Sedici milioni dalla cessione dei cespiti e 27 di investimento per valorizzarli e restituirli alla città non necessariamente con una gestione della “cosa pubblica” pur trattandosi di una maxioperazione pubblico su pubblico su pubblico. Il Comune accelera per valorizzare – e laddove è possibile – dismettere pezzi del suo sterminato patrimonio. A investire su Napoli è il colosso immobiliare di Stato Inail attraverso Invimit, altra società pubblica di proprietà del Mef che si occupa di risparmio e appunto di immobiliare. Dove il Comune ha il suo fondo immobiliare dal nome suggestivo ”Comparto Napoli”. Cosa c’entra Inail? Ha un Fondo in Invimit che si occupa di gestione, valorizzazione e parziale dismissione di immobili dello Stato o pubblici esattamente come Invimit. In questo contesto il 23 di questo mese Palazzo San Giacomo ha conferito in Invimit – attraverso il suo Fondo immobiliare – sei immobili.
Il deposito Anm in via Posillipo, Villa Cava a Marechiaro, la Galleria Principe di Napoli, il deposito Anm Garittone in via Miano e Palazzo Cavalcanti. E ancora il palazzo strappato ai clan in via Egiziaca a Pizzofalcone. Più 3 caserme quelle di piazza Giovanni Bernardino Tafuri; Via della Villa Romana e Via Commissario Ammaturo per un valore complessivo di circa 46,6 milioni, di cui il 30% – corrispondente a 16,1 milioni – versato in contanti nelle casse del Comune e il rimanente 70% in quote del fondo. Il piano di valorizzazione di questi immobili comporta, un investimento da parte di Invimit-Inail di circa 27 milioni per la piena fruizione degli stessi immobili conferiti. L’investitore – sostanzialmente è l’Inail, che finanzia tutta l’operazione. Organizzata dal Comune dall’assessore al Bilancio Pier Paolo Baretta dopo due anni di lavoro importante e con la prospettiva che in estate entra in funzione la “Napoli Patrimonio” che si occuperà della gestione appunto dell’intero patrimonio immobiliare del Municipio.
A cosa serviranno i 27 milioni che mette dentro l’Inail? Come saranno valorizzati i cespiti ceduti al fondo dal Comune? La destinazione d’uso della Galleria Principe è quella della valorizzazione sic et simpliciter ovvero l’opzione della vendita non è contemplata. L’investitore è istituzionale e farà i lavori di recupero del monumento che è di fronte al Mann – il Museo archeologico nazionale di Napoli – inclusi i locali che ci sono all’interno. E che potranno essere affittati. Funzioneranno in buona sostanza di concerto con il Mann. L’investitore è istituzionale ma la gestione sarà dei privati cioè di coloro che daranno vita ai locali. L’ultima parola sugli usi dei siti spetterà sempre e comunque al Comune guidato dal sindaco Gaetano Manfredi. Il concetto vale per tutti i siti trasferiti in Invimit. Il Garittone diventerà un grande parcheggio con tutte le infrastrutture annesse al servizio del Real Bosco e del Museo di Capodimonte. Per gli altri cespiti ci sono riflessioni in corso.
L’immobile Pizzofalcone strappato dalla grinfie dei clan, che con i loro soldati lo avevano occupato abusivamente, ha una destinazione residenziale. Li la gente ci deve andare ad abitare una volta che l’immobile sarà stato restaurato e recuperato.
Del resto si trova in una zona della città di pregio. Per Palazzo Cavalcanti vista la posizione, si trova in via Toledo, la destinazione è quella commerciale. Qui l’opzione vendita è contemplata così come per l’ex deposito Anm di Posillipo dove si esclude solamente la destinazione commerciale visto che parliamo di Posillipo. Riepilogando questi ultimi tre immobili potrebbero anche essere venduti. Così come Villa Cava a Marechiaro è il sito più problematico, perché è proprio un rudere, ha anche dei vincoli, ma sta in una posizione splendida e potrebbe interessare qualche investitore magari straniero.
Giova sottolineare che quella della vendita di questi immobili è una opzione e dipende molto dalle offerte che riceverà il Municipio partenopeo. Il Comune ha bisogno di fare cassa questi immobili servirebbero – eventualmente – per abbattere un altro pezzo di deficit, ma anche per riqualificare i quartieri della città dove sono collocati. Visto che a oggi gli edifici per quanto storici sono in stato di degrado.
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