Incubo per 12 famiglie a Baddimanna: «Le nostre case all’asta»

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Sassari L’incubo va avanti da trent’anni e all’orizzonte si profila un risveglio ancora peggiore. Dodici famiglie sassaresi rischiano di perdere la casa costruita con anni di sacrifici e sofferenze. Spesso è una frase fatta, ma stavolta no: dal 1994 i soci della cooperativa che ha portato avanti la lottizzazione di via Bachelet a Baddimanna ne hanno passate di ogni colore. Hanno dovuto farsi carico di lavori, mutui e oneri più disparati e adesso si ritrovano con in mano il classico pugno di mosche. Le case dove vivono – e per le quali dicono di aver speso, in media, 300mila euro – non gli appartengono più. «Alla fine dei conti ci siamo ritrovati a pagare il triplo del valore indicato nel contratto che avevamo sottoscritto – spiega il presidente del comitato Acquirenti via Bachelet, Francesco Daga – eppure giovedì le nostre case finiranno all’asta». «Domani alle 16 abbiamo visite – aggiunge con rabbia un altro residente -, sono quelli che vogliono visitare la nostra casa prima di comprarla all’asta: si rende conto? Questi mi portano via la casa e io devo anche lasciarli entrare?».

La storia Definirla complicata, la vicenda della cooperativa di via Bachelet, è un eufemismo. La racconta, cercando di fare sintesi, Paolo Cocciu, consulente e portavoce del comitato. Tutto comincia negli anni Novanta, quando l’area viene ceduta dal Comune alla cooperativa edilizia Ingedil. È una zona che ricade nei termini della legge 167 del 1962, che prevede la realizzazione di alloggi di edilizia economico-popolare attraverso lo strumento delle cooperative. Ma qualcosa va storto. «Ero arrivato a pagare il 90 per cento dei lavori, per poi scoprire invece che la casa era stata completata al 40 per cento al massimo» spiega uno dei residenti, Riccardo Mura. È l’inizio dell’incubo: «Ogni volta continuavano a chiedere soldi in più, noi quelle case le avevamo acquistate a prezzi calmierati, perché si trattava di una lottizzazione autorizzata dalla legge 167, ma alla fine ci siamo ritrovati a pagarle tre volte tanto e a farci carico in prima persona dei lavori e delle urbanizzazioni perché, nonostante i pagamenti, i lavori non venivano eseguiti» spiega Daga. A quel punto scatta la rivolta, la cooperativa era stata fondata da soci che non erano titolari di alcun lotto e i reali proprietari si prendono il Cda. Nel frattempo, però, i debiti si sono accumulati e l’impresa costruttrice lancia un’azione revocatoria: gli atti pubblici di trasferimento della proprietà ai soci vengono annullati e le società di credito danno il via alla procedura di esecuzione immobiliare.

L’asta «E così ci ritroviamo le case all’asta, dopo sacrifici incredibili. C’è chi si è ammalato, chi ha tentato il suicidio, chi è morto di crepacuore. Io quando mi sono infilato in questa vicenda ero un ragazzino ingenuo, oggi sono pensionato: sono trent’anni che combatto» spiega Daga. Le case finiranno all’asta giovedì, con valori dimezzati o peggio rispetto a quelli reale: «Casa mia è in vendita per 40mila euro, ma la vede, le sembra che valga così poco?». Quella in corso è la terza procedura di vendita, finora nessuno ha acquistato, potrebbero farlo le stesse persone che ci vivono: «Ma non tutti hanno i soldi per permetterselo – spiega Cocciu – e non dimentichiamoci che quella casa è loro e hanno già speso molto di più di quanto avrebbero dovuto». Il portavoce rivolge poi un avviso agli aspiranti acquirenti: «Dovrebbero leggere con attenzione, perché fra le clausole dell’avviso di vendita è indicato che gli acquirenti dovranno farsi carico degli oneri di urbanizzazione mai pagati al Comune dalla cooperativa». Un debito complessivo che si aggira intorno ai due milioni di euro.

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L’appello Rabbia e disperazione sono i sentimenti degli abitanti di via Bachelet, ma ancora non c’è spazio per la rassegnazione. «L’unico modo per risolvere la questione è attraverso l’intervento del Comune» spiegano Cocciu e Daga. Il ragionamento del comitato acquirenti via Bachelet è semplice: «La cooperativa Ingedil no n ha rispettato gli obblighi assunti nei confronti del Comune al momento della stipula della convenzione per il trasferimento dei lotti». Lo si legge anche in due delibere, una della giunta Sanna e l’altra della giunta Campus: «Ingedil si è resa gravemente inadempiente, non ha provveduto alla restituzione delle somme erogate a titolo di mutuo, non ha realizzato le opere di urbanizzazione, non ha pagato l’impresa edile e non ha assegnato gli allogi ai soci». «Viste le inadempienze, il Comune dovrebbe dichiarare decaduta la convenzione: così tornerebbe proprietario delle aree e potrebbe poi assegnarle a chi ci vive». Tutto semplice? Per nulla, tanto che il comitato e l’amministrazione si sono incontrati più volte per tentare di risolvere il problema. Il fatto è che Palazzo Ducale, se dichiarasse decaduta la convenzione, dovrebbe farsi carico anche degli eventuali mutui ipotecari che gravano sugli immobili. E il timore è quello che questo comporti l’avvio di una procedura per danno erariale da parte della Corte dei conti. «Il problema è che di questi mutui si è persa traccia e ora la stessa società che ha acquistato il credito non è in grado di quantificarlo, ma questo non vuol dire che l’amministrazione non possa farsene carico» spiega Cocciu. «Non chiediamo favori. Vogliamo solo che si chiarisca una volta per tutte chi è il responsabile di questo disastro e che si trovi una soluzione per evitare che dodici famiglie perdano la casa» è l’appello di Francesco Daga.



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