La legge vede la possibilità di bloccare il proprio mezzo mediante fermo amministrativo senza nemmeno aspettarselo.
Tra i tasti più dolenti di qualsiasi debitore, rientra anche la paura di un ipotetico fermo amministrativo. In effetti, si tratta di una grossa seccatura. In alcuni casi, viene applicato dall’Agenzia di Riscossione a causa tasse, i tributi, i contributi previdenziali e le multe stradali.
Vista la confusione sul tema, è bene specificare che non si tratta di una confisca, ma di una vera e propria limitazione dell’uso del mezzo fino a quando il debito non viene saldato. Per quanto la questione sia in un certo senso lecita, in questi anni sono state molte le controversie che hanno portato il debitore a porsi delle domande o a contestare il fermo.
La cosa che lo rende questa pratica ambigua è che il fermo amministrativo può essere applicato anche per somme minime e senza troppo preavviso. Ma vediamo nel dettaglio.
Debiti, l’importo minimo che fa scattare il blocco amministrativo
Molti si chiedono se ci siano dei limiti di importo al di sotto dei quali il fermo amministrativo non possa essere applicato. La risposta, purtroppo, non è semplice. La legge non stabilisce un importo minimo specifico, e la questione è regolata principalmente dalla prassi e dall’interpretazione dei tribunali. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha definito alcuni principi utili a stabilire la proporzionalità tra il debito e il valore del bene sul quale si appone il fermo.
A tal riguardo, l’ordinanza n. 32062/2024 della Corte di Cassazione ha confermato la legittimità di un fermo amministrativo su un veicolo dal valore di 30.000€ per un debito di appena 4.000€.
Questo esempio, purtroppo, non esclude che situazioni simili possano apparire sproporzionate, soprattutto quando il debito è esiguo rispetto al valore del bene. Tuttavia, è bene non fare di tutta l’erba un fascio. In alcuni casi è infatti possibile contestare.
Rapporto debito valore: quando si rivela ingiusto
Il principio di proporzionalità è fondamentale nel diritto italiano e tutela i diritti dei cittadini, soprattutto in materia tributaria. In pratica, ciò significa che il debito dovrebbe essere ragionevolmente in relazione al valore del bene su cui si applica il fermo. La legge non stabilisce una proporzione fissa, ma lascia la valutazione caso per caso.
La Corte di Cassazione ha chiarito che se il valore del bene è molto più alto del debito, il fermo potrebbe essere ingiusto e impugnabile. Non esistono regole rigide, ma in genere il debito non dovrebbe superare di più di 7,5 volte il valore del bene.
Se si sospetta una sproporzione, è possibile fare ricorso chiedendo la revisione del provvedimento. Tuttavia, se il valore del debito e quello del veicolo non superano un certo limite (ad esempio, il rapporto di 7,5 volte), il ricorso potrebbe non essere vantaggioso. In questi casi, potrebbe essere più semplice risolvere la situazione saldando il debito, evitando un contenzioso che, talvolta, potrebbe risultare più complesso e costoso.
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