
Negli ultimi anni, il tema della sovranità digitale europea è diventato centrale nel dibattito politico ed economico dell’Unione Europea. In un mondo sempre più interconnesso, la dipendenza dalle tecnologie fornite da grandi aziende extraeuropee – in particolare statunitensi e cinesi – rappresenta una vulnerabilità strategica per i paesi membri.
L’Europa si trova oggi a un bivio: continuare a essere un consumatore passivo di soluzioni digitali sviluppate altrove o investire in modo deciso per costruire una propria autonomia tecnologica. È in questo contesto che nasce e prende forza il movimento EuroStack, con il supporto di circa 100 realtà, che si candidano a guidare un nuovo Rinascimento digitale europeo.
EuroStack: un’alleanza per l’autonomia digitale
Il movimento EuroStack, fondato da Francesca Bria, esperta di innovazione e sostenibilità, rappresenta oggi una delle iniziative più concrete e ambiziose per affermare una visione europea dell’economia digitale.
L’obiettivo dell’iniziativa, supportata da una coalizione trasversale nel Parlamento Europeo e da varie organizzazioni e istituzioni accademiche, è ridurre la dipendenza tecnologica da altre nazioni e promuovere l’autonomia strategica attraverso l’uso di tecnologie avanzate come l’intelligenza artificiale, il cloud sovrano, il supercalcolo verde e i dati comuni
Un ecosistema digitale europeo che rispecchi i valori democratici, le ambizioni economiche e gli impegni ambientali dell’Europa,
Le proposte concrete per la sovranità digitale europea
Il 14 marzo, EuroStack ha inviato una lettera aperta “European Industry Calls for Strong Commitment to Sovereign Digital Infrastructure” indirizzata alla Presidente dell’Unione Europea Ursula von der Leyen per chiedere un cambio di passo deciso nella politica tecnologica dell’UE.
Secondo Cristina Caffarra, economista e co-promotrice del movimento, “la regolamentazione non funziona, è un’illusione ottica. L’Europa deve cambiare passo”. Il riferimento è alle normative europee come il Digital Markets Act e il Digital Services Act, che, pur essendo strumenti importanti per contenere l’abuso di posizione dominante da parte delle Big Tech, non sono sufficienti a costruire un’alternativa europea credibile.
EuroStack propone invece una strategia industriale europea incentrata su pochi obiettivi selezionati e realizzabili, capace di superare le barriere strutturali che frenano l’innovazione nel continente: frammentazione del mercato, eccesso di burocrazia, carenza di capitali di rischio e mancanza di interoperabilità tra gli stati membri.
Buy Europe e le strategie per l’innovazione sovrana
Tra le proposte più concrete avanzate dal movimento vi è l’adozione di una politica di “Buy Europe”, simile al “Buy American Act” adottato dagli Stati Uniti, che prevede la priorità per soluzioni tecnologiche europee negli appalti pubblici. Questo meccanismo avrebbe un duplice effetto: da un lato, stimolerebbe la domanda per prodotti digitali europei, incentivando la nascita e la crescita di nuove imprese; dall’altro, aumenterebbe la sicurezza e la resilienza delle infrastrutture digitali del continente.
A ciò si aggiunge la richiesta di creare un ecosistema favorevole all’innovazione, che includa incentivi fiscali per le startup deep-tech, investimenti mirati in ricerca e sviluppo, e una semplificazione normativa che permetta alle imprese di crescere rapidamente senza ostacoli burocratici.
In particolare, EuroStack sostiene la creazione di campioni europei in settori strategici come il cloud, i semiconduttori, l’intelligenza artificiale, la cybersicurezza e le telecomunicazioni, puntando su partnership pubblico-private e sinergie tra stati membri.
La lettera alla Commissione Europea
Nella lettera viene richiesto alla Commissione di costituire e convocare urgentemente gruppi di lavoro con l’industria per trasformare la sua ambizione di sovranità tecnologica in azioni concrete.
Con lo scopo di raggiungere immediatamente i seguenti obiettivi:
Creare la domanda
L’industria investirà se ci sono prospettive di domanda adeguate. Il business case per l’investimento deve essere supportato da obblighi di approvvigionamento chiari, oggettivi e forti, con un requisito formale per il settore pubblico di “acquistare europeo“, ovvero di procurarsi le proprie necessità tecnologiche da soluzioni progettate e realizzate dall’Europa (pur riconoscendo che queste possono coinvolgere ecosistemi e catene di fornitura complesse). Il settore privato ha bisogno di incentivi adeguati per indirizzare una parte della propria domanda verso fornitori europei che consentano soluzioni sovrane. Dare priorità alle aree in cui l’Europa può già fornire soluzioni sarà fondamentale per spostare rapidamente le risorse verso i fornitori europei, creando valore e mercato in un circolo virtuoso. L’obiettivo non è escludere gli attori non europei, ma creare uno spazio in cui i fornitori europei possano legittimamente competere (e giustificare gli investimenti).
