
Il Centro Studi Confindustria presenta la Congiuntura Flash di aprile 2025: l’economia italiana cresce lentamente, frenata da incertezza globale e nuovi dazi USA. In calo prezzi energetici e tassi d’interesse, ma investimenti e consumi restano deboli. Mentre l’occupazione continua a salire, l’industria rischia un impatto strutturale se la guerra commerciale dovesse proseguire.
Un contesto più incerto che favorevole
Il nuovo Congiuntura Flash del Centro Studi Confindustria fotografa un’economia italiana che inizia il 2025 in territorio positivo, ma circondata da venti contrari più numerosi delle spinte propulsive.
Il PIL è visto in modesta crescita nel primo trimestre, mentre l’incertezza generata dai nuovi dazi USA – e dai continui annunci che ne ampliano o rimodellano la portata – pesa su scambi, investimenti e fiducia degli operatori.
Unico sollievo: la discesa dei prezzi energetici e dei tassi di interesse.
Energia e tassi in discesa: ossigeno per imprese e famiglie
Il prezzo del gas europeo (indice TTF) è sceso a 37 €/MWh ad aprile (da 50 € a febbraio), mentre l’elettricità (PUN) è arretrata a 108 €/MWh e il Brent è tornato in area 70 $/barile.
Parallelamente, la BCE ha tagliato il tasso di riferimento al 2,25 %, e il costo medio dei prestiti alle imprese italiane si è già ridotto di oltre 1,5 punti rispetto al picco del 2024.
Questi fattori attenuano la spinta inflazionistica e migliorano le condizioni di finanziamento, pur senza riuscire a neutralizzare del tutto l’impatto negativo della guerra commerciale.
Mercati finanziari: correzione, non crollo
L’introduzione delle tariffe statunitensi ha innescato una brusca correzione delle Borse occidentali: ‐6,2 % l’S&P 500 e ‑8,8 % il FTSE Italia nella prima metà di aprile.
Tuttavia, dopo il rally 2023‑24, gli indici restano su livelli ben superiori alla media pre‑pandemia (+83 % negli USA, +60 % in Italia).
Gli spread obbligazionari rimangono contenuti, segnalando che i mercati, pur nervosi, non prezzano uno scenario recessivo severo.
Investimenti in affanno nonostante più lavoro
La fiducia delle imprese è scesa per il secondo mese consecutivo, soprattutto nei servizi e nelle costruzioni, dove i giudizi sulle “condizioni per investire” si collocano sotto la media 2024.
Sul fronte opposto, l’occupazione continua a sorprendere in positivo: oltre 230 mila posti in più nei primi due mesi dell’anno e disoccupazione in calo. Un paradosso che riflette la necessità delle aziende di trattenere forza lavoro qualificata in vista di una ripresa più robusta, ma che rischia di invertirsi se l’incertezza perdurasse.
Consumi frenati dal reddito reale
Il reddito reale delle famiglie ha registrato una correzione nel quarto trimestre 2024 (‑0,6 %), riducendo lo slancio dei consumi. A febbraio le vendite al dettaglio sono rimaste piatte, e a marzo la fiducia dei consumatori è arretrata. La quota di risparmio è scesa all’8,5 %, vicino al livello pre‑Covid, segno che il margine di spesa “di riserva” si sta assottigliando.
Industria: luci e ombre sotto la minaccia dei dazi
Dopo cinque trimestri consecutivi di calo, la produzione industriale mostra un rimbalzo acquisito di +0,4 % nel primo trimestre 2025; tuttavia gli indicatori ad alta frequenza (PMI a 46,6, fatturato RTT in forte calo) e il peggioramento della fiducia segnalano che il recupero è fragile.
I dazi USA colpiscono in pieno il manifatturiero – acciaio, auto, componentistica – e rischiano di trasformare una flessione congiunturale in crisi strutturale.
Servizi: il turismo tiene, il resto rallenta
Il settore turistico ha aperto bene l’anno (+7,1 % la spesa dei viaggiatori stranieri a gennaio), ma il resto dei servizi mostra segni di decelerazione: l’indice RTT indica un forte calo del fatturato a febbraio, mentre il PMI servizi scende a 52,0 e la fiducia delle imprese arretra per il terzo mese consecutivo.
Lo scenario internazionale amplifica la volatilità
Nell’Eurozona, la ripresa industriale è disomogenea: lieve recupero in Germania, calo in Francia e contrazione in Spagna.
Negli Stati Uniti l’attività restava vivace prima dell’annuncio dei dazi, con produzione industriale +1,3 % nel 1° trimestre e vendite retail in accelerazione, ma la fiducia dei consumatori si è già incrinata.
In Cina, la manifattura corre grazie all’“effetto front‑load” (export +12 %), destinato però a invertirsi una volta in vigore le tariffe.
Focus dazi: quanto costeranno all’Italia
Le simulazioni del CSC indicano che l’attuale impianto tariffario, unito al clima di incertezza, potrebbe sottrarre 0,3 punti di PIL all’Italia tra 2025 e 2026, principalmente via minori esportazioni di beni (‑1,2 %) e investimenti in macchinari (‑0,4 %). I settori più esposti sono farmaceutico, autoveicoli e macchinari, che da soli attivano quasi il 7 % del valore manifatturiero italiano sul mercato USA.
La priorità, sottolinea Confindustria, è evitare una ritorsione tariffaria europea e spingere su nuovi accordi di libero scambio (Mercosur, India) per diversificare i mercati di sbocco.
Conclusioni
L’Italia affronta il 2025 con un equilibrio delicato: da un lato, taglio dei tassi, energia meno cara e occupazione in crescita; dall’altro, dazi, volatilità finanziaria e fiducia in calo.
Se la politica commerciale globale dovesse normalizzarsi, la flessibilità delle imprese italiane e la tenuta del mercato del lavoro potrebbero rilanciare investimenti e consumi nella seconda metà dell’anno.
In caso contrario, la spinta propulsiva rischia di esaurirsi rapidamente, lasciando la crescita sotto l’ombra di shock esogeni difficili da governare.
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