La Lombardia apre ai satelliti Starlink, ma è una soluzione a tempo

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Dopo un rinvio di due giorni, il bando per la sperimentazione di reti Internet satellitari di Regione Lombardia è stato pubblicato. Un bando che, secondo le opposizioni, sarebbe stato ritagliato su misura per favorire SpaceX, società di proprietà di Elon Musk.

La società di Musk, infatti, ha un vantaggio strategico dovuto al fatto di avere una quantità di satelliti in orbita decisamente superiore rispetto ai concorrenti. Non solo: le tempistiche dettate dall’Azienda Regionale per l’Innovazione e gli Acquisti (Aria) prevedono tempi strettissimi: presentazione delle offerte entro il prossimo 25 febbraio e messa in opera in 4 mesi. Difficile, quindi, che eventuali concorrenti possano infastidire SpaceX.

La vicenda è diversa e distinta dall’ipotesi di accordo a livello nazionale da 1,5 miliardi che riguarderebbe, invece, la fornitura di connettività per enti governativi, esercito, intelligence e corpi diplomatici per un periodo di 5 anni. L’iniziativa lombarda, infatti, si inserisce nel quadro di progetti legati allo sviluppo di infrastrutture tecnologiche previste da diverse iniziative concorrenti.

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La prima è la Strategia per la Banda Ultralarga (Bul) avviata nel 2015 dal governo Renzi. Prevede lo sviluppo di «una rete in banda ultralarga sull’intero territorio nazionale per creare un’infrastruttura pubblica di telecomunicazioni coerente con gli obiettivi dell’Agenda Digitale Europea». Da un punto di vista tecnico, i requisiti parlano di connessioni che raggiungano i 30 Mbps in download.

Il secondo progetto è il piano Italia a 1GB. Qui, però, le cose si fanno complicate. Nel sito del Dipartimento per la trasformazione digitale si legge che il piano prevede di dotare di una connessione a 1 gigabit per secondo tutti i civici che «al 2026 non sarebbero stati coperti da investimenti privati in grado di garantire una velocità di connessione di 300 Mbps in download cittadini italiani». Tradotto: il governo italiano dovrebbe utilizzare 3,5 miliardi finanziati dal Pnrr per portare una connessione a 1 Gbps in tutti quei luoghi in cui simili connessioni non sarebbero portate “spontaneamente” dagli operatori commerciali.

L’urgenza è dettata dalle scadenze. Se Bul non ne prevede, Italia a 1 GB dovrebbe essere implementata entro il 2030, come definito dall’Unione europea. Visto che il governo ha scelto di utilizzare i fondi del Pnrr, però, la deadline si sposta al 30 giugno 2026. Il tutto si interseca poi con il piano Italia 5G, Scuole connesse, Sanità connessa e con il piano Collegamenti isole minori. Insomma, un pastone in cui è molto difficile capire quale sia la provenienza dei fondi, sia la scadenza per i singoli obiettivi.

Sotto un profilo tecnico, la differenza a livello di requisiti si traduce in due tipi di connessioni diverse. Per raggiungere i 30 Mbps è sufficiente la Fiber To The Cabinet (Fttc) in cui i dati viaggiano su fibra fino alla centralina e raggiungono le abitazioni tramite i tradizionali doppini in rame con tecnologia Dsl. Per arrivare a 1 Gbps, invece, è necessario scalare la Fiber To The Home (Ftth) che porta la fibra direttamente nelle abitazioni.

In Lombardia, i problemi sono legati alle aree montuose. In queste zone, infatti, la posa della fibra ha costi elevati e tempi estremamente lunghi. Questo significa che Fttc e Ftth rischiano di rimanere un’utopia, così come il 5G, che richiede comunque la cablatura in fibra fino ai ripetitori. La scelta di un sistema satellitare, in pratica, è dettata dal fatto che non richiede la posa della fibra.

La sperimentazione lombarda, quindi, non rappresenta una soluzione definitiva, ma può essere solo una misura intermedia. La connessione offerta dall’azienda di Elon Musk con Starlink garantisce al massimo una velocità di 250 Mbps (con un valore medio di 100 Mbps) e quindi sufficiente per coprire solo gli obiettivi della Strategia per la Banda Ultralarga. Siamo lontani, però, dal Gbps previsto dal piano Italia a 1Gb. Anche prendendo per buona la strategia della Regione, che considera la connessione satellitare come un “aiutino” da affiancare ad altre tecnologie, l’obiettivo resta infatti lontano. Infrastrutture come Fwa (Fixed Wireless Access) che sfrutta le onde radio, non permetterebbero di raggiungere il traguardo.

Insomma: la sperimentazione con relativo stanziamento di 6,5 milioni di euro in Lombardia sembra più che altro un modo per diminuire il gap senza mettere in campo, però, una soluzione convincente per raggiungere il più elevato obiettivo del Gbps previsto per il 2030. Nel frattempo, la toppa potrebbe trasformarsi in un’ottima occasione di business per SpaceX.



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