che adottano pratiche sostenibili potranno vendere crediti di carbonio sul mercato, monetizzando gli sforzi compiuti per migliorare il bilancio di carbonio. Questo non solo rafforza la competitività del settore primario, ma stimola anche un cambio di paradigma verso un’agricoltura più resiliente e innovativa.
Carbon farming, sfide e prossimi passi
Nonostante il quadro ambizioso, permangono alcune sfide significative. La quantificazione precisa degli assorbimenti e delle emissioni ridotte richiede metodologie standardizzate e tecnologie avanzate. Metodologie che devono essere non solo solide dal punto di vista scientifico, ma anche economicamente sostenibili.
La creazione di un registro europeo per la tracciabilità dei crediti di carbonio entro il 2028, tenendo conto che anche l’Italia sta lavorando ad un suo registro, sarà un passo cruciale per garantire la trasparenza. Inoltre, è necessario un ampio coinvolgimento degli agricoltori, che dovranno essere adeguatamente formati e sostenuti.
Il futuro del carbon farming dipenderà dalla capacità di superare queste difficoltà, trasformando gli obiettivi climatici in risultati concreti e in vantaggi economici per il settore agricolo. Il Regolamento UE 2024/3012 rappresenta un primo passo decisivo in questa direzione, offrendo una visione chiara per un’Europa più sostenibile e resiliente.
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