Un grido d’allarme da parte di 150 premi Nobel e World Food Prize Laureates: il mondo non è pronto ad affrontare la crescente crisi alimentare. Il loro appello del 2025 chiede un cambio di rotta immediato, con investimenti mirati in ricerca e innovazione per garantire un futuro di sicurezza alimentare per tutti
Un appello inedito, una presa di coscienza senza precedenti. Oltre 150 figure di spicco, tra Premi Nobel e vincitori del World Food Prize, hanno deciso di mettere la fame nel mondo sotto i riflettori, chiedendo un sostegno politico ed economico radicale per la ricerca e l’innovazione in agricoltura. L’obiettivo? Evitare una catastrofe alimentare di dimensioni drammatiche, che potrebbe colpire il nostro Pianeta entro i prossimi 25 anni.
La lettera aperta del 2025 — citata come “Laureate Letter 2025” — è un monito chiarissimo: “Siamo di fronte a una traiettoria pericolosa verso un tragico divario tra l’offerta e la domanda di cibo nel mondo” . Le stime attuali parlano di 700 milioni di persone che oggi soffrono la fame e di 60 milioni di bambini al di sotto dei cinque anni che crescono con carenze nutrizionali tali da compromettere per sempre il loro sviluppo cognitivo e fisico. E il numero di individui da sfamare, entro il 2050, aumenterà di un ulteriore 1,5 miliardi.
La combinazione di conflitti armati, crescente instabilità economica, pressioni sul mercato e cambiamenti climatici mette sotto assedio la produzione agricola. I fenomeni meteorologici estremi, la progressiva erosione del suolo, la perdita di biodiversità e la scarsità di risorse idriche creano un quadro allarmante: in particolare, colture fondamentali come il mais — alimento base per gran parte del continente africano — vedono già oggi produttività in calo, e le prospettive future sono ancora peggiori.
Secondo la lettera, “le sfide di accesso al cibo di oggi saranno aggravate dalle difficoltà di produzione di domani”. Una frase che svela tutta l’urgenza di agire, perché “non siamo nemmeno vicini” a raggiungere l’obiettivo di produrre il cibo che servirà alla popolazione futura. Malgrado gli sforzi ereditati dalla Rivoluzione Verde dello scorso secolo, gli esperti sottolineano come gli investimenti in ricerca e sviluppo agricolo abbiano subito un drastico rallentamento, con regolamentazioni spesso troppo restrittive che limitano la diffusione di nuove tecnologie.
Eppure, la scienza offre soluzioni promettenti. In particolare, la lettera sottolinea la necessità di promuovere quei progetti di ricerca ad “alto rischio e alto rendimento” — definite vere e proprie “missioni lunari” (moonshots) — capaci di generare salti tecnologici nella produzione agricola. Si parla di migliorare la fotosintesi nelle colture base come riso e frumento, di sviluppare cereali in grado di fissare biologicamente l’azoto (riducendo la dipendenza dai fertilizzanti chimici) e di trasformare colture annuali in perenni per preservare la fertilità del suolo.
Tra le possibili aree di intervento, rivestono un ruolo centrale anche lo studio e il miglioramento di piante “dimenticate” o trascurate dall’agricoltura industriale, ma dotate di un grande potenziale nutrizionale e di resistenza alle condizioni climatiche avverse. Spazio, dunque, anche alle colture indigene, in grado di sopportare stress idrici e garantire un apporto nutrizionale essenziale alle popolazioni locali. Non mancano, inoltre, proposte per rendere più lunga e sicura la conservazione di frutta e verdura, contrastando gli sprechi alimentari.
Tuttavia, la ricerca non è sufficiente se non si accompagna a politiche lungimiranti e a una regolamentazione che sostenga l’innovazione in maniera responsabile. L’appello dei Premi Nobel e dei vincitori del World Food Prize è rivolto ai decisori politici di tutto il mondo, chiamati a favorire investimenti concreti e a creare incentivi efficaci per l’adozione di tecnologie avanzate, inclusi gli strumenti di intelligenza artificiale, la biologia computazionale e le tecniche genomiche di ultima generazione.
L’urgenza di un cambiamento di rotta è sottolineata anche dalle parole dei promotori della lettera, convinti che “non possiamo ancorare il nostro destino e i nostri sistemi agricoli a modelli ormai superati e a risorse non rinnovabili sempre più scarse”. L’idea è quella di creare collaborazioni transnazionali, con centri di ricerca e università che operino in sinergia per raggiungere obiettivi condivisi: un meccanismo di coordinamento globale, che identifichi e sostenga i progetti di ricerca più promettenti, monitorandone l’impatto sul lungo periodo.
Di fronte al quadro complesso di fame e malnutrizione, c’è però spazio per la speranza. Le firme dell’appello sottolineano come la “posta in gioco” sia alta, ma anche come i ritorni economici e sociali di un investimento massiccio in ricerca agricola siano straordinariamente favorevoli. Proprio questo aspetto ha animato le grandi rivoluzioni scientifiche e tecnologiche del passato, come lo sbarco sulla Luna: se è stato possibile raggiungere traguardi un tempo considerati impensabili, lo stesso si può fare per proteggere la sicurezza alimentare di un Pianeta che nel 2050 conterà quasi 10 miliardi di persone.
È un momento cruciale: i passi che la comunità internazionale compirà adesso, sostiene la lettera del 2025, “decideranno se la crisi alimentare di domani sarà tragicamente inevitabile o se potrà essere prevenuta”.
Non vuoi perdere le nostre notizie?
Leggi anche:
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link