Napoli, ai Girolamini furti anche in chiesa: ecco i reperti spariti

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 


Sono bastati pochi mesi di indagine per avere le idee chiare su quanto avvenuto negli ultimi decenni in uno dei gioielli del patrimonio monumentale napoletano.

Parliamo della Chiesa dei Girolamini, l’edificio che domina nella piazza che dà sui decumani, una struttura attigua alla biblioteca dove – tra gli altri – studiava il filosofo Giovanbattista Vico. Come è noto, pochi mesi fa, la Procura di Napoli ha siglato un protocollo con i vertici del complesso monumentale, per la tutela dell’intero impianto dei Girolamini.

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Un patto tra pm e ricercatori, all’indomani delle inchieste che hanno consentito di svelare il saccheggio di libri preziosi da scaffali e archivi della biblioteca (vicenda culminata in condanne di ex amministratori e su cui sono ancora in corso processi), che ha un obiettivo chiaro: far emergere tutti i furti realizzati nell’intero complesso; andare al di là della biblioteca, mettere a fuoco eventuali saccheggi all’interno della Chiesa. Un’operazione trasparenza, che è stata condotta negli ultimi otto mesi dai carabinieri del nucleo tutela del patrimonio artistico e culturale, su cui oggi è possibile tracciare un bilancio.

C’è un fascicolo aperto in Procura che riguarda i furti avvenuti all’interno della Chiesa dei Girolamini, una inchiesta nuova, che ha fornito già i primi esiti. Agli atti c’è una nota di oltre duecento pagine, che racconta un dato di fatto: furti vecchi e nuovi hanno scandito anche la storia della Chiesa dei Girolamini, sia negli anni Cinquanta del secolo scorso (con una possibile responsabilità interna), sia dopo il terremoto del 1980, sia in epoca più recente. Ed è sempre grazie al lavoro dei detective ricercatori, che oggi è possibile avere un catalogo delle opere mancanti.

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Uno strumento prezioso, perché impedisce – almeno sotto il profilo formale – la circolazione di opere trafugate attraverso cataloghi e piattaoforme dedicate proprio alla compravendita di beni di pregio artistico. Un’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Pierpaolo Filippelli, che coordina il pool che si occupa – tra l’altro – della tutela del patrimonio monumentale, secondo un indirizzo fortemente voluto dallo stesso capo della Procura di Napoli Nicola Gratteri.

Il catalogo

Secondo quanto emerge da questi primi otto mesi di indagine, il buco più vistoso riguarda la cosiddetta Cappella dei Martiri, che si trova all’interno della Chiesa dei Girolamini. Si legge nella nota dei carabinieri: «Oggi sono presenti soltanto nove dei 27 busti, che vengono mostrati al pubblico con la movimentazione elettronica del dispositivo di chiusura dei pannelli, celebre al pari dell’altrettanto noto dispositivo installato nella chiesa della Vallicella a Roma». Si tratta di busti lignei che vengono riprodotti in alcune mostre fotografiche ormai risalenti a diversi anni fa, che sono stati trafugati nell’indifferenza generale. Chi ha rubato quelle opere, ha utilizzato il meccanismo elettronico che custodiva le 27 opere che rappresentavano santi e figure sacre. Oggi la caccia è aperta, ma – soprattutto – oggi c’è una consapevolezza dei beni perduti. Un catalogo, una banca dati, che consente di ragionare su ciò che manca e che potrebbe – in linea di principio – anche essere stato spostato in altri depositati della città. È il caso di alcuni quadri che per alcuni studiosi sono attribuiti al pittore Bernardo Cavallino. Si tratta di dipinti che riproducono la sagoma di San Gennaro o altre immagini sacre, che «risultano sicuramente trafugati dalla chiesa», secondo quanto emerge dallo screening effettuato dai militari lo scorso maggio.

Il precedente

Si tratta di attività che fanno emergere la volontà di non lasciare falle nella memoria della comunità napoletana. È con lo stesso zelo investigativo, che il pool coordinato dal procuratore aggiunto Filippelli ha deciso di riaprire l’inchiesta sull’opera di Luca Giordano trafugata nell’ormai lontano 2011 dall’ufficio dell’allora sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino. Un furto rimasto impunito, una sorta di cold case su cui il warning della Procura è ormai partito: serve a bloccare commerci illegali, a cominciare da alcune case d’aste e da alcune piattaforme consultate da specialisti e addetti ai lavori.





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Source link