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l’88,5% delle strutture registrato regolarmente


Dopo una fase sperimentale avviata nel giugno dello scorso anno, a partire dall’1 gennaio 2025 è entrata ufficialmente in funzione la Banca dati nazionale delle strutture ricettive e degli immobili destinati a locazione breve o per finalità turistiche: attraverso un apposito portale del Ministero del Turismo (BDSR) è infatti possibile verificare quali operatori del settore si siano allineati con l’obbligo di munirsi di un Codice Identificativo Nazionale (CIN), che i titolari sono tenuti ad esporre e indicare in ogni annuncio promozionale.

L’obiettivo è quello di implementare il coordinamento informativo tra i dati dell’amministrazione statale e territoriale, fornendo un mappatura degli esercizi ricettivi su scala nazionale e contrastando al tempo stesso forme irregolari di ospitalità che possono manifestarsi in alcuni contesti.

Le informazioni contenute nella banca dati riguardano in particolare la tipologia di alloggio, l’ubicazione, la capacità ricettiva, il soggetto che esercita l’attività e il codice identificativo regionale, rappresentando per questo motivo un elemento certo e incontestabile a tutela del consumatore, della concorrenza e della trasparenza del mercato.

Malgrado il decreto sia entrato in vigore da due settimane, in Italia il 20% delle strutture risulta ancora fuorilegge, percentuale che in Lombardia scende al 18%: ad oggi su 60.551 strutture registrate, 49.630 si sono allineate alle disposizioni ministeriali mentre le restanti 10.921 non hanno ancora richiesto il codice identificativo.

In questo contesto la provincia di Bergamo, con l’88,5% di strutture già regolarizzate (3.321 su 3.754), risulta tra le più virtuose a livello nazionale e la migliore in Lombardia al pari della provincia di Cremona.

Inseguono Brescia, con l’86%, Varese e Monza Brianza (85%). In fondo alla classifica regionale, invece, Milano (ferma al 79%) e Lodi (74,5%).

In base a quanto stabilito dalla normativa vigente, il titolare di una struttura turistico-ricettiva alberghiera o extralberghiera priva di CIN va incontro a una sanzione da 800 a 8.000 euro, in relazione alle dimensioni della struttura o dell’immobile. La mancata esposizione e indicazione del CIN porta a una sanzione da 500 a 5.000 euro per ciascuna struttura o unità immobiliare per la quale è stata accertata la violazione e con la sanzione dell’immediata rimozione dell’annuncio irregolare pubblicato.

L’attenzione sugli affitti brevi è alta da tempo, soprattutto in provincia di Bergamo dove, secondo uno studio di Federalberghi Confcommercio, la crescita nel 2024 è stata di oltre il 20% rispetto al già proficuo 2023, quando il business era trainato dalla nomina a Capitale della Cultura. L’esplosione di questo tipo di offerta, in particolare in città, ha aperto un acceso dibattito sul tema, che ha avuto inevitabili ripercussioni sulla possibilità di trovare un appartamento in affitto per famiglie e studenti.

Considerazioni che avevano portato le associazioni di categoria, Confcommercio in testa, ad applaudire alle iniziative legate al Codice Identificativo Regionale e al Codice Identificativo Nazionale: “Per infrastrutture, autostrade, aeroporto  e posizione, gli affitti brevi turistici a Bergamo crescono il doppio rispetto alla media nazionale – aveva sottolineato Alessandro Capozzi, presidente Federalberghi Bergamo – . Un fenomeno da valutare per il suo impatto sociale, oltre che per l’impatto effettivo in termini di ricchezza e occupazione che apporta poi al territorio”.

Ma che sugli affitti brevi fosse in corso una stretta sotto ogni punto di vista era apparso ancora più chiaro a metà novembre, quando prefetti e questori di tutta Italia erano stati raggiunti da una circolare firmata dal capo della polizia Vittorio Pisani, con la precisa richiesta di applicare “stringenti misure finalizzate a prevenire rischi per l’ordine e la sicurezza pubblica” in relazione al fenomeno delle cosiddette locazioni brevi e, in particolare, alla pratica dell’identificazione da remoto.

Tutela del consumatore da un lato e della sicurezza dall’altro: due strade parallele e complementari per provare a dipanare alcune delle criticità maggiori che ancora oggi affliggono il settore e arrivare a una regolamentazione chiara, condivisa e uniforme su tutto il territorio nazionale.

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