
La moda italiana insiste sul credito d’imposta. E implora il Governo di trovare una soluzione definitiva. Una procedura di “saldo e stralcio” per le imprese che hanno ricevuto la verifica fiscale era stata promesso ma ancora non c’è. Il riversamento spontaneo dei crediti (scadenza prorogata al 3 giugno 2025) sembra non faccia breccia tra le aziende in un periodo di crisi e ristrettezze finanziarie.
Le sigle unite
Si muovono unite le federazioni della filiera moda (concia, calzatura, pelletteria e pellicceria) rappresentate da Confindustria Accessori Moda, con Confindustria Moda (tessile-abbigliamento), Confartigianato Imprese e CNA. Insieme rivolgono “un nuovo accorato appello al Governo affinché la questione relativa al credito d’imposta per le attività di ricerca e sviluppo del periodo 2015-2019 trovi finalmente una prima e concreta soluzione”. Al centro dell’attenzione sono le imprese che hanno legittimamente utilizzato il credito di imposta in questi anni, prima del cambiamento retroattivo derivato da una diversa interpretazione della misura. Alcune di queste aziende hanno ricevuto l’ispezione del fisco italiano con il seguente processo verbale di constatazione. E ora sono chiamate a riversare il credito “indebitamente” utilizzato.
La nota
“Il credito d’imposta è stato uno strumento fondamentale che ha permesso alle imprese di investire in nuovi campionari e collezioni, mantenendo così la propria competitività sui mercati – recita la nota comune riportata da Confartigianato –. È stato particolarmente utile per affrontare le numerose emergenze che si sono succedute negli ultimi anni”. Nella quale chiedono che il governo esprima parere favorevole sugli emendamenti presentati al cosiddetto DL PA (A.C. 2308) per il sostegno al settore moda. E chiedono sempre al Governo di intervenire sul credito di imposta in quanto la soluzione del “saldo e stralcio” è stata annunciata ma ad oggi non ha avuto alcun concreto riscontro. Mentre la procedura di riversamento spontaneo dei crediti d’imposta, senza sanzioni né interessi, prorogata al 3 giugno 2025 non sembra aver sortito effetti significativi.
Le difficoltà
Tutto questo si innesta in una periodi di estrema difficoltà per l’intera filiera. Con le aziende a corto di liquidità che farebbero molta difficoltà ad effettuare i versamenti richiesti. “Serve un intervento capace di avviare un percorso virtuoso che ristabilisca equilibrio e competitività, a beneficio dei marchi ancora a capitale italiano e dell’intera filiera tessile, moda e accessori” conclude la nota. (mv)
Foto Shutterstock
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