
Negli ultimi 25 anni sono state evitati quasi 13 milioni di morti e oltre 2 miliardi di casi grazie ai progressi nella prevenzione e nel trattamento.
Ma quella contro la malaria è una sfida non ancora vinta.
600 mila morti all’anno, in gran parte in Africa, segnala il rapporto mondiale 2024 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità.
Progressi e ostacoli
La malaria è causata da zanzare che trasportano il plasmodio, il parassita all’origine dell’infezione. Molto è stato fatto e i numeri in calo in diversi Paesi lo testimoniano.
Dalle nuove zanzariere impregnate con insetticidi a doppio principio attivo, per aggirare la resistenza agli insetticidi tradizionali, ai due vaccini utilizzati per immunizzare i bambini nelle zone endemiche.
Fino alle terapie di profilassi o di trattamento.
Ma non basta. La lotta alla malaria, che ha già scontato ritardi con l’ultima pandemia, fa i conti con il cambiamento climatico che favorisce la diffusione delle zanzare e crea nuove emergenze mettendo a rischio anche le strutture di cura nei paesi endemici. Poi c’è il grosso nodo dei finanziamenti. Reinvestire, reimmaginare, riaccendere è il motto della giornata mondiale di quest’anno. Strumenti diagnostici, terapie e infrastrutture di ricerca e cura costano.
A livello globale, nel 2023, gli investimenti totali per il controllo della malaria hanno raggiunto i 4 miliardi di dollari, meno della metà degli 8,3 previsti dalla strategia globale dell’OMS.
E se nel 2023 quasi 1/4 dei fondi arrivavano dagli Stati Uniti ora, con i tagli voluti dalla Casa Bianca, il divario tra obiettivo e realtà che era già cresciuto negli ultimi cinque anni, è destinato a crescere.
Con conseguenze che, difficilmente, riguarderanno solo i Paesi endemici.
Servizi di Elena Cestino
montaggio di Andrea Volpe
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