Carenza medici e infermieri nel Servizio pubblico, è allarme: «Ma il Veneto ha più personale di altre regioni»

È impietoso il quadro della sanità pubblica tracciato giovedì da Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe, in Commissione Affari Sociali della Camera, nell’ambito dell’«Indagine conoscitiva in materia di riordino delle professioni sanitarie». Negli ultimi 11 anni il Sistema sanitario nazionale ha perso, solo per il personale, 28,1 miliardi a causa dei continui tagli imposti da governi di ogni «colore». Risultato: sempre più professionisti del settore abbandonano il servizio pubblico, perché demotivati e frustrati per la mancanza di prospettive di carriera e retribuzioni inadeguate, sfiancati da turni e carichi di lavoro sempre più pesanti e preoccupati dall’escalation di aggressioni fisiche e verbali (l’ultima in Veneto nella notte tra il 2 e il 3 gennaio all’ospedale di Abano Terme, dove un ubriaco ha ferito con calci e pugni un operatore sanitario, una guardia giurata e un carabiniere).

I numeri della carenza

Una crisi evidenziata dalla carenza di medici (almeno quattromila nel Veneto) e infermieri (secondo i sindacati ne mancano tremila) e che quindi si riflette inevitabilmente sui cittadini, costretti a lunghe liste d’attesa, a pellegrinaggi tra ambulatori e ospedali e, se non ce l’hanno, ad attendere mesi l’assegnazione di un medico di famiglia «permanente». Eppure secondo la Fondazione Gimbe, che ha elaborato i dati del ministero della Salute, il Veneto è messo meglio rispetto alle altre regioni: conta 13,1 unità di personale dipendente del Sistema sanitario nazionale ogni mille abitanti contro una media nazionale di 11,6. La spesa pro capite per il personale dipendente nel 2023 è stata di 662 euro, leggermente inferiore alla media nazionale di 672 euro. Scendendo nel dettaglio, nella regione lavorano 5,89 infermieri per mille abitanti contro una media italiana del 5,06 per mille, ma lontano dai 10 della media Ocse. Il primato del Veneto crolla però al segno negativo sul fronte dei medici: 1,84 ogni mille abitanti, rispetto alla media nazionale di 2,11. Se però le due categorie vengono considerate insieme, il rapporto infermieri/medici, sottolinea sempre la Fondazione Gimbe, è pari a 3,19 per mille, sopra la media nazionale di 2,4. Non sono disponibili le medie del resto dei dipendenti del servizio pubblico, come Oss, tecnici, biologi, ostetriche, farmacisti.

Il sindacato: «Nel 2029 mancheranno almeno tremila infermieri»

Ma c’è poco da festeggiare. «Il personale della sanità pubblica vive una crisi senza precedenti — ha scandito Cartabellotta a Montecitorio — causata da errori di programmazione e definanziamenti, alla base della disaffezione dei professionisti. Senza un adeguato rilancio delle politiche per i dipendenti l’offerta dei servizi ospedalieri e territoriali sarà sempre più inadeguata rispetto ai bisogni delle persone, rendendo impossibile garantire il diritto alla salute». Grido d’allarme condiviso dal Nursind, sindacato degli infermieri, che con il segretario di Vicenza, Andrea Gregori, avverte: «In Veneto si registra un dato allarmante in merito alla carenza di infermieri stimata da qui al 2029. Nella migliore delle ipotesi si prevede una mancanza di tremila unità, nella peggiore di 8.000/9.000. Se i dati saranno confermati, nei prossimi quattro anni si rischia la chiusura di almeno tre ospedali spoke, con 350 posti letto ciascuno».

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