
Secondo la Commissione europea, la politica di coesione dovrebbe investire di più nelle aziende della difesa e in infrastrutture utili a scopi militari. La decisione spetta però alle autorità nazionali e regionali
Anche il settore difesa nella politica di coesione dell’Unione europea: per recuperare più fondi, e aumentare la capacità di spesa degli stati membri in un campo sempre più centrale.
La revisione intermedia della politica di coesione per il periodo 2021-2027 presentata il 1° aprile dalla Commissione europea introduce potenzialmente alcune sostanziali novità in questa politica, che rappresenta circa un terzo dell’intero bilancio dell’UE. Anch’essa viene ora associata alla tendenza generale all’aumento del sostegno alla spesa militare in Europa.
La difesa costituisce una delle cinque nuove priorità indicate dal gabinetto von der Leyen per la spesa dei fondi di coesione nella seconda metà del ciclo 2021-2027. Si va dal sostegno alle aziende che operano nel settore della difesa alla costruzione di infrastrutture utili anche per fini militari.
I fondi della coesione non potranno però essere usati per il vero e proprio acquisto di armi, come ha avvisato il commissario europeo per la coesione e le riforme Raffaele Fitto presentando la proposta di revisione che, nelle speranze della Commissione, dovrebbe essere operativa già all’inizio del prossimo anno. “La coesione continuerà a offrire soluzioni su misura dei bisogni dei diversi territori”, ha assicurato Fitto nel corso della conferenza stampa di presentazione.
Le nuove priorità della coesione
La proposta della Commissione implicherebbe la modifica di due specifici regolamenti europei (relativi al Fondo europeo di sviluppo regionale e al Fondo per la transizione giusta).
La revisione dei programmi della politica di coesione – che vengono progettati e gestiti dai singoli stati o territori – accadrà eventualmente “su base volontaria e rispettando le differenze tra territori”. Spetterà insomma alle autorità dei vari Paesi e regioni decidere se adottare o meno le nuove priorità: “È una scelta libera, non ha niente a che fare con la pseudo-centralizzazione”, si è difeso Fitto alludendo alle accuse di voler spingere per un maggiore accentramento della gestione dei fondi di coesione.
Tra le cinque nuove priorità, oltre a quella relativa alla difesa ce n’è una che punta a dare maggiore sostegno alle grandi aziende europee che operano in settori critici come quello delle tecnologie strategiche, attraverso un aumento degli investimenti per la ricerca e l’innovazione.
Un’altra priorità ambisce a raddoppiare i finanziamenti europei dedicati agli alloggi a prezzi accessibili. Gli Stati membri potranno mobilitare finanziamenti privati e pubblici a questo scopo utilizzando un nuovo strumento finanziario istituito congiuntamente con la Banca europea per gli investimenti.
Le ultime due nuove priorità proposte si concentrano sul miglioramento della resilienza idrica – per esempio tramite iniziative per la digitalizzazione delle infrastrutture o per la mitigazione degli impatti della siccità e della desertificazione – e sul sostegno alla transizione energetica, in particolare attraverso la promozione di interconnettori energetici, sistemi di trasmissione e infrastrutture di ricarica.
Secondo quanto segnalato dal vicepresidente della Commissione europea Fitto, “il tempo è essenziale per chi vuole cogliere questa opportunità”. Dopo la discussione delle proposte della Commissione da parte di Parlamento europeo e Consiglio, entro due mesi dall’entrata in vigore della legislazione rivista gli Stati e le regioni interessate dovrebbero presentare le loro modifiche ai programmi di coesione in corso, ed entro altri due mesi la Commissione le valuterà.
L’intero processo dovrebbe chiudersi “entro la fine del 2025”, secondo Fitto.
Il focus sulla difesa
Nella conferenza stampa di presentazione delle nuove priorità di spesa, Raffaele Fitto non ha voluto fornire indicazioni su cosa prevederà la proposta che la Commissione europea sta per presentare per il prossimo bilancio dell’UE, che coprirà il settennio 2028-2034: “Non è opportuno parlarne ora, in questo momento vogliamo adattare le risorse esistenti alle necessità attuali”.
La politica di coesione sostiene già oggi investimenti legati alla sicurezza e alla difesa che vengono considerati in linea con gli obiettivi di una maggiore coesione economica, sociale e territoriale in Europa.
Si tratta principalmente di finanziamenti a favore dello sviluppo di tecnologie e infrastrutture che possono avere un’utilità sia a fini civili sia militari (come le reti per i trasporti), e di sostegno alle capacità produttive, alla riqualificazione delle industrie, al miglioramento delle competenze e al rafforzamento delle catene di approvvigionamento.
In base alla nuova proposta, i fondi della coesione potranno essere usati anche per perseguire due nuovi obiettivi, in particolare per quanto riguarda il Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR). Uno permetterà di dirottare dei fondi sul miglioramento delle capacità produttive delle imprese “indipendentemente dalle loro dimensioni e ubicazione”, come specificano i funzionari dell’UE.
L’altro si concentrerà sulla costruzione di infrastrutture per trasporti militari, in particolare nelle regioni prossime al confine orientale dell’UE.
La leva dei finanziamenti UE
La revisione intermedia della politica di coesione non mette a disposizione risorse aggiuntive, ma si limita a suggerire – e incentivare – una diversa allocazione dei fondi a disposizione di ciascun programma nazionale o regionale.
Mentre le autorità responsabili dei singoli programmi saranno libere di decidere se investire di più nelle nuove priorità proposte dalla Commissione europea oppure no, “migliori condizioni di finanziamento e maggiore flessibilità” saranno offerte a coloro che sceglieranno di muoversi nella direzione suggerita, ha spiegato il vicepresidente Fitto.
Gli incentivi messi sul piatto dalla Commissione riguardano in particolare l’erogazione dei pre-finanziamenti e l’ammontare dei co-finanziamenti coperti da Bruxelles. Nel concreto, mentre solitamente i progetti di coesione ricevono un pre-finanziamento dall’UE pari al 6% del loro bilancio, i progetti allineati con le nuove priorità strategiche potranno beneficiare di un pre-finanziamento del 30%, a cui si aggiungerà un ulteriore 4,5% per i progetti che rientreranno in programmi che sposteranno almeno il 15% del loro importo complessivo verso queste priorità.
A questo si somma la possibilità per le autorità nazionali e regionali – che solitamente contribuiscono alla realizzazione dei diversi progetti con loro risorse – di chiedere all’UE di coprire fino al 100% dell’importo dei singoli progetti.
Alle regioni disposte lungo il confine orientale dell’Unione sarà garantito un “trattamento speciale”, che si traduce in un possibile pre-finanziamento aggiuntivo del 9,5% per i programmi che destineranno almeno il 15% dei loro fondi complessivi alle nuove priorità strategiche.
“Stiamo offrendo la possibilità di adattare i programmi [della coesione] alle necessità che sono cambiate dal momento della definizione dei programmi nel 2021-2022”, ha sottolineato Fitto a proposito delle conseguenze dell’aggressione russa contro l’Ucraina: “Per alcune regioni periferiche da allora è cambiato il mondo e devono affrontare sfide sproporzionate”.
Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto “Cohesion4Climate” cofinanziato dall’Unione europea. L’UE non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto; la responsabilità sui contenuti è unicamente di OBCT.
Hai pensato a un abbonamento a OBC Transeuropa? Sosterrai il nostro lavoro e riceverai articoli in anteprima e più contenuti. Abbonati a OBCT!
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link