
Da startup ad azienda diventata leader in Italia nella tecnologia Shm (Structural Health Monitoring) che serve a monitorare la sicurezza di ponti, viadotti e beni culturali. Si chiama NPlus la realtà fondata nel 2013 da Giordano Riello insieme a Davide Ambrosio e Carlo Ranalletta Felluga.
L’azienda è cresciuta da 2,8 milioni di ricavi nel 2020 a oltre 16 milioni nel 2024.
«Il trend è positivo. La nostra mission e ambizione è salvaguardare le infrastrutture vitali per il Paese, portando la capacità italiana di fare bene impresa anche fuori dai confini nazionali», spiega il presidente Riello.
NPlus, insediata dal 2016 nell’hub tecnologico di Trentino Sviluppo, il Polo Meccatronica a Rovereto, ha progettato e sviluppato un sistema di sensori in grado di monitorare da remoto lo stato di salute di infrastrutture ed edifici civili.
Consentendo così di anticipare la necessità di interventi di manutenzione, rispondere tempestivamente a pericoli e garantire sicurezza di viaggiatori e cittadini.
In Italia ci sono circa 21mila tra viadotti e ponti autostradali e stradali, e i numeri arrivano a diverse centinaia di migliaia se si calcolano tutti gli altri ponti, compresi quelli cittadini e ferroviari.
Oggi, con i suoi sensori e grazie all’intelligenza artificiale, NPlus monitora 850 ponti dell’Anas.
La società impiega 50 persone tra ingegneri civili, informatici, elettronici e meccanici: l’età media è di circa 32 anni, il 10 per cento con dottorato di ricerca.
Tra i clienti ci sono realtà come Autostrada Pedemontana Lombarda, Austostrada A4, Autostrada del Brennero.
«Ci consideriamo un’azienda etica che guarda al profitto non come fine, ma come strumento per generare ricchezza diffusa: perché garantire la sicurezza di ponti e viadotti vuol dire salvaguardare le vite umane, ma anche favorire la prosperità, dato che una nazione infrastrutturalmente sicura cresce più velocemente», sottolinea Riello.
Il monitoraggio avviene attraverso il sistema proprietario di NPlus chiamato Shm Vittorio, che include catene di misura composte da sensori (principalmente accelerometri e inclinometri) da applicare sull’infrastruttura, allo scopo di individuare variazioni e anomalie strutturali, legate a danneggiamenti locali, variazioni nella geometria o nel comportamento dei materiali.
Questi sensori si abbinano ad algoritmi intelligenti che permettono di capire se le caratteristiche dinamiche o statiche del ponte o del viadotto non sono conformi, evidenziando un rilassamento dell’infrastruttura che può generare danneggiamenti e richiede un repentino intervento di manutenzione.
Tutti i dati vengono poi analizzati da remoto e in maniera semiautomatica 24 ore su 24 nella sede dell’azienda a Rovereto. «Attualmente NPlus dispone del portafoglio di ponti monitorati più vasto al mondo – spiega Riello – e questo offre un vantaggio competitivo non indifferente, che vogliamo sfruttare anche per aggredire altri mercati, a cominciare dall’Europa, per allargarci progressivamente ad altre zone del pianeta. I nostri dispositivi sono competitivi anche per il fatto che sono assolutamente aperti, caratteristica che consente di inserire sensori richiesti ad hoc dai clienti, e che rispondono alle necessità di ciascuna area geografica, come nel caso dei Paesi esposti al rischio di terremoti o fenomeni atmosferici estremi come i monsoni».
Con due sedi operative in Canada e in Messico, distributori in Corea del Sud, Thailandia, Malesia, Indonesia , Emirati Arabi, NPlus ha piani di espansione all’estero.
Tra i focus anche il monitoraggio di beni storici, come nel caso del Duomo di Milano: alla tecnologia NPlus è stato affidato il delicato compito di monitorare le inclinazioni dei pilastri principali e delle catene della cattedrale.
«La salvaguardia del patrimonio è fondamentale in Italia come all’estero – conclude Riello – tanto è vero che abbiamo avviato da tempo colloqui col Ministero per i Beni Culturali cambogiano per monitorare i loro edifici storici di maggior pregio e valore». —
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