Un bicchiere di vino fa bene o male nella dieta della longevità?

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di Valter Longo

Non focalizziamoci sugli studi che legano l’alcol a una singola malattia, meglio verificare col medico quali familiarità abbiamo

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I centenari di Liguria, Campania, Sardegna e Calabria nel corso degli anni mi hanno raccontato tante storie di guerra, campi di concentramento, periodi di fame e momenti di gioia; ma hanno quasi sempre anche colto l’occasione per sottolineare il ruolo di «un buon bicchiere di vino» nella loro dieta della longevità. Cosa dice la scienza sul ruolo del vino e altri tipi di alcol sulla salute e l’aspettativa di vita? 

Durante una lezione che stavo svolgendo insieme a due esperte di epidemiologia dell’invecchiamento, quando ho menzionato agli studenti che un consumo moderato di alcol non aveva in media un effetto negativo sulla salute, le colleghe americane hanno protestato contro la mia visione mediterranea antiquata dello stile di vita della longevità, dicendo agli studenti che «le cose erano cambiate» e che l’alcol ora è un veleno che va completamente evitato. In effetti, ad una recente cena a Boston in un ristorante italiano, tra un bicchiere di Brunello e l’altro, alcuni luminari dell’epidemiologia della salute della Harvard School of Public Health si sono trovati d’accordo con le mie colleghe, sottolineando che il rischio di alcune malattie aumenta anche solo con un consumo basso di alcol. 




















































Tuttavia, nella mia lezione agli studenti, non mi basavo sulle mie abitudini liguri di pranzi e cene accompagnate da Barbera e Vermentino, ma sulle meta-analisi, ovvero sugli studi che raggruppano e analizzano molte pubblicazioni sul consumo di alcol in rapporto alle malattie. Mi basavo anche, in piccola parte, proprio sulla consistente presenza del vino nella dieta dei centenari. 

Ma chi aveva ragione? Io e le mie meta-analisi o alcuni tra i massimi esperti al mondo di epidemiologia? In effetti, nessuno sbagliava dal momento che le strategie per vivere a lungo e in salute sono più complesse di quanto si pensi. 

In uno studio appena pubblicato sulla rivista European Heart Journal, Ramon Estruch e un gruppo di colleghi dell’Università di Barcellona concludono che il consumo tra i 3 e i 35 bicchieri di vino al mese è associato a una forte riduzione del rischio di malattie cardiovascolari. Dall’altro lato, una recente analisi di ben 106 studi ha confermato che un moderato consumo di alcol è associato a un aumento del rischio di cancro a esofago, laringe, colon retto e mammella. Ma lo stesso studio ha concluso anche che un basso consumo di alcol (ad esempio, qualche bicchiere di vino a settimana) non aumenta il rischio di cancro in generale. Proprio perché questi risultati focalizzati su alcune malattie vanno in direzioni opposte, forse gli studi più importanti sono quelli che si concentrano sull’aspettativa di vita, che indicano come il consumo fino al massimo di un bicchiere di vino al giorno sia associato a una vita leggermente più lunga. 

Quindi è importante non focalizzarsi solamente sull’effetto che l’alcol ha su una particolare malattia, a meno che non sia proprio quella malattia a essere la minaccia principale per una persona. Per esempio, in un individuo con un elevato rischio di infarto un consumo moderato di vino rosso (un bicchiere al giorno) potrebbe essere consigliabile, a meno che la stessa persona non abbia familiarità per tumore alla mammella o al colon retto. In questo caso, insieme a un medico epidemiologo o al team sanitario della mia fondazione, andrebbero presi in considerazione gli studi esistenti su questi casi per capire se sia consigliabile eliminare completamente l’alcol dalla dieta o se sia sufficiente limitarne il consumo. 

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11 gennaio 2025

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