“La Capitale della cultura è arrivata in ogni borgo. Ora lavoriamo per il 2033”

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Pesaro, 10 gennaio 2025 – Inizia oggi Coltiva la Capitale, la tre giorni di festa di Pesaro 2024 che fino a domenica, celebrerà il passaggio di consegne con Agrigento, Capitale italiana della cultura 2025, con oltre 100 appuntamenti in più di 30 sedi (programma completo su pesaro2024.it). Oggi inaugurano alcune mostre, apre la sede temporanea dell’Ente Olivieri che accoglierà il prezioso ritorno del Contornato di Traiano (alle 17, via San Francesco 9) e si terranno le premiazioni internazionali del Biosfera Prize (piazza del Popolo, alle 18). In programma anche il dj set di Checco Tassinari by Discodiva e delle proiezione ‘di e per’ la città di ‘Mosaico 13’ di Macula (ore 21.30, Palazzo Gradari). Domani, sarà centrale la musica (con i pesaresi Stefano Ligi e Raffy, piazza del Popolo, alle 19.30 e 21.30). E poi festa all’Auditorium Scavolini (alle 15) prima di lanciarsi nella Notte bianca (gratuita) della cultura (fino alla mezzanotte).

Daniele Vimini, vicesindaco di Pesaro, lei della Capitale italiana della cultura 2024 è stato il padre: alla fine è stata la figlia che si aspettava?

“Direi di sì, il film che avevo in mente si è compiuto quasi interamente, anche perché non c’era niente di improvvisato. Soprattutto si è compiuto quel progetto di coinvolgere tutta la provincia, comune per comune. Anzi, siamo arrivati alle frazioni”.

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Quando si fa il bilancio di Pesaro 2024 si finisce sempre a parlare di quanti turisti sono passati di qua. Ma questa era appunto la capitale della cultura: qual è il metro di giudizio giusto?

“Se avessimo pensato di fare una capitale turistica non avremmo raggiunto né l’obiettivo turistico né quello culturale. Il turismo è stato sempre un obiettivo non secondario ma di riflesso. Abbiamo pensato a un programma che ponesse al centro l’identità della città e della comunità provinciale, in modo che il turista che fosse arrivato con la spinta della capitale potesse più facilmente innamorarsene anche per tornare”.

Partiamo dalle critiche: è mancato il grande evento.

“Questione di scelte. Abbiamo preferito iniziative diffuse piuttosto che eventi clamorosi. Però eventi iconici ci sono stati, come Marina Abramovic e ‘Kagami’, il concerto in realtà mista di Ryuichi Sakamoto. Teniamo conto che siamo stati una capitale sobria, cioè con un budget di 5-6 milioni di euro, altre hanno speso almeno il triplo e questo inicide. Ma nonostante questo la nostra visibilità è stata superiore. Per noi, comunque, l’evento clou è stata la cerimonia d’apertura con il presidente Mattarella di fronte a ottomila spettatori”.

Altra critica: è stata espressa una cultura poco pesarese.

“È vero il contrario. L’80% del budget è andato in produzioni locali: intendo cittadine, provinciali e regionali. Poi, ovviamente, Abramovic e Sakamoto servivano per parlare a un pubblico più ampio. E poi c’è stato il coinvolgimento dei 50 comuni della provincia ai quali ogni settimana è stata data una sorta di delega come capitale. Si vedrà ancora meglio nella cerimonia di chiusura, quando ricoinvolgeremo tutte le realtà protagoniste di quest’anno”.

Quindi ritiene che Pesaro sia riuscita davvero a raccontare all’Italia la sua essenza culturale?

“Se si intende raccontare fino all’ultimo sanpietrino direi di no. Ma non era questo l’obiettivo. Il nostro obiettivo era partire dai nostri capisaldi e portarli in una nuova dimensione, per un nuovo progetto culturale che guarda avanti”.

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Quindi quale eredità lascia Pesaro 2024?

“È stata come un incubatore culturale, una start up di nuovi progetti i cui risultati saranno duraturi anche senza il busdget di quest’anno. Mi viene in mente, solo per fare uno dei tanti esempi, la Musicoteca dei piccoli: un’idea fantastica che sta attirando scuole da tutte le Marche”.

E cosa resta ai pesaresi?

“Un grande orgoglio. L’orgoglio di chi ha ricevuto un riconoscimento nazionale per le proprie potenzialità”.

Scelga la cosa che le è piaciuta di più.

“Se proprio devo scegliere, l’inaugurazione con Mattarella: con il suo discorso dimostrò di aver capito fino in fondo il senso del nostro progetto”.

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“Forse non aver reso completamente, a livello comunicativo, la complessità di tutti i progetti”.

Come sarà la ‘tre giorni’ finale che inizia oggi?

“Saranno protagoniste oltre cento realtà che in vari modi racconteranno la loro esperienza. E che saranno la base verso il 2033”.

Ecco, ma come la mettiamo con questa candidatura? La Regione Marche sostiene l’’avversaria’ Norcia, mentre Urbino è candidata sia con Pesaro che con Norcia.

“Innanzitutto va tenuta fuori dalla politica. Poi bisogna lavorare con Urbino per la candidatura con i nomi di due città perché al momento le regole impongono un solo nome. Coinvolgeremo Fano, tutti i nostri 50 comuni ma vogliamo che insieme a noi ci siano tutte le Marche. È una sfida difficile, si alza il livello, ma noi siamo pronti”.

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