L’avvio delle kermesse è già un’iniezione di fiducia per far ripartire la macchina della moda che solo nell’area metropolitana di Firenze conta 116mila attività con un giro d’affare milionario
Tra l’urgenza di arginare la crisi del settore e la voglia di rilanciarsi attraverso una delle vetrine di maggior rilievo prende il via la 107esima edizione di Pitti uomo, la kermesse della moda che chiama a raccolta fino a venerdì, con il tema-guida ‘Fire’, 770 brand (il 45% esteri) e migliaia di visitatori alla Fortezza di Basso. Un appuntamento inaugurato con soddisfazione dalle istituzioni territoriali sotto l’occhio vigile del Governo che ha colto l’occasione per annunciare alcune misure di sostegno a un settore da sempre ritenuto il fiore all’occhiello del Made in Italy.
«Al tavolo moda del 24 gennaio al Mimit ci confronteremo con tutti gli attori su quello che abbiamo fatto e su quello che insieme vogliamo fare in questo anno così importante decisivo per il rilancio del settore moda, affinché si superi una fase certamente emergenziale, ma che io penso sia contingente, che ha avuto degli impatti importanti soprattutto sulla filiera delle Pmi», sottolinea il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, intervenendo in videocollegamento all’inaugurazione della rassegna che quest’anno si è tenuta al Palazzo degli Affari.
Oltre alla possibilità di estendere anche per il 2025 la cassa integrazione per gli addetti (in un anno siamo già a 110 milioni di euro) durante il Consiglio dei Ministri odierno, annuncia Urso, «dovrebbe essere approvata la legge annuale sulle Pmi che conterrà misure attese soprattutto dal settore della moda». La legge metterà sul piatto 100 milioni di euro a disposizione dei ‘mini-contratti’ di sviluppo e conterrà altri due strumenti: il primo «volto a rendere più agevoli, finanziandole, le aggregazioni di imprese» e il secondo «finalizzato a favorire il passaggio generazionale: per le imprese fino a 50 dipendenti ci sarò un part-time incentivato con accompagnamento alla pensione e assunzione agevolata degli under 35».
Per l’amministratore delegato di Pitti immagine, Raffaello Napoleone, «se si guardano i dati di Confindustria moda del 2024 sono molto vicini a quelli del 2019 che è stato un buon anno però è vero che è cambiato da un punto di vista congiunturale tutto il sistema, un cambiamento strutturale». Insomma, ragiona Napoleone, «è vero che c’è una crisi manifatturiera ma il Governo è molto vicino all’impresa e alla nostra manifestazione. Siamo molto ottimisti, c’è una partenza per una strada che porti a una nuova tranquillità».
Un auspicio rilanciato dalla sindaca di Firenze, Sara Funaro: «In questo momento dobbiamo non solo avviare una riflessione per la tutela delle aziende che ci sono ma lavorare anche per un rilancio, con dei piani industriali per valorizzare la moda a livello nazionale. Sono convinta che per fare questo dobbiamo lavorare tutti insieme: serve un dialogo tra le imprese, tra le istituzioni, e il confronto continuo con i lavoratori».
Sulla stessa linea il governatore toscano, Eugenio Giani: «Si dice che il mondo della moda è in crisi ma io vedo anche tanti sintomi di una voglia di affermazione, di identità, di Made in Italy che attraverso la moda si proietta a un rilancio». E sulla prospettiva all’orizzonte di dazi e tasse che limitino ancora di più l’export della moda, chiarisce: «Sono preoccupato ma cercheremo di usare quegli accorgimenti per far tornare i conti di chi sta trainando dalla Toscana un po’ tutto il mercato dell’export italiano».
Ma l’avvio delle kermesse è già un’iniezione di fiducia per far ripartire la macchina della moda che solo nell’area metropolitana di Firenze conta 116mila attività con un giro d’affare milionario. «Noi siamo una reazione per definizione, la fiera è un elemento qualificante di ogni traiettoria di crescita di molte aziende e in questa fase storica per i motivi che tutti noi conosciamo assume un significato ancora più importante: incontrarsi, consolidare le relazioni, rafforzare le filiere ma anche lavorare su nuovi mercati che è la cosa che in questo momento manca», commenta la presidente del Centro di Firenze per la moda italiana, Antonella Mansi.
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