Ires premiale direzione giusta. Ora va favorita l’innovazione

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L’Ires premiale va bene, ma per sfuggire alla crisi serve ben altro: «Il governo – spiega Laura Rocchitelli, presidente e amministratore delegato di Rold, una mini potenza nel comparto della componentistica per lavatrici e frigoriferi – dovrebbe spingere sul pedale dell’innovazione e della ricerca. Invece, sembra che non si distingua fra chi scommette sul cambiamento e chi non investe un centesimo per migliorare». Rold ha allungato il passo con due mosse in sequenza: nel 2016 l’azienda di Nerviano, nell’Alto Milanese, apre un laboratorio, poi nel 2022 c’è lo sbarco, temerario, al Mind, il distretto per l’innovazione nato dalle ceneri dell’Expo ai bordi di Milano. «Abbiano combattuto una battaglia difficile per la sopravvivenza, perché se non ti adegui agli standard della sostenibilità, se non sali nella qualità, se non sai interpretare le richieste di clienti che sono brand internazionali, in breve sei espulso dalla filiera, non sopravvivi e finisci fuori dal campo»

I rimedi che arrivano da Roma? «C’è l’Ires premiale, ma non è sufficiente. Ci sono poi gli incentivi di Industria 5.0 ma sono tortuosi e macchinosi. Non è questa la strada giusta».

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A maggior ragione in tempo di crisi. Crisi ripetute. Il temporale , quasi una tempesta, era arrivato a Nerviano, nel 2022. «Quello- racconta Rocchitelli – è stato un anno difficile. All’improvviso i costi dell’energia sono lievitati, anche del 40 per cento, e noi siamo un’azienda energivora. Come non bastasse, sono aumentate pure le materie prime. Abbiamo dovuto vaccinarci».

Oggi ci risiamo. Il 2025 si annuncia non facile. «Ci sono nuvole all’orizzonte, si notano segnali di contrazione dei mercati, il prezzo dei metalli risale e l’energia costa di più. Ma per fortuna – spiega la leader di un’azienda che fattura 48 milioni e dà lavoro a 240 persone – siamo lontani dai picchi devastanti di tre anni fa. E poi abbiamo imparato; allora avevamo dovuto rivedere in corsa budget e progetti,

ma poi abbiamo preso le nostre contromisure. Anzitutto, abbiamo stipulato contratti con i fornitori di energia che hanno una parte fissa; quel fisso ci salvaguarda da oscillazioni che potrebbero essere pericolose come scosse telluriche». Non basta: «Con i nostri clienti, spesso multinazionali blasonate, abbiamo messo a punto meccanismi di indicizzazione dei prezzi: se i materiali vanno su, noi ci muoviamo di conseguenza, se scendono calano i nostri profitti».

Meccanismi di compensazione. «Sono ottimista per mentalità – spiega l’imprenditrice cinquantasettenne che con i fratelli Massimo e Stefano guida l’azienda fondata dai genitori nel 1963 – ma la mia positività nasce dalle relazioni, dalla valorizzazione delle persone che faticano per noi, dal desiderio di guardare sempre in avanti». Possono sembrare belle parole da spendere in qualche convegno e invece sono le linee guida che hanno segnato lo sviluppo di questa realtà: «In fondo non abbiamo grandi numeri e avremmo potuto rimanere dentro la nostra bolla, una sorta di comfort zone. Invece, nel 2016 abbiamo scommesso e compiuto il grande passo: abbiamo aperto un laboratorio per l’innovazione, e nel 2022 siamo sbarcati al Mind e abbiamo dato vita ad un’academy per la formazione. Oggi abbiamo sette ingegneri che ricercano; uno, ad esempio, sta svolgendo un dottorato sull’intelligenza artificiale applicata ai frigoriferi».

Qualcuno obietterà: la crisi che attanaglia il sistema industriale è fatta di numeri aridi, di conti che non tornano, di certezze, come quelle che arrivavano dal modello tedesco, ormai in crisi. «Non voglio generalizzare – spiega Rocchitelli, ex presidente dei Meccatronici di Assolombarda – ma devo sottolineare questi passaggi, compiuti in solitudine. Ci siamo contaminati con le università, siamo diventati molto più interessanti per i clienti cui non sfuggono i nostri sforzi, diventiamo sempre più attrattivi per i giovani che vogliono lavorare in ambienti stimolanti, che facciano fiorire le loro competenze e talenti.

Insomma – è la critica di Rocchitelli – ci vuole una visione d’insieme che spesso non vedo nella pubblica amministrazione e nello Stato».

È un circolo virtuoso che tiene insieme la spinta verso la modernizzazione, la qualità delle ore passate al desk, la sensibilità nel personalizzare soluzioni che possano ingolosire colossi come Bosch o Miele. «Se vuoi una quota di energia pulita – aggiunge lei – allora prendi la strada delle rinnovabili, ma sai che costeranno di più. Ecco, lo Stato potrebbe incentivare chi cerca di migliorare e invece a volte mi sembra che che tutto sia uguale».

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Siamo lontani ma anche repentinamente vicini al mondo dei pionieri: «Papà Onofrio, rimasto orfano di madre a 16 mesi, fu affidato alle zie a Mazzo di Rho. A due passi dal Mind». Dove il futuro ha abbracciato l’inizio di questa storia.



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