Antonio Scurati cittadino onorario di Ravello. Esattamente come il “suo” Mussolini

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Un milanese di Napoli, cresciuto tra Venezia e Ravello dove ha casa e dove sin da quando, ragazzo, giocava ai gavettoni in piazza, lo si può incontrare ogni giorno, d’estate, seduto in relax style al tavolino del bar San Domingo. Poche parole e poca empatia, non proprio un simpaticone, racconta chi lo conosce, anzi decisamene spigoloso Antonio Scurati, il padre del figlio del secolo, cioè M, la serie che sta furoreggiando su Sky e prima ancora nelle librerie. Vincitore del 73esimo premio Strega con il libro su Mussolini diventato una trilogia, romanziere, saggista, editorialista, docente di letteratura italiana alla Iulm, autore di numerosi libri prima di essere arrivato al successo internazionale e diventato un monumento di critica politica che non bada, in verità, alle appartenenze, da destra a sinistra. Finito al centro delle polemiche l’anno scorso dopo che Serena Bortone aveva denunciato sui social l’annullamento della sua partecipazione alla puntata di Che Sarà in onda su Rai 3, dove l’autore avrebbe dovuto proporre un monologo sul 25 aprile, non meno clamorosa fu la rottura con il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, per vicende legate alla presidenza della Fondazione Ravello e alla presenza di un altro scrittore planetario, Roberto Saviano, non proprio un estimatore di don Vincenzo. Laureatosi in Filosofia all’Università degli Studi di Milano, prosegue gli studi all’École des hautes études en sciences sociales di Parigi e completa la sua formazione un dottorato di ricerca in Teoria e analisi del testo all’Università di Bergamo. Esordisce come romanziere con Il rumore sordo della battaglia (Mondadori) nel 2002. Ed è il senso della storia che cerca Scurati, già prima di approdare al tomo di 840 pagine che “dà voce a Mussolini per liberarci di lui”, ha detto. Ma non è sempre stata un’ovazione, anzi. Ernesto Galli della Loggia stroncò M sul Corriere della Sera. Lui replicò rivendicando il potere dell’arte. Arte suprema è certamente quella del regista della serie Sky (anche iin streaming su Now), Joe Wright, audace nella costruzione del fascino del male di Benito Mussolini, grottesco a volte, pauroso, repellente e seduttivo allo stesso tempo. Venerdì (17gennaio) i nuovi episodi che non sono fedelissimi al libro, giocano con la consapevolezza – quasi angosciante – del protagonista, interpretato da Luca Marinelli, di parlare direttamente con chi guarda, dunque la scelta di rivolgersi alla camera.

Luca Marinelli nei panni di Benito Mussolini nella serie Sky

Cosceneggiatori sono Stefano Bises e Davide Serino. Il primo è uno dei nomi più importanti della sceneggiatura per la televisione italiana, ha lavorato per molti anni alle serie poliziesche della tv generalista e poi, quando anche Sky ha iniziato a produrne ma con più ambizioni, ha scritto (tra le molte) Gomorra – La serie, Il re, ZeroZeroZero, The New Pope, Esterno notte e Speravo de morì prima. Una gestazione faticosa la serie su M, con la consulenza ovviamente di Scurati. 54 anni, autore di dieci romanzi (oltre ai saggi) se si considerano separatamente le diverse parti della sua quadrilogia sul dittatore fascista Benito Mussolini, iniziata nel 2018. Si parlò molto del fatto che per due volte arrivò molto vicino a vincere il premio Strega, nel 2009 con “Il bambino che sognava la fine del mondo”, il suo quarto romanzo, su una storia attorno a un caso di numerose accuse di pedofilia, e nel 2014 con “Il padre infedele”, il sesto, che racconta di un uomo lasciato dalla moglie che realizza di essere omosessuale. Poi il trionfo è arrivato. Ora è consacrazione. Visceralmente legato a Ravello, in una intervista ad Emilia Filocamo, communication manager di uno degli alberghi più belli al mondo, il Caruso, fatta nei giardini a precipizio sul mare, sul finire della scorsa estate, rispondendo alla domanda su quale fosse il suo rapporto con quel luogo magico, lo scrittore rispondeva così: «Forse darei al mio rapporto con Ravello il titolo del capolavoro proustiano, La ricerca del tempo perduto. Io ho trascorso in questo luogo incantato tutte le estati della mia vita, fin da bambino, e più l’età avanza, più la memoria retrocede verso i territori perduti dell’infanzia. Oggi è difficile ritrovare l’incanto di un tempo, per molti motivi, non solo biografici o psicologici, ma quando accade, fosse anche solo per una mezza giornata di inizio settembre, ogni affanno viene cancellato». Ironia della sorte, Ravello fu uno dei primi comuni d’Italia a dare la cittadinanza onoraria a Benito Mussolini. Era il 24 maggio del 1924 e così il consiglio comunale in seduta straordinaria declamava: «Delibera di conferire a S. E. Benito Mussolini la cittadinanza onoraria di questo Comune, con il caldo augurio, ché in tempi non lontani di avere la fortuna di acclamare personalmente de visu il ricordato concittadino». Molti anni dopo, ad agosto del 2019, il consiglio comunale di Ravello avrebbe conferito la stessa onorificenza proprio a Scurati, fresco vincitore del premio Strega con il libro sul Duce. Gli scherzi della Storia. (redazione@corrierecal.it)

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