Disastro ATIM: Acquaroli assediato da “Report”

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Agricoltura

 


“Cioè io mi devo leggere tutti gli affidamenti?” “Di un’agenzia che sta sotto al suo assessorato probabilmente sì…”.

È un Francesco Acquaroli particolarmente nervoso e maldisposto alle domande di Lucina Paternesi quello che emerge dall’inchiesta di Report (la trovi qui) andata in onda ieri sera. La puntata si è concentrata sul buco da 12milioni di euro creato nelle casse regionali per finanziare l’Agenzia per il Turismo e l’Internazionalizzazione delle Marche (ATIM). Un buco che pare non aver portato i frutti sperati alla nostra amata regione.

Le principali critiche mosse dalla giornalista riguardano non solo la gestione dei fondi, che la stessa Corte dei Conti ha duramente criticato (“ha moltiplicato costi e attività che avrebbero potuto essere svolte dalle strutture già esistenti della Regione. Inefficienza, caos e poca trasparenza che hanno provocato un deficit di programmazione”), ma l’idea stessa che sta alla base della creazione dell’ente, definito dall’opposizione un “poltronificio vuoto” e un “doppione di un assessorato che esiste già”. Assessorato del quale, peraltro, Acquaroli ha scelto di mantenere per sé la delega.

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

La giornalista cita il contratto d’affitto pluriennale (6 anni) dei locali nella Camera di Commercio del costo di 80mila euro e il video girato dai consiglieri di minoranza del Partito Democratico che dava conto di uffici vuoti, in orario lavorativo. “Abbiamo chiesto di capire quello che era successo quel giorno, ci hanno detto che erano fuori per degli eventi“, risponde Acquaroli stizzito, che poi continua “il personale? Siamo intorno alle 3-4 persone oggi ma sono usciti bandi pubblicati per recuperare il personale necessario“.

La consigliera regionale DEM Micaela Vitri ricorda i “748mila euro” previsti in bilancio per le spese del personale ATIM e i “12 milioni di euro” stanziati dalla Regione”, sostenendo che “avrebbero potuto essere spesi in sanità, posti al nido e invece vanno in quest’agenzia e da lì, a pioggia, a società private con affidi diretti“. Un sistema che, tra l’altro, non premierebbe neppure il territorio, dato che più di 1/3 degli affidi verrebbe dirottato a società romane, come quella di Alessandro Nicosia, il cosiddetto “signore delle mostre” vicinissimo all’ex ministro Sangiuliano.

Sulla scelta delle ditte Acquaroli rimanda all’ex direttore Marco Bruschini – stipendio di “186mila euro l’anno ricorda Report” – che ora ricopre un incarico al ministero dell’Agricoltura di Lollobrigida, compagno di partito del presidente. Quest’ultimo, dunque, rimette le proprie responsabilità all’ex collaboratore, negando di essere stato coinvolto “direttamente” in ATIM.

Bruschini, però, prima di volare al MASAF lascia in eredità alla regione la controversa questione legata al contratto da 750mila euro con la compagnia AeroItalia dell’AD Intrieri. Stando a quanto dichiara il consigliere di minoranza Caranciniessendo ATIM utilizzatore di denaro pubblico sarebbe stato necessario un bando”, che però non sarebbe stato fatto, tanto da insospettire lo stesso Intrieri che, al momento della firma, decide di immortalare il momento per tutelarsi da successive marce indietro. Marce indietro che puntualmente avverranno, come confermato dallo stesso presidente Acquaroli, che parla di un “contenzioso da risolvere”. “Non ho mai visto un dilettantismo simile a questi livelli, mi sembrava il minimo procedere con un esposto legale” commenta il dirigente di AeroItalia.

Interviene nell’inchiesta anche il sindaco di Fermo Paolo Calcinaro, attualmente diventato virale per lo sdoganamento nell’intervista dell’espressione “gnenoccia” ma che, in realtà, interpellato sull’operatività di ATIM nel comune di Fermo, risponde di non aver mai visto neanche un euro, nonostante gli spot girati nella sala del Mappamondo. “Non abbiamo mai avuto alcun contributo diretto”, nemmeno per la ristrutturazione della sala che sarebbe servita allo spot della stessa ATIM.

Spot che contribuiscono ad aumentare le polemiche, visti i costi elevatissimi pagati dalla regione per i cachet di personaggi come l’ex CT della nazionale italiana di calcio Roberto Mancini, o il campione di atletica Gianmarco Tamberi. Cachet da centinaia di migliaia di euro (1,5 mln totali) che sarebbero dovuti servire a potenziare l’immagine delle Marche a livello internazionale e mediatico, ma che non sono neppure andati in onda sulle reti televisive nazionali (come nel caso di quello con protagonista il ginnasta). Acquaroli messo di fronte al fatto compiuto, infastidito, sminuisce l’insuccesso.

L’ombra più grave sollevata dall’intervista rappresenta il rapporto che avrebbe intrattenuto ATIM con la stampa locale. Stando alle dichiarazioni di un testimone (che intende rimanere anonimo) l’agenzia tra il 2023 e il 2024 avrebbe investito svariate centinaia di migliaia di euro per le società che raccolgono le pubblicità per Corriere Adriatico e Resto del Carlino, i due principali giornali cartacei della regione. La pubblicità per promuovere le Marche sarebbe rimasta, quindi, all’interno delle stesse Marche, una stranezza sulla quale sarebbe bene interrogarsi. Il presidente, stizzito, fa appello all’intelligenza della giornalista, ma non risponde nel merito.

La pietra tombale viene poi messa dai dati ISTAT relativi al 2023 (gli ultimi accertati disponibili), che vedono le Marche avere 90mila presenze in meno rispetto alla vicina Umbria, e pongono la regione al penultimo posto della classifica relativa alla crescita turistica. Interpellato sul tema, Acquaroli rinnega Bruschini, dichiarandosi deluso dal suo operato.

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