
Spopolamento, declino demografico, servizi pubblici carenti e un profondo senso di disuguaglianza. É questo il quadro che emerge dall’indagine “Il futuro di chi?”, realizzata dall’Istituto Demopolis per la Fondazione Con il Sud. Un documento che si propone di analizzare le percezioni dell’opinione pubblica italiana – con particolare attenzione ai cittadini del Mezzogiorno – rispetto alle emergenze sociali, economiche e territoriali. L’indagine si basa su un campione rappresentativo di oltre 4mila persone e rientra tra le attività periodiche della Fondazione, che promuove da quasi 20 anni l’inclusione sociale e lo sviluppo sostenibile del Sud Italia.
Secondo il sondaggio, per oltre l’80% degli italiani il ritardo del Mezzogiorno frena lo sviluppo dell’intero Paese, mentre il 92% delle cittadine e dei cittadini meridionali parla apertamente di un vero e proprio “divario di cittadinanza” rispetto al Centro-Nord.
E se il Pil del Sud è cresciuto più che al Centro-Nord nell’ultimo biennio, la qualità della vita non è migliorata. Una fotografia che restituisce un’Italia spaccata, ma anche una richiesta chiara e urgente: affrontare le sfide del Sud insieme, attraverso la collaborazione tra istituzioni, privato sociale, cittadini e imprese.
Spopolamento, carenza di servizi e disuguaglianze: un Sud che si svuota e chiede risposte
Il primo allarme è demografico: 6 italiani su 10 (e quasi 7 su 10 al Sud) ritengono che oggi lo spopolamento sia un’emergenza da affrontare con la massima priorità. Preoccupa soprattutto il fenomeno nelle aree interne, dove il calo di popolazione si accompagna alla riduzione dei servizi essenziali.
Le proiezioni non aiutano l’ottimismo: secondo gli scenari medi, entro il 2080 il Mezzogiorno potrebbe perdere 8 milioni di abitanti, a fronte dei 5,2 milioni previsti per il Centro-Nord. Un’emorragia che colpirà soprattutto le fasce più giovani.
A questo si somma un divario crescente nella qualità della vita. La soddisfazione per i servizi pubblici, in una sorta di “pagella” nazionale, vede il Nord con il 67% di giudizi positivi, il Centro al 54% e il Sud fanalino di coda con appena il 40%. Non si tratta solo di percezioni: dietro ci sono ospedali meno accessibili, trasporti carenti, scuole con meno risorse. Il 75% degli italiani ritiene che non sia possibile generare sviluppo economico senza prima affrontare le emergenze sociali.
Al Sud, le priorità indicate dai cittadini sono chiare: migliorare la sanità e i servizi sociali (73%), creare opportunità di lavoro per i giovani (66%), rafforzare i servizi per anziani e bambini (51%) e valorizzare l’ambiente (51%).
Il ruolo decisivo del Terzo settore: fiducia, coesione, sviluppo
In questo quadro difficile, il Terzo settore si conferma una colonna portante del tessuto sociale. Il 61% degli italiani riconosce l’importanza dell’azione delle organizzazioni non profit nel promuovere coesione e sviluppo, percentuale che sale al 70% tra chi opera nelle istituzioni pubbliche. Le fondazioni, le associazioni e il volontariato sono visti come soggetti capaci di intercettare i bisogni sociali emergenti e di rispondere in modo concreto e innovativo.
Le istituzioni pubbliche riconoscono al Terzo settore tre principali meriti: la capacità di ascolto e risposta (59%), le buone pratiche di gestione (45%) e la spinta al cambiamento sociale (41%). C’è anche chi guarda al non profit come a un laboratorio da cui prendere esempio: per il 28% degli intervistati, le esperienze maturate nel Terzo settore dovrebbero ispirare anche il welfare pubblico.
Un nuovo piano per il Mezzogiorno: rigenerazione condivisa per il triennio 2025-2027
L’indagine “Il futuro di chi?” è stata presentata il 6 marzo durante l’evento “Visioni con il Sud: l’orizzonte da costruire insieme”, tenutosi al Cinema Barberini di Roma, insieme al documento programmatico triennale della Fondazione Con il Sud. Il volume, frutto di un anno di ascolto e confronto con partner pubblici e privati, enti del Terzo settore, fondazioni bancarie e centri di servizio per il volontariato, orienterà le azioni future dell’ente per rafforzare la coesione sociale nelle aree meridionali.
L’obiettivo strategico è quello di contrastare lo spopolamento e rilanciare i processi di rigenerazione del Sud, ampliando la rete dei beneficiari e dei partner coinvolti, e promuovendo una cultura della collaborazione tra tutti gli attori del territorio.
Nel testo si riconosce che, dal 2006 a oggi, il Sud ha perso quasi un milione di residenti. Un cambiamento profondo che riflette fragilità strutturali e un tessuto sociale sempre più rarefatto. Le disuguaglianze si traducono in scarsa occupazione femminile, disoccupazione giovanile, povertà e carenza di servizi essenziali. La Fondazione intende rafforzare il proprio ruolo nel dare risposte a queste criticità.
Ma il documento evidenzia anche un dato incoraggiante: il rafforzamento progressivo del Terzo settore, capace di restituire senso all’abitare, rigenerare spazi e beni comuni – dai terreni abbandonati ai beni confiscati – e portare avanti battaglie di cittadinanza. Per il futuro, tra le priorità evidenziate nel report e condivise con gli attori del territorio, ci sono: stimolare la collaborazione pubblico-privato sociale (64%), valorizzare le buone pratiche emerse (58%) e sostenere la vocazione imprenditoriale del non profit.
Scarica l’indagine “Il futuro di chi?”
Vai al documento programmatico triennale
di Monica sozzi
Copertina: 123rf
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link