L’Italia prosegue il proprio percorso di digitalizzazione all’interno di quello che l’Europa ha definito il Decennio digitale, un’iniziativa volta a rafforzare la sovranità tecnologica dell’UE e a rispondere alla crescente competizione globale, in particolare con Stati Uniti e Cina.
Per affrontare le sfide della trasformazione digitale nell’economia e nella società europee e per garantire una posizione più solida nello scenario internazionale, gli Stati membri hanno deciso di collaborare e adottare un’agenda comune per coordinare le proprie iniziative nel settore digitale.
Il quadro normativo UE di riferimento
In questo contesto, nel 2024 sono entrate in vigore o sono diventate applicabili diverse normative europee chiave, tra cui il Data Act, il Digital Services Act, il Digital Markets Act, l’Interoperable Europe Act e l’AI Act, segnando un passo decisivo verso un ecosistema digitale più integrato e regolamentato.
- Il Data Act, entrato in vigore l’11 gennaio 2024, regola l’accesso equo ai dati e il loro utilizzo, promuovendo un’equa distribuzione del valore dei dati
- Il Digital Services Act, diventato pienamente applicabile il 17 febbraio 2024, regola le piattaforme online per garantire trasparenza, sicurezza e responsabilità, contrastando contenuti illegali e proteggendo utenti e diritti digitali nell’UE.
- Il Digital Markets Act, diventato pienamente applicabile il 6 marzo 2024, definisce norme per prevenire comportamenti sleali da parte dei cosiddetti “gatekeeper”, ovvero le piattaforme che controllano l’accesso ai mercati digitali.
- L’Interoperable Europe Act, in vigore dall’11 aprile 2024, è divenuto pienamente applicabile a gennaio 2025 per migliorare la cooperazione digitale tra le amministrazioni UE, facilitando lo scambio di dati e rendendo i servizi pubblici più efficienti.
- L’AI Act, entrato in vigore il primo agosto 2024, è il primo regolamento globale sull’intelligenza artificiale. Questa legge mira a garantire che l’IA sviluppata e utilizzata nell’UE sia affidabile, istituendo un mercato interno armonizzato per l’IA e affrontando i potenziali rischi per la salute, la sicurezza e i diritti fondamentali dei cittadini.
È bene evidenziare che le disposizioni dell’AI Act e del Data Act diventeranno applicabili nei prossimi mesi, con tempistiche differenziate. Nel dettaglio, il Data Act entrerà in vigore il 12 settembre 2025. L’AI Act, invece, sarà applicato progressivamente. A partire da febbraio 2025 saranno vietate pratiche dannose, come la manipolazione cognitiva e il riconoscimento facciale in tempo reale negli spazi pubblici. Da agosto 2025 entreranno in vigore le norme sui modelli di IA generativa. Infine, entro agosto 2026, i sistemi di IA ad alto rischio, impiegati in settori critici come sanità, trasporti ed istruzione, dovranno conformarsi a rigorosi obblighi di trasparenza e sicurezza.
I traguardi digitali 2024 dell’Italia
Anche l’Italia nel 2024 ha conseguito traguardi importanti, consolidando iniziative avviate negli anni precedenti e introducendo nuove soluzioni per migliorare l’efficienza e l’accessibilità dei servizi pubblici.
- Migrazione al Cloud. Oltre 4.000 amministrazioni locali hanno trasferito dati e servizi verso ambienti cloud qualificati, migliorando l’efficienza e la sicurezza dei servizi offerti ai cittadini. Inoltre, a seguito del completamento dell’infrastruttura Polo Strategico Nazionale vi sono migrate 206 amministrazioni con almeno un servizio (a fronte del target di 100)
- Cybersecurity. Sono state rafforzate le difese informatiche della PA per proteggerla da minacce come frodi e attacchi terroristici, garantendo maggiore sicurezza ai dati dei cittadini. l’International Telecommunication Union (ITU), agenzia della Nazioni Unite, ha riconosciuto l’Italia come modello di eccellenza in cybersicurezza, assegnandole un punteggio perfetto di 100/100 nel Global Cybersecurity Index 2024. Questo risultato posiziona l’Italia tra i 46 paesi più virtuosi (Tier 1) a livello globale, evidenziando un forte impegno nel coordinare le attività governative con quelle del settore privato e dimostrando solidità in tutti i parametri valutati dall’ITU.
- Servizio Civile Digitale. Sono stati formati circa 9.700 volontari per supportare l’inclusione digitale, fornendo assistenza a circa un milione di cittadini e promuovendo l’alfabetizzazione digitale.
- Diffusione di servizi digitali integrati e uniformi: È stata potenziata l’offerta di servizi pubblici digitali attraverso l’introduzione di portali unificati, che consentono ai cittadini di accedere a diverse prestazioni tramite un’unica piattaforma, semplificando così l’interazione con la Pubblica Amministrazione. Inoltre, ad oggi, 6.390 enti tra Comuni e scuole hanno aderito a modelli standardizzati di siti web e servizi digitali definiti a livello centrale, favorendo un’esperienza utente più omogenea ed efficiente.
- Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND). La PDND è diventata operativa, facilitando l’interoperabilità dei dati tra le diverse amministrazioni e semplificando l’accesso ai servizi pubblici per cittadini e imprese. Al 24 ottobre 2024, la Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND) ha registrato la pubblicazione di 8.540 API. Grazie alla scelta di ampliare la platea dei destinatari ai Comuni, questo risultato supera ampiamente l’obiettivo iniziale del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), che prevedeva la pubblicazione di almeno 400 API entro il 2024.
- PagoPA ha superato il target PNRR con 16.000 PA aderenti (obiettivo: 14.100 entro il 2026). La piattaforma ha gestito oltre 410 milioni di pagamenti digitali, con 91 miliardi di euro transati nel 2024.
- App IO ha raggiunto 42 milioni di download e integra oltre 330.000 servizi pubblici (274.000 nel 2023). Ha inviato 800 milioni di notifiche e gestito pagamenti con 8 milioni di metodi di pagamento aggiunti dagli utenti.
- SPID e CIE. SPID è usato da 39 milioni di italiani, con oltre 1 miliardo di accessi annui. Rilasciate 49 milioni di CIE, con 6 milioni di utenti CieID. Il PNRR prevedeva 16.500 PA connesse a SPID/CIE e 42 milioni di identità digitali entro giugno 2025: entrambi i target sono stati superati. Rilasciata il 4 dicembre 2024 la prima versione dell’IT Wallet, con tessera sanitaria, patente e carta della disabilità. Nel 2025 saranno aggiunti carta d’identità e tessera elettorale.
- SEND. Circa 4.000 Enti pubblici hanno aderito alla piattaforma (erano 400 nel 2023), con 11 milioni di notifiche gestite (di cui 9 milioni nel 2024). Il PNRR mira a 6.400 PA attive entro il 2026.
Cosa dicono i dati
Nei confronti dell’Europa, l’analisi degli indicatori della dashboard della decade digitale (che, ricordiamo, sebbene pubblicati nel 2024 fanno riferimento a dati del 2023) ci mostra un’Italia ben posizionata su infrastrutture digitali e digitalizzazione delle imprese, ma indietro su competenze digitali e servizi pubblici digitali, dove il gap con la media UE è ancora significativo. Nel merito:
- Infrastrutture digitali. L’Italia ha una copertura banda larga ≥100 Mbps del 69%, superiore alla media UE (66%). La connettività 1 Gbps copre il 19%, in linea con la media UE. La copertura 5G è tra le migliori in Europa (99%), ma la rete FTTP (60%) e VHCN (60%) sono sotto la media. L’uso di internet rimane basso (86% contro 90% UE).
- Digitalizzazione delle imprese. Il 61% delle PMI italiane ha un’intensità digitale di base, sopra la media UE (58%). Tuttavia, solo il 13% vende online (media UE 19%). L’adozione del cloud (55%) è elevata, ma il data analytics (26%) e l’IA (5%) sono sotto la media UE. Le imprese italiane che sperimentano tecnologie avanzate superano la media UE (63% contro 54%).
- Competenze digitali. Solo il 46% degli italiani ha competenze digitali di base (media UE 56%). I laureati in ICT sono 1,5%, molto sotto la media UE (4,5%). Le donne specialiste in ICT sono 152.000, meno rispetto a Francia, Germania e Spagna. Le competenze digitali avanzate riguardano il 22% della popolazione (media UE 27%).
- Servizi pubblici digitali. L’Italia è 9ª in UE per open data, ma quartultima per eGovernment. I servizi digitali ai cittadini e imprese sono inferiori alla media UE. L’interazione online con la PA è al 69%, sotto la media UE (75%). Solo nel settore sanitario si supera la media UE per consultazione digitale dei referti.
PA digitale, il bilancio
Il 2024 ha rappresentato un anno cruciale per la trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione, segnando un’accelerazione significativa nell’adozione di soluzioni innovative. La PA italiana ha dimostrato di saper mettere queste tematiche al centro della propria agenda e di gestirle con competenza, raggiungendo traguardi importanti. In questi anni, si stanno gettando le basi per una Pubblica Amministrazione più efficiente ed efficace, capace di rispondere alle esigenze future. Tuttavia, nei prossimi anni, la PA dovrà affrontare alcune sfide rilevanti, tra cui:
- Difficoltà nell’attrarre risorse e competenze strategiche: la carenza di figure professionali qualificate, soprattutto in ambiti tecnici e amministrativi, potrebbe compromettere la capacità della PA di gestire e innovare efficacemente i servizi pubblici.
