Acca Larentia, a braccio teso per il rito del «presente»

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Hanno risposto in più di mille al «presente», accompagnato da saluto romano, chiamato come ogni anno da Casapound ieri pomeriggio in via Acca Larentia, davanti la sede del Movimento sociale dove il 7 gennaio del 1978 rimasero uccisi due militanti dell’allora partito di Giorgio Almirante. Franco Bigonzetti e Francesco Ciavatta furono assassinati da un attentato rivendicato poi dai Nuclei armati per il contropotere territoriale, mentre Stefano Recchioni morì qualche ora dopo ucciso dallo sparo di un carabiniere durante le manifestazioni che si erano venute a creare.

In mattinata c’erano state le commemorazioni ufficiali: comune di Roma, regione Lazio e parlamentari di Fdi (che da anni cerca di smarcarsi dalle liturgie esplicitamente nostalgiche che avvengono nel pomeriggio). Una cerimonia quest’anno segnata dalle polemiche del partito della premier per la rimozione della targa intitolata a Recchioni e firmata «I camerati». Il 30 dicembre i carabinieri, su indicazione del comune, l’avevano rimossa suscitando l’indignazione generale della destra, che sulle vittime di Acca Larentia da tempo cerca di edificare la propria retorica della pacificazione. La targa era poi ricomparsa il 6 gennaio, identica, nonostante dal comune fosse venuta la proposta di apporne una condivisa. Per questo il presidente della regione Francesco Rocca, vicino a Fdi, non ha voluto condividere il momento con l’amministrazione capitolina, alzando la polemica e riferendosi provocatoriamente ai saluti romani che puntualmente sarebbero arrivati qualche ora dopo: «Quella targa stava qui da decenni, si poteva scegliere una strada di memoria condivisa. L’ho trovata una provocazione inutile. Quando il dito indica la luna, che è la pacificazione, l’imbecille guarda il braccio». Concetto ripetuto da Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera di Fdi, che è poi tornato anche sulla proposta di una commissione parlamentare d’inchiesta apposita. È uno dei primissimi atti che ha prodotto nella legislatura, depositato il primo dicembre 2022, poco più di un mese dopo l’insediamento del governo e fermo da allora in commissione Affari costituzionali alla Camera. Nella relazione al disegno di legge il riferimento ad Acca Larentia è onnipresente e la commissione da istituire dovrebbe far luce sulla violenza politica in Italia tra il 1970 e il 1989. Un lavoro di inquadramento cronologico che lascia fuori di appena un anno la strage di piazza Fontana a Milano. Nel pomeriggio poi la cerimonia anche della giovanile di Fratelli d’Italia, Gioventù Nazionale, all’altro capo della città, a Villa Glori: qui il «presente» si fa, ma edulcorato dai saluti romani e la chiamata ricorda «tutti i caduti», omettendo la parola «camerati». Ma qualcuno della destra post-missina alla chiamata di Casapound non risponde anche per ragioni militanti oltre che di opportunità. Il movimento di Iannone infatti appartiene ad un’altra storia politica, diversa da quella della fiamma tricolore e la commemorazione del 7 gennaio è vista come un’appropriazione.

Alle 18, infine, l’adunata di Casapound, che ieri ha anche celebrato il proprio consiglio nazionale nello stabile occupato in via Napoleone III a Roma. A qualche centinaio di metri di distanza da Acca Larentia, mentre a migliaia scandivano il «presente», c’è stato un presidio di contestazione organizzato dai militanti del Laboratorio politico Alberone e da Settimo movimento, il coordinamento degli studenti medi del territorio, affollato da oltre duecento persone. In mattinata un uomo è stato identificato dalle forze dell’ordine dopo aver gridato «Viva la resistenza, merde» durante le cerimonie.
Dopo la richiesta inascoltata al ministro dell’Interno Piantedosi di vietare il rito del presente, l’Anpi ieri ha attaccato l’uso della storia in ottica pacificatrice di Fdi: «Non siamo assolutamente d’accordo con quegli esponenti politici che fanno appello a una chimerica memoria condivisa, sono simili a quegli altri politici che anni fa sdoganarono le ragioni dei ‘ragazzi di Salò’. A noi basta la semplice Memoria storica e la Giustizia terrena, entrambe negate da un revisionismo di bassa lega» ha dichiarato la presidenza provinciale di Roma.

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