L’intervista – Di Tanno (Intergea): rischio stallo per il mercato”},{“type”:”html”,”content”:”
Il modello di agenzia può dirsi definitivamente respinto nella maggior parte dei casi o si prospettano modelli di gestione “ibrida” agenzia/concessionaria dell’attività commerciale?
Questa soluzione, finora, non sembra aver dato i risultati sperati. I tentativi effettuati hanno mostrato limiti significativi, non riuscendo a portare i vantaggi attesi. Il motivo principale è che l’esperienza percepita dal cliente si discosta notevolmente da quella progettata sulla carta, a livello teorico. Un modello che riduce o elimina il contatto diretto, la relazione e la negoziazione — componenti essenziali del ruolo del concessionario — difficilmente è efficace. Tuttavia, in altri mercati europei si stanno testando modelli di distribuzione “ibrida”, in cui l’agenzia e il concessionario coesistono. Alcuni marchi stanno sperimentando questa strada e monitoreranno i risultati per valutarne l’efficacia. D’altra parte, la risposta è data dal mercato, in cui il sovrano è sempre il cliente.
Quanto pesano le modalità di acquisizione alternative come il noleggio a lungo termine nel giro d’affari del vostro gruppo?
Il noleggio a lungo termine per il gruppo Intergea è in linea con la media di mercato e quindi incide in maniera marginale sul nostro business. Si tratta comunque di un settore stabile, che ha il vantaggio di fidelizzare la clientela, quindi rappresenta un’opportunità interessante per sviluppi futuri.
Quali strategie vi aspettate che le Case mettano in campo per fronteggiare l’abbassamento dei livelli di emissione di anidride carbonica richiesto nel 2025? E quali conseguenze potranno determinare per la vostra attività?
Dipenderà in larga misura dalla legislazione, in particolare dalla possibilità di ottenere deroghe sulle sanzioni o un’estensione della scadenza del 2035 per la produzione di veicoli termici. Chiaramente le Case hanno adattato le proprie strutture e linee produttive per allinearsi con le normative esistenti, confidando in una crescita del mercato elettrico ben più importante di quella che in realtà c’è stata. La quota dell’auto elettrica, infatti, resta limitata e non guadagna terreno, tanto che alcuni produttori stanno rivedendo i propri piani. La prospettiva è un periodo di stallo, che potrebbe durare anche a lungo se non cambieranno le norme. Da una parte potranno esserci delle “forzature” per spingere l’elettrico nei concessionari, così da bilanciare i veicoli termici ancora molto richiesti nel Sud Europa. Dall’altra, è probabile che aumenti la domanda di vetture usate, maggiormente ricercate dai clienti, in quanto alternativa più accessibile.
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