- Eccessiva complessità normativa: regolamenti e procedure articolati non solo rallentano l’operatività della macchina pubblica in un contesto economico e sociale sempre più dinamico, ma possono anche generare conflitti di competenza tra i diversi livelli di governo (Stato, Regioni, Comuni).
- Elevato debito pubblico e vincoli di bilancio: le limitazioni finanziarie potrebbero ostacolare la capacità della PA di investire in innovazione ed efficientamento, mettendo a rischio persino il mantenimento delle infrastrutture e delle soluzioni sviluppate con le risorse del PNRR.
- Pressioni sul Servizio Sanitario Nazionale (SSN): l’invecchiamento della popolazione nei prossimi anni potrebbe comportare un aumento della domanda di servizi sanitari e assistenziali, mettendo a rischio la sostenibilità e l’efficacia del sistema.
Il digitale, pur non essendo l’unica risposta a queste sfide, rappresenta senza dubbio un fattore chiave per affrontarle in modo efficace. Ora che i processi di spesa legati alle risorse del PNRR sono stati consolidati e il rischio di non raggiungere gli obiettivi concordati con l’Europa si è significativamente ridotto, diventa cruciale, nel 2025, concentrarsi anche su come garantire la sostenibilità degli investimenti digitali realizzati. Le soluzioni e le piattaforme sviluppate grazie a questi investimenti non solo devono essere mantenute nel tempo, ma anche costantemente aggiornate ed evolute.
Le priorità da affrontare
Per questo, è necessario strutturare modelli organizzativi e finanziari adeguati, capaci di assicurare continuità e valorizzare i benefici della trasformazione digitale nel lungo periodo. In particolare, vediamo tre priorità su cui la PA dovrebbe concentrarsi nel 2025.
- Per garantire un utilizzo efficace ed efficiente delle risorse disponibili, è fondamentale integrare le opportunità offerte dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) con quelle previste dalla Programmazione 2021-2027 dei fondi strutturali europei e nazionali. Questo processo implica una chiara definizione delle competenze e delle responsabilità di ciascun soggetto coinvolto, delineando chi deve svolgere determinate attività e con quali risorse finanziarie. L’obiettivo principale è evitare sovrapposizioni e duplicazioni di interventi, massimizzando l’impatto degli investimenti pubblici attraverso una pianificazione coordinata. Ciò richiede un approccio sistemico che permetta di sfruttare al meglio le sinergie tra i diversi strumenti di finanziamento, assicurando coerenza nelle azioni e ottimizzazione della spesa pubblica. A tal fine, è necessario attuare un efficace sistema di governance, che preveda meccanismi di monitoraggio e coordinamento tra le istituzioni responsabili della gestione dei fondi, favorendo la complementarità tra i programmi e garantendo una distribuzione equa ed efficace delle risorse in funzione delle priorità strategiche individuate.
- È fondamentale strutturare meccanismi organizzativi e gestionali efficaci per supportare gli enti di piccole e medie dimensioni nell’adozione consapevole e strategica delle soluzioni digitali messe a disposizione attraverso il PNRR. L’obiettivo è garantire che tali strumenti diventino effettivamente leve di efficientamento e miglioramento della qualità dei servizi pubblici. In questo contesto, l’ultima versione del Piano Triennale per l’Informatica nella PA ha già formalizzato il concetto di Ufficio Associato per la Transizione Digitale, riconoscendone il ruolo chiave nel coordinamento e nella gestione delle trasformazioni digitali. Tuttavia, diventa ora prioritario individuare modelli operativi sostenibili, strumenti adeguati e incentivi mirati per supportare l’intero ecosistema della Pubblica Amministrazione nel processo di transizione digitale, garantendone l’efficacia nel lungo termine.
- È essenziale delineare con chiarezza il ruolo che il settore privato può assumere nel processo di trasformazione digitale della Pubblica Amministrazione, individuando i modelli di gestione più adeguati al futuro. L’attuale tendenza alla centralizzazione, inevitabilmente favorita dalla digitalizzazione, rappresenta una sfida per il settore privato, che rischia di vedere ridotte alcune aree di mercato tradizionalmente di sua competenza. Tuttavia, le ingenti risorse messe a disposizione dal PNRR hanno consentito a molte imprese di rafforzare il proprio patrimonio e consolidare le proprie capacità, offrendo loro l’opportunità di ridefinire e innovare i propri modelli di business. In questo scenario, la Pubblica Amministrazione potrebbe giocare un ruolo strategico nell’accompagnare questa transizione, favorendo un ecosistema di collaborazione pubblico-privato che valorizzi le competenze del mercato e promuova soluzioni innovative, sostenibili e scalabili nel lungo periodo.
Questi e altri temi saranno al centro del convegno “Italia digitale: dalla semina al raccolto”, evento conclusivo dell’anno di ricerca 2024 dell’Osservatorio Agenda Digitale della School of Management del Politecnico di Milano, in programma il 28 gennaio 2025.
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