Sostenere un approccio di “pooling e federazione” e standard industriali comuni
Creare un’offerta realizzabile supportando un approccio di “pooling e federazione” e standard industriali comuni in grado di fornire alternative europee su larga scala, lavorando a stretto contatto con l’industria per mettere virtualmente in comune e sfruttare risorse e soluzioni disperse esistenti in aree chiave in offerte coerenti, in rete, accessibili e disponibili in commercio. Ciò significa lavorare di nuovo con l’industria per inventariare rapidamente le risorse, supportare soluzioni open source e interoperabilità (sia tecnicamente che commercialmente), aggregare le risorse esistenti “best of breed”, supportare l’onboarding con piattaforme di integrazione e basse barriere di conformità, soddisfacendo al contempo gli imperativi di localizzazione e sicurezza. La priorità deve essere data ai progetti che affrontano esigenze infrastrutturali di base, come autonomia hardware e cloud e piattaforme sovrane. Con le aziende non europee che estraggono valore e concentrano il potere attraverso tecnologie proprietarie, “l’apertura” (scienza aperta, standard, dati) dovrebbe essere un pilastro della strategia sovrana digitale dell’Europa.
Priorità ai servizi con forti prospettive di adozione
Dare priorità ai servizi con forti prospettive di adozione, soddisfacendo esigenze reali come il raggiungimento degli obiettivi di sicurezza informatica. Lavorando con l’industria, selezionare gli interventi e misurare i risultati in termini di risultati aziendali. I driver aziendali (BD), i fattori critici di successo (CSF) e gli indicatori chiave di prestazione (KPI) devono essere definiti per ogni progetto finanziato, in base all’impatto sul mercato. I partecipanti ai progetti finanziati devono essere selezionati in base alla loro capacità di contribuire con risorse, alla volontà di condividerle in un modello federato e all’impegno a essere ricompensati in base a risultati di mercato misurabili.
Sviluppo di requisiti armonizzati
Sviluppare requisiti armonizzati (ad esempio uno schema di certificazione) affinché gli utenti di cloud pubblici/privati optino (su base volontaria) per servizi cloud sovrani per i loro dati sensibili. Per l’adozione di successo di Cloud, spazi dati e AI, gli utenti cloud europei devono essere in grado di garantire che i loro dati più sensibili siano protetti dall’accesso o dall’interruzione operativa derivanti da leggi extraterritoriali non UE. Ciò dovrebbe essere affrontato naturalmente a livello UE e lo schema di certificazione della sicurezza informatica dei servizi cloud europei (EUCS) dovrebbe essere aumentato a criteri High+ (o EUCS dovrebbe essere tenuto in sospeso finché non venga trovata una soluzione alternativa adeguata).
Un nuovo Rinascimento digitale: il ruolo di Vates
Vates, azienda europea francese attiva nella promozione di tecnologie open source e infrastrutture digitali sovrane è uno dei principali sostenitori della necessità di rafforzare l’ecosistema tecnologico del continente e tra i primi firmatari della Lettera di Eurostack. Già nel maggio del 2024, durante il primo VATES Innovation Summit a Venezia, avevo lanciato – come Presidente di Vates Italia – un appello all’industria e alle istituzioni europee affinché si mobilitassero per contrastare l’eccessiva dipendenza dalle Big Tech d’Oltreoceano.
A mio avviso, infatti, la sovranità digitale non è solo una questione tecnica, è una questione di libertà e di democrazia e senza controllo sulle proprie infrastrutture digitali, l’Europa rischia di perdere la capacità di autodeterminarsi anche a livello politico e culturale.
Il 30 maggio 2025, l’isola di Capri ospiterà la seconda edizione del summit, che si preannuncia come un momento cruciale per rafforzare il dialogo tra imprese, istituzioni e innovatori.
L’evento riunirà esperti nazionali e internazionali per analizzare le sfide e le opportunità della sovranità tecnologica in un contesto geopolitico sempre più instabile, segnato dalle tensioni globali e dalla corsa all’intelligenza artificiale.
Prospettive per il futuro digitale dell’Europa
La sfida della sovranità digitale è una questione di sopravvivenza economica e politica. Senza una solida base tecnologica autonoma, l’Europa rischia di diventare irrilevante nel nuovo ordine globale, dominato dalla guerra dei dati e dall’intelligenza artificiale.
Il summit di Capri e le proposte di EuroStack rappresentano un’occasione unica per riflettere sul futuro digitale dell’Europa e per costruire una strategia condivisa che vada oltre le dichiarazioni di principio. Come ho dichiarato a Venezia lo scorso maggio, “oggi non possiamo più permetterci il lusso dell’inazione. È il momento di un Rinascimento digitale europeo che metta al centro l’indipendenza, la trasparenza e l’innovazione”.
Con il sostegno di attori europei e il fermento generato da movimenti come EuroStack, l’Europa ha tutte le carte in regola per costruire un modello digitale che sia al tempo stesso competitivo, inclusivo e sovrano.
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