il piano di deportazioni parte martedì da Chicago

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 


Quando nel 2014 la polizia di Chicago si era messa in testa di eliminare il crimine usando gli algoritmi e il riconoscimento facciale, non solo il numero di afroamericani innocenti fermati era raddoppiato, ma c’erano state proteste in tutto il Paese per denunciare questa violazione dei diritti.

E ora la città si prepara a un secondo possibile scontro: da martedì infatti Chicago sarà la prima metropoli americana ad iniziare il programma di arresto e deportazione dei migranti senza documenti voluto da Donald Trump. Una scelta lampo, visto che il presidente sarà al suo secondo giorno alla Casa Bianca: secondo quando scrivono il Wall Street Journal e il New York Times, il programma si chiamerà «Operation Safeguard», un nome scelto dalla Immigration and Customs Enforcement (Ice), e dopo Chicago dovrebbe colpire le altre cosiddette «sanctuary cities», città rifugio per i migranti senza documenti come New York, San Francisco e Los Angeles. A Chicago dovrebbe durare tutta la settimana e coinvolgere tra 100 e 200 agenti federali, che eseguiranno gli arresti. Si parte da persone con precedenti penali, spesso di natura minore, che l’amministrazione Biden aveva ritenuto di scarso rilievo.

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

Trump lancia la propria criptovaluta, la valutazione sale a diversi miliardi. Bitcoin a quota 100mila dollari

L’ANNUNCIO
Tom Homan, il responsabile dei piani contro l’immigrazione di Trump, ha già anticipato l’operazione durante una visita a Chicago. «Inizieremo proprio qui a Chicago, Illinois. E se il sindaco di Chicago non vuole collaborare, potrà farsi da parte. Ma se ostacola, se nasconde consapevolmente un immigrato illegale, lo perseguirò», ha dichiarato Homan, alimentando le tensioni con il sindaco democratico Brandon Johnson, che è da tempo nel mirino di Trump per essere «troppo liberal». Come dicevamo, la scelta di Chicago non è casuale. La città non solo ospita una vasta comunità di migranti, ma è anche teatro di un acceso confronto politico tra l’amministrazione Trump e il sindaco Johnson. Le politiche di Chicago, infatti, limitano la cooperazione con le autorità federali in materia di immigrazione, rendendola un bersaglio ideale per dimostrare la volontà del nuovo governo di contrastare le «sanctuary cities».

I NUMERI
I numeri dicono che in Illinois vivono quasi 500.000 migranti senza documenti, la maggior parte a Chicago. «Se l’intento è instillare un senso di terrore e persecuzione, è esattamente ciò che l’amministrazione Trump sta facendo alla grande», ha commentato Jorge-Mario Cabrera, portavoce della Coalition for Humane Immigrant Rights of Los Angeles (Chirla), sottolineando le preoccupazioni per i diritti umani e le conseguenze sociali di tali operazioni. C’è poi la questione economica: i migranti senza documenti – circa 11 milioni in totale – lavorano e contribuiscono all’economia degli Stati Uniti. Il 40% dei braccianti agricoli non ha un visto, per fare un esempio. Inoltre in questo momento l’Ice si trova di fronte a un disavanzo di bilancio di 230 milioni di dollari e non dispone dei fondi necessari per realizzare i piani di Trump su larga scala e in maniera prolungata.

Il Congresso deve prima destinare fondi aggiuntivi per le operazioni di applicazione della legge e per le strutture di detenzione. C’è infine la questione delle autorità locali: il Dipartimento di Polizia di Chicago ha dichiarato che non interverrà o interferirà con le operazioni federali, ribadendo la normativa della città che vieta la condivisione delle informazioni sull’immigrazione con le autorità federali. «Proteggiamo le comunità che serviamo, non facciamo rispettare le leggi sull’immigrazione», ha affermato Don Terry, un portavoce della polizia della metropoli. Allo stesso tempo, organizzazioni come la United African Organization di Chicago stanno mobilitando risorse per informare gli immigrati sui loro diritti e prepararsi a eventuali separazioni familiari. E poi ci sono i numeri: le deportazioni fatte da Trump nel corso del suo primo mandato sono state molto basse, creando il dubbio che gli annunci del presidente eletto siano più propaganda che politica reale: nel 2019, l’anno del picco delle deportazioni sotto Trump, ne sono state eseguite 267.000, un numero molto basso rispetto ai 438.421 deportati nel 2013 da Barack Obama.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link