VENEZUELA, elezioni presidenziali. Maduro ha giurato: è il suo terzo mandato da presidente

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Caracas, 10 Gennaio 2025 – La vittoria alle elezioni presidenziali è stata certificata dal Consiglio nazionale elettorale senza che tuttavia siano stati diffusi i dati disaggregati, quindi verificabili, del risultato emerso dalle urne. Nicolás Maduro ha giurato per l’ennesimo mandato (durerà dal 2025 al 2031), la cerimonia ha avuto luogo all’Assemblea nazionale venezolana, dove egli ha giurato nelle mani del presidente del parlamento Jorge Rodriguez.

AL POTERE SENZA I «GRINGOS»

Nel discorso di insediamento, Maduro ha assicurato che il suo potere è diretta emanazione del popolo e che non deve la sua nomina a un governo straniero, tantomeno quello degli Stati Uniti d’America, che ha definito dispregiativamente come «governo gringo», aggiungendo di non essere stato collocato al potere «da Washington o da Stati pro imperialisti della destra latinoamericana», poiché «vengo dal popolo». Ma le opposizioni al consolidato sistema di potere bolivariano, sulla base dello scrutinio effettuato dai vari rappresentanti di lista presenti in quasi tutti i seggi elettorali, rivendicano invece la vittoria di Edmundo Gonzalez Urrutia, che asseriscono abbia ottenuto un ampio margine di vantaggio su Maduro. L’ex diplomatico, in esilio da settembre in Spagna ha promesso di fare rientro in venezuela allo scopo di dare vita al suo governo.

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LA CERIMONIA DI GIURAMENTO

La cerimonia di giurmento a Caracas si è svolta all’indomani delle manifestazioni che si sono svolte sia in Venezuela che in diverse città del mondo in sostegno della causa di Gonzalez Urrutia. La leader delle opposizioni, e potenziale vice presidente Maria Corina Machado ha guidato il corteo organizzato in un municipio della capitale, tornando a mostrarsi in pubblico dopo quasi cinque mesi di clandestinità. Al termine del comizio, il comitato Comando con Venezuela ha però denunciato il sequestro della ex parlamentare, che sarebbe stata fatta cadere dalla moto sulla quale si trovava mentre abbandonava la piazza, ma poco dopo la stessa Machado ha reso noto il suo rilascio, riservandosi di fornire ulteriori dettagli sull’accaduto in un successivo momento.

SANZIONI EUROPEE A CARACAS

L’Unione europea ha deciso di imporre un nuovo pacchetto di sanzioni nei confronti di quindici persone accusate di minare la democrazia, lo stato di diritto o violare i diritti umani in Venezuela, lo ha reso noto l’Alto rappresentante per gli Affari esteri e la Politica di sicurezza, Kaja Kallas. «Obiettivo delle sanzioni è sostenere una soluzione negoziata e democratica della crisi – ha ella dichiarato al riguardo – e l’Unione europea non ha adottato alcuna misura che possa danneggiare il popolo venezuelano o l’economia. La responsabilità di porre fine alla crisi in Venezuela spetta alle sue autorità. L’inversione delle sanzioni dell’Ue dipenderà da progressi tangibili nel campo dei diritti umani e dello Stato di diritto in Venezuela, insieme a passi significativi verso un dialogo autentico e una transizione democratica.

BUCHI NERI SUL VOTO VENEZUELANO

«L’Unione europea è solidale con il popolo venezuelano – ha quindi proseguito -, che ha votato per un cambiamento democratico sostenendo Edmundo Gonzalez Urrutia con una maggioranza significativa. Poiché le autorità si sono rifiutate di pubblicare le registrazioni ufficiali dei seggi elettorali, i risultati annunciati non sono stati verificati e non possono essere riconosciuti come rappresentativi della volontà popolare. Le autorità venezuelane hanno perso un’occasione fondamentale per rispettare la volontà popolare e assicurare una transizione democratica trasparente con garanzie per tutti. Maduro non ha quindi la legittimità di un presidente democraticamente eletto». Solidarietà al popolo venezuelano, unitamente al deciso rifiuto di forme di autoritarismo e dittatura, è stata espressa da alcuni parlamentari italiani.

LA SOLIDARIETÀ DEI PARLAMENTARI ITALIANI

In particolare, l’Onorevole Fabio Porta, eletto in Sud America e membro della Commissione Affari esteri della Camera, nella giornata di ieri, in previsione della cerimonia di giuramento a Caracas, aveva dichiarato che «dopo un’elezione palesemente fraudolenta, come certificato da organizzazioni internazionali imparziali e senza che il governo venezuelano abbia mai presentato la relativa documentazione così come chiedeva a gran voce la comunità internazionale, domani il dittatore Nicolás Maduro proverà a dare vita all’ennesima farsa, autoproclamandosi presidente in assenza dei requisiti minimi che sarebbero richiesti ad un presidente eletto in un paese democratico. Il popolo venezuelano e la coraggiosa opposizione al regime di Maduro meritano non soltanto la nostra solidarietà ma anche la parallela forte richiesta di ripristino dello stato di diritto, a partire dall’immediato rilascio dei prigionieri politici, tra i quali anche alcuni con cittadinanza italiana. Anche l’Italia deve continuare a mostrarsi vicina al Venezuela e al suo popolo con la stessa unità di intenti che in Sud America vede governi di segno politico diverso denunciare l’illegittimità delle ultime elezioni e di conseguenza della conferma di un regime illiberale e autoritario».

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LA CASA BIANCA CONTRO MADURO

Al medesimo riguardo, dalla Casa Bianca John Kirby ha dichiarato che «Nicolás Maduro ha dimostrato ancora una volta la sua totale mancanza di rispetto per le norme democratiche. Egli ha poi rammentato come il Presidente Joe Biden abbia incontrato lunedì scorso a Washington il leader dell’opposizione Gonzalez Urrutia, definito mediante con l’appellativo di «presidente eletto». Kirby ha quindi aggiunto che «la volontà espressa dal popolo venezuelano alle elezioni deve essere rispettata: abbiamo dato ogni opportunità a Maduro per ripristinare la democrazia nel Paese, ma non ha voluto farlo, dunque oggi abbiamo preso la nostra decisione», riferendosi egli alle sanzioni annunciate oggi dal Tesoro e dal Dipartimento di Stato delle quali saranno oggetto diversi funzionari militari e di governo del Venezuela.

TAGLIE DI WASHINGTON SU MADURO E I VERTICI BOLIVARIANI

Gli Stati Uniti hanno posto una taglia di venticinque milioni di dollari in cambio di eventuali informazioni che possano portare all’arresto o alla condanna del presidente venezuelano Nicolás Maduro e del ministro degli Interni Diosdado Cabello. Lo ha annunciato il segretario di Stato Antony Blinken, che ha aggiunto che il suo Dipartimento ha offerto anche «una nuova ricompensa di quindici milioni di dollari» a fronte di informazioni in grado di portare all’arresto del ministro della Difesa venezuelano Vladimir Padrino. Le autorità di Washington hanno per altro incluso ulteriori funzionari del governo di Caracas alla lista delle persone per le quali è stata vietata l’emissione di visti di ingresso negli Stati Uniti d’America.



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