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Autonomia, le trattative sono a un bivio: legge «riscritta» dai giudici o nuovo passaggio in Aula?


di
Martina Zambon

Cosa succede dopo lo stop della Consulta al referendum. Tecnici divisi: c’è chi invoca subito i tavoli e chi rimanda al parlamento

Autonomia, la Consulta archivia il referendum abrogativo spazzando via una delle spade di Damocle che, nell’ultimo mese, hanno congelato i lavori (fin lì ben avviati) in via della Stamperia, sede del ministero degli Affari regionali, sulle nove materie non Lep. Cosa succede ora? Di fatto si tirano indietro le lancette dell’orologio a prima di Natale quando la Consulta, pur rigettando la tesi di incostituzionalità tout court avanzata da Puglia, Campania, Sardegna e Toscana della legge Calderoli, ha piantato sette paletti che, di fatto, riscrivono il testo della legge d’attuazione dell’Autonomia. O, almeno, questo è ciò che sostiene il ministro degli Affari regionali Roberto Calderoli dicendo che la pronuncia di dicembre è «autoapplicativa» e che la sua legge, in buona sostanza, sopravvive semplicemente «depurata» delle parti giudicate incostituzionali dalla Corte. Tra i tecnici, però, c’è una seconda scuola di pensiero, secondo cui sarebbe invece necessario un nuovo passaggio in parlamento per ratificare con un voto politico gli aggiustamenti pretesi dalla Consulta.

Le materie senza «Lep»

Ma andiamo con ordine, riprendiamo il filo delle nove materie le cui funzioni non comportano la necessità di applicazione dei Lep, i livelli essenziali di prestazione. Su quelle nove materie, Protezione civile, Previdenza complementare, Professioni, Commercio estero, Rapporti internazionali, Credito fondiario, Coordinamento della finanza pubblica; Giustizia di Pace e Casse di risparmio rurali, le quattro regioni capitanate dal Veneto hanno già avviato i lavori con la struttura tecnica del ministero retto da Calderoli. Per la precisione, sulla Protezione civile si è ormai alla fase finale dopo un serrato botta e risposta con i ministeri competenti. Il prossimo tema all’ordine del giorno è la Previdenza complementare. I tecnici della Regione, coordinati dal segretario della Programmazione, Maurizio Gasparin, hanno continuato a lavorare anche durante l’ultimo mese di stallo e, da Venezia, ci si attende una convocazione a stretto giro in via della Stamperia per riprendere i negoziati finalizzando, in primis, la Protezione Civile.




















































Cosa potrebbe succedere ora

L’obiettivo dichiarato è di arrivare a una prima Intesa Stato-Regione sue tre-quattro materie, per raggiungere un primo traguardo concreto dopo anni di attesa. Ma, proprio sull’ipotