7 Aprile 2025
Dazi Usa: un’opportunità per sconfiggere una globalizzazione dannosa e selvaggia


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L’ economia ha le sue leggi, la politica no, eccetto quella del consenso elettorale. Due entità in conflitto, dove la seconda tenta di dominare la prima con esiti curiosi e a volte disastrosi.

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l’UE nacque con i Trattati di Roma del 1957, oltre che per evitare guerre sul proprio suolo, anche in seguito ai tracolli di immagine patiti da Francia e Regno Unito nella crisi di Suez del 1956, e dalla preoccupazione data dai carri armati sovietici a Budapest dello stesso anno; nasceva cioè dalla consapevolezza che da soli i paesi europei non avevano alcuna possibilità di resistere alle potenze mondiali che stavano dominando: gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica.

Nacque però monca, volendo conservare l’ identità dei singoli paesi e nel contempo come organismo sedicente unitario per settori non omogenei.

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Sappiamo tutti come sta andando: un gigante di argilla altamente burocratizzato rappresentato da personaggi incolori, spesso riciclati in UE dopo fallimenti politici in patria o per contentino elettorale. Un gigante di argilla, oppressivo per taluni e di manica larga con altri, sempre a mio dire per convenienza elettorale, che ha sempre monitorato i singoli paesi – alcuni più e altri meno – per evitare che fornissero sussidi alle industrie nazionali a danno delle altre e garantire così condizioni di parità nella concorrenza fra imprese dei diversi paesi europei. Dimenticandosi che invece il resto del mondo correva, che ai due blocchi – USA e Russia , se ne aggiunto un terzo.

Chi scrive ripesca i ricordi di una tarda infanzia allorquando alla Fiera Campionaria di Milano si iniziavano a vedere delegati cinesi con le macchine fotografiche che immortalavano tutto, anche l’ oggetto più banale, tra le risatine degli espositori e degli astanti. Da allora la Cina si è costruita una solida economia dapprima con l’ imitazione servile dei prodotti occidentali e poi con una propria produzione innovativa a bassissimo costo, possibile solo con una popolazione assoggettata ad una dittatura feroce. Poi si è costruita una solida rete commerciale attraverso istituzioni quali il BRICS ( Brasile, Russia, India, China, Sudafrica ), l’ ASEAN ( Association of South East Nations ), lo SCO (Shanghai Cooperation Organization ) e altre.

In Europa, madrepatria della manifattura e dell’ ingegno, si è preferito delegare al basso costo esterno la produzione e la trasformazione delle produzioni, non comprendendo che si stava innescando un’ ulteriore spirale dannosa quale la rincorsa verso il basso dei salari che, a propria volta richiamava dalle zone povere del globo ulteriore importazione di altro componente a basso costo: la manodopera non specializzata, gli schiavi del nuovo millennio. E con essi le tensioni sociali, prodotto indesiderabile della globalizzazione selvaggia, incredibilmente patrocinata e sostenuta dalla sinistra.

E siccome ad ogni azione corrisponde una reazione, appare fatale che qualcuno inizi a riportare in patria la propria manifattura, ergendo un argine di protezione alle produzioni di infima qualità e a bassissimo costo estere. Non a caso gli USA di Trump ha imposto dazi altissimi ai paesi del sudest asiatico, aspetto questo dimenticato dai media e dalla politica dominante, concentrati miopemente su quelli imposti all’ Europa delle delocalizzazioni e sulle “doverose ritorsioni di risposta” verso l’ obbiettivo, a parere di scrive, sbagliato, dimenticando la natura di eccellenza delle proprie produzioni interne, – non certo quelle di facciata, delocalizzate – che dovrebbero iniziare a recuperare, a propria volta, la propria autonomia, anche in termini di contrattazione ed affrancamento di vincoli europei.

Dazi da intendere non quale sgarbo commerciale, ma un sonoro “sveglia Europa!”, non da combattere, ma da cogliere per iniziare a ripensare l’ insostenibilità delle politiche “green” fatte con componenti cinesi “black”, delle politiche economiche sbagliate, delle posizioni di principio sull’ energia di importazione necessaria per una produzione competitiva.

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In attesa che la politica si muova, possibilmente nella direzione giusta, l’ imprenditoria italiana d’ eccellenza, quella che ha resistito alle delocalizzazioni e ai vincoli, ha già compreso il messaggio e si sta reiventando, aprendo sedi in quel di S. Marino, in un colpo solo liberandosi dalla soffocante Europa e benficiando dei dazi ridotti al solo 10%.

a cura di Stefano Sforzellini

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