Regista e protagonisti di La valanga azzurra, il documentario su RaiPLay
Dopo il passaggio in prima visione tv di lunedì 30 dicembre su Rai 3 grazie a Rai Documentari, è disponibile su RaiPlay La valanga azzurra di Giovanni Veronesi.
Non importa se negli anni 70 non c’eravate. E neppure se, al contrario del regista toscano, non volavate sugli sci, da ragazzini. La valanga azzurra è il documentario da guardare. Anche se non siete sportivi. Basta che amiate i bei racconti di belle vite. Firmati da uno che, come Veronesi, è riuscito a filmare i propri miti. La valanga azzurra è da vedere perché è un bellissimo docufilm. Forse il più bel film del regista toscano, fratello dello scrittore Sandro.
Marzo 1974. Piero Gros, vincitore della Coppa del Mondo, è portato in trionfo dai compagni Gustavo Thoeni ed Erwin Stricker
LA VALANGA AZZURRA: TRAMA E CAST del film su RaiPlay
Negli anni Settanta la nazionale maschile di sci italiana guidata dai campioni Gustavo Thöni, Piero Gros, Paolo De Chiesa e allenata da Oreste Peccedi, al quale è dedicato il film, entra nel mito collettivo. Quel gruppo formidabile di atleti, in un’epoca di crisi temporanea del calcio nostrano, diventò perfino più amata e popolare dello “sport nazionale”… Giovanni Veronesi ripercorre imprese, vita, genio sportivo, fatica e umiltà della squadra. Attraverso materiale d’archivio, interviste ai protagonisti e… umorismo. Quando quasi ogni gara metteva a rischio la vita degli atleti, senza protezioni, senza caschi…
Val d’Isere (Francia) il “mitico braccio di ferro” fra Gustavo Thoeni e Piero Gros.
Sciare coi capelli al vento e senza occhiali
Piero Gros sciava perfino a capo completamente scoperto e senza occhiali, la chioma da rockstar danzava a ogni curva: «Curvava a sinistra e i capelli andavano a destra. Poi curvava a destra e andavano a sinistra. Era proprio bello da vedere…», osserva Veronesi nel film.
LA VALANGA AZZURRA: IL TRAILER DEL DOCUMENTARIO DI GIOVANNI VERONESI
LA VALANGA AZZURRA, RECENSIONE: Riuscire a dare DEL TU AI PROPRI MITI
Giovanni Veronesi, autore di tante commedie popolari (da Manuale d’amore a Moschettieri del Re), realizza il suo primo documentario. La valanga azzurra parte da una nota autobiografica del regista che si autodefinisce “sciatore fallito…”. Da ragazzino Veronesi faceva parte dell’agonistica giovanile dello Sci Club di Prato, una brutta caduta ha messo fine alla sua carriera sportiva. «Mia madre gridò un “Bastaaaa!!” così perentorio che smise di sciare perfino mio fratello Sandro…». Insieme al giornalista sportivo e scrittore Lorenzo Fabiano ripercorre la genesi del nomignolo “valanga azzurra” (dato dalla redazione del Corriere della Sera, poi reso popolare da un titolo a tutta pagina sulla Gazzetta dello Sport). Intervisterà i protagonisti del tempo. Ne ripercorrerà imprese, vittorie, imprinting allo “sci moderno” (il passo di spinta di Thöni, la sua rivalità con Gros come Beatles e Rolling Stones).
Il regista conserverà l’umorismo toscano che lo contraddistingue: «Come fare parlare Thöni notoriamente schivo? Facendolo bere…». Riesce così nell’impresa di “dare del tu” ai suoi miti. Curioso che, dopo avere abbandonato uno sport in cui anche se si appartiene a una squadra la performance individuale è tutto, Veronesi abbia scelto un mestiere e un’arte in cui quasi tutto è performance di squadra…
Il documentario è forse – insieme a L’ultima ruota del carro – il migliore e più sentito film del regista toscano. L’unica battuta infelice del film: quando il cane del regista abbaia alla porta (all’arrivo di Lorenzo Fabiano) e Veronesi gli dice «zitto, zitto, stai buono, non è un critico cinematografico!».
Gustavo Thoni e Giovanni veronesi
Gustavo Thöni, Piero Gros e Paolo De Chiesa: le parole dei campioni
Gustavo Thöni (3 ori ai mondiali, 4 coppe del mondo, 5 coppe del mondo di specialità, 1 oro e 2 argenti alle Olimpiadi): «Tra me e Piero c’era sicuramente rivalità, ognuno cercava di essere più veloce dell’altro. Ci ha aiutato a crescere e migliorare. La rivalità – anche in allenamento – è sempre stata un grande stimolo per entrambi! Si cerca sempre di essere sempre davanti all’altro…».
Veronesi con Piero Gros
Piero Gros (1 oro alle Olimpiadi, 1 argento e 1 bronzo ai mondiali, 1 coppa del mondo e 1 coppa del mondo di specialità): «Io e Gustavo abbiamo avuto la fortuna di cominciare a sciare ad alti livelli a 18/19 anni. Credo che una volta lo sport fosse basato molto di più sul talento. Oggi è molto più sulla prestazione fisica. E a 18 anni non puoi ancora, se rispetti tutte le regole, avere il fisico che avrai a 25… Ho vinto tanto e poco, anche cose importanti, ma soprattutto ho avuto la fortuna di vivere quell’era incredibile della squadra italiana. Vestire la maglia azzurra è sempre un grande privilegio. […] Dicevano che io e Gustavo eravamo come Beatles e Rolling Stones: io avrei voluto avere un po’ dei suoi Beatles (ride, nda)!».
Paolo De Chiesa e Veronesi
Paolo De Chiesa (1 oro agli Europei Juniores, 12 podi in Coppa del mondo, 3 argenti e 1 bronzo ai campionati italiani): «Gustavo e Piero sono l’emblema della “valanga azzurra”. Poi siamo arrivati noi, ma è solo grazie a loro due se siamo diventati bravi anche se non dei veri fuoriclasse come loro. Abbiamo vissuto questa epopea, un momento magico dello sci. I tempi sono cambiati ma sarebbe bello poter ritrovare oggi quello spirito di squadra anche in uno sport individuale come il nostro».
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