Giorgio Airaudo: «Tesla venga a Mirafiori, Meloni chieda a Musk di scegliere Torino come stabilimento europeo»

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di
Gabriele Guccione

Il segretario della Cgil Piemonte: «Comune e Regione non si facciano più prendere in giro da Stellantis». E sulla sanità: «Le 2 mila assunzioni di Cirio non basteranno a risolvere i problemi»

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«Non c’è tempo, la situazione della sanità piemontese è tale che servono più risorse: subito». Al segretario della Cgil Piemonte Giorgio Airaudo non dispiacerebbe nemmeno l’idea – lanciata sulle pagine del Corriere Torino dal leader di Azione Carlo Calenda – di togliere alla Regione la competenza sulla sanità: «Ma non mi pare che in Parlamento ci siano i numeri per cambiare la Costituzione. Piuttosto, l’opposizione dovrebbe battagliare oggi per ottenere dal governo più fondi».

Airaudo, il caos in cui versa la sanità pubblica non è un problema di architettura istituzionale, dunque?
«Mi sembra una discussione fuori tempo massimo. A me vanno bene anche le Regioni, se solo ci fossero più risorse. D’altra parte, non sarà certo l’autonomia differenziata a risolvere il problema delle liste d’attesa: sono anni che il Piemonte arretra insieme ad altre regioni italiani».




















































Che cosa dovrebbe fare la giunta regionale di centrodestra per fermare questa deriva?
«Noi attendiamo che il presidente Alberto Cirio rispetti l’impegno delle 2 mila assunzioni. Ma sappiamo già che non sarà sufficiente, perché a malapena compensa il turnover e la fuga dei medici, che cercano risposte salariali nel privato o scappano dal burnout. Il 14 febbraio è convocato l’osservatorio: vedremo».

Quali sono gli altri problemi?
«Ciò che sta succedendo alle Molinette rivela una situazione assai seria. E alla Regione non basterà racimolare qualche soldo in giro per risolvere le cose. C’è un problema strutturale. Basti pensare al Centro unificato prenotazioni: il tema non è l’intelligenza artificiale, ma la presa in carico dei pazienti sin da subito, fino a quando non c’è un posto disponibile per un esame o una visita, altrimenti non avremo mai la fotografia in tempo reale di quale è il bisogno di sanità. In una Regione dove gli anziani sono in aumento, poi, l’assistenza dovrebbe rientrare nel campo della sanità, non essere una materia alla mercé dei bonus di Marrone. Perché un malato di cancro va preso in carico e un malato di Alzheimer no?».

Ci vorrebbe una montagna di denaro per fare tutto questo: dove pensa di prenderlo?
«Il governo deve decidere se mettere più soldi sugli armamenti, come chiede Trump, o per garantire il diritto alla salute degli italiani».

Capitolo politiche industriali. Calenda propone la riapertura delle centrali nucleari. È d’accordo?
«Mi sembra tutt’altro che fattibile. Sarebbe più utile fare come in Spagna: separare il costo dell’elettricità dal costo del gas. Ma su una cosa sono d’accordo con Calenda…».

Su cosa?
«Su Stellantis: occorrerebbe che la Regione e il Comune non si facessero più prendere in giro. Dove è finito il polo del lusso? Nelle tre Maserati al giorno che vengono prodotte i pochi giorni all’anno in cui si lavora?».

Che cosa possono fare Regione e Comune?
«Il Comune avrebbe potuto far valere la leva urbanistica: i 3 milioni di metri quadrati di Mirafiori non sono solo un problema privato della famiglia Agnelli-Elkann. Io metterei da parte un eccesso di timore referenziale, che ancora c’è, e chiederei quanto di quei terreni serve ancora e per fare cosa, perché con il piano regolatore si può immaginare un altro futuro per quelle aree, e magari attrarre nuovi produttori».

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E la Regione?
«Io sarei contento se Cirio convincesse la presidente Giorgia Meloni a chiedere al suo amico Elon Musk di portare Tesla, che è alla ricerca di un nuovo stabilimento europeo, a Torino».

Cirio si appresta per la verità a varare un fondo di 10 milioni di euro per integrare il reddito dei cassintegrati.
«Temo che sia una piccolezza a cui potranno accedere in pochi, dipenderà tutto dai criteri di accesso che saranno stabiliti. Non può essere la Regione a inventarsi una sua cassa integrazione. Davanti ai mesi che ci aspettano, che saranno durissimi, noi avremmo bisogno di un nuovo ammortizzatore sociale finanziato dall’Europa che serva a gestire la transizione».

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