In questo periodo – un po’ a causa dei tragici conflitti in corso, a testimoniare che le guerre, tutte, mietono vittime anche dove non si immagina, e che non ci sono guerre o olocausti che possano essere giustificati da nuove guerre – ha deciso di raccontare una vicenda che le parole stentano a descrivere, poiché legata in maniera diretta ai campi di sterminio nazisti.
Renzo infatti è figlio della scrittrice Helga Schneider, che venne abbandonata a Berlino nel 1941, all’età di 4 anni insieme a suo fratello Peter di 19 mesi, con il padre già al fronte, dalla madre; la quale, arruolatasi come ausiliaria nelle SS, diverrà guardiana al campo femminile di Ravensbrück e successivamente a quello di Auschwitz-Birkenau. L’incontro dopo 27 anni con sua madre riuscì a inorridirla ancora più del dolore provato per l’abbandono e le sua spietata crudeltà verso i prigionieri dei lager, un dolore espresso in 15 libri dei quali “Lasciami andare madre” e “Il rogo di Berlino” ( entrambi pubblicati da Adelphi) sono i più conosciuti; libri che sono stati anche il modo di raccontare a suo figlio Renzo quale atroce verità fosse nella loro famiglia. “Ho scoperto la verità sul passato di mia madre, Helga Schneider – ci rivela Renzo – quando ero ancora abbastanza giovane, ma in età adulta. La consapevolezza è arrivata attraverso la sua stessa penna, leggendo i suoi libri. “”Il rogo di Berlino” è stato per me una rivelazione sconvolgente, che ha gettato una nuova luce, oscura e dolorosa, sulla mia famiglia e sulla figura di mia nonna. Puoi immaginare che la rivelazione mi abbia scosso profondamente. È stato difficile accettare e processare il fatto che mia madre fosse stata abbandonata da una figura così controversa e tragica, portare dentro di me il macigno di un dolore così laceranti, é come portare addosso il dolore e le sofferenze di migliaia di persone“.
Renzo, convivere con tutto questo non dev’essere stato facile, tutt’altro e ti ringrazio ancora di questa condivisione. Tua madre ha cercato, sta cercando ancora di farlo attraverso i suoi libri, tu dove hai – o stai cercando – la tua serenità?
“Con il tempo, ho imparato a convivere con questa verità attraverso l’arte della scrittura e la spiritualità. Questi strumenti mi hanno aiutato a trasformare il dolore in una forma di espressione e comprensione più profonda”.La scrittura è per me uno strumento per affrontare non solo il passato, ma anche per definire la mia identità, distante e indipendente dall’ombra di quella donna che mi sembra impossibile chiamare mia nonna. La parola “nonna” dovrebbe evocare dolcezza e nostalgia, a me evoca orrore”. .
È difficile mettersi nei panni di chi ha la consapevolezza che nel proprio DNA ci siano i geni di carnefici senza alcun tipo di pietà e soprattutto senza alcun tipo di pentimento, come raccontato proprio dalla Schneider: ma la vita offre possibilità di riscatto e forse di redenzione di un passato che non si è scelto di avere nel bagaglio della propria vita: “Questa è una consapevolezza che pesa, ma ho sempre creduto che noi non siamo definiti solo dalla genetica, ma dalle scelte che facciamo nella vita. Ho scelto di prendere distanze dalle ombre del passato e di lottare per valori di pace, comprensione e tolleranza.
Complesso, a tratti conflittuale, comunque doloroso il rapporto tra Renzo e sua madre , rapporto del quale Renzo ci dice:” La pubblicazione del primo libro di mia madre, se da un lato ha portato alla luce una storia di enorme valore storico, dall’altro ha scavato per lungo tempo una voragine tra di noi. Nonostante il dolore e il conflitto interiore i miei libri, sebbene lontani per tematiche da quelli di mia madre, sono nati da questa complessa eredità familiare, da una ricerca di comprensione e liberazione, da ferite profonde e laceranti. Oggi, guardandomi indietro, porto con me il peso di una storia familiare complessa e dolorosa, ma anche la consapevolezza che solo attraverso la verità, per quanto difficile, è possibile intraprendere un cammino di guarigione interiore, per entrambi, per me e mia madre, nel nostro rapporto reciproco”.
Renzo e Massimiliano hanno scelto Trani per il suo ambiente sereno e la sua bellezza storica, che offrono un rifugio ideale per chi cerca tranquillità e ispirazione. A Trani, oltre alla loro attività professionale, gestiscono l’associazione Orizzonte Comune /TerraMare Nexus, con la quale si impegnano a promuovere la sostenibilità ambientale e culturale, “permettendoci di connettere la nostra vita quotidiana con i nostri valori più profondi”.
Celebriamo ogni anno la giornata della memoria, ma in questo momento sono in corso numerose guerre che stanno flagellando l’umanità senza neanche pietà nei confronti dei più deboli dei bambini: é da considerarsi un fallimento della memoria e della storia come maestra di vita? Qual è la via d’uscita nel nostro Quotidiano?
È una domanda e profondamente attuale. Ogni guerra, ogni conflitto, è una ferita aperta sull’anima dell’umanità e, purtroppo, è difficile negare che la memoria, in molti casi, non sia riuscita a prevenire nuove atrocità. Questo ci porta a riflettere su come stiamo trasmettendo le lezioni del passato. Non basta ricordare: dobbiamo fare in modo che il ricordo diventi azione concreta, un impegno collettivo che si rifletta nelle scelte politiche, sociali ed educative.
La memoria non è un fallimento in sé, ma rischia di esserlo quando viene confinata ai rituali annuali, senza un impatto reale sul nostro comportamento quotidiano. Le guerre che oggi devastano il mondo sono il risultato di un’incessante mancanza di dialogo, di compassione e di rispetto per la dignità umana. La via d’uscita, nel nostro quotidiano, inizia da noi stessi. La pace non si costruisce solo nei trattati internazionali, ma nei piccoli gesti di ogni giorno: educando i giovani alla tolleranza, scegliendo di ascoltare invece di giudicare, e impegnandoci per creare comunità più inclusive. Dobbiamo essere il cambiamento che vogliamo vedere, come diceva Gandhi, e questo significa fare delle nostre vite un esempio di coerenza, rispetto e solidarietà“.
Nel ringraziare Renzo per averci aperto il cuore con sincerità e dolore, é lui stesso a ricordare che per la prima volta, in prima persona, racconterà la sua esperienza e quella di sua madre in un incontro che avverrà il 28 gennaio a Trani, data non casuale per ricordare bisogna andare anche oltre I rituali della giornata della memoria. Al teatro Mimesis, in un reading accompagnato dal trio musicale, Renzo Samaritani avrà accanto Stefania De Toma e i musicisti Gianpiero Grilli, Monica Franceschina e Alessandro Giusto. “Oltre la memoria, le vittime invisibili”, con la regia di Marco Pilone.
E dopo un’intervista rilasciata in una serata di pioggia, prendiamo appuntamento per un giorno di sole, per sapere cosa pensa un bolognese dopo un anno nella nostra Città e se abbia contribuito a una nuova serenità.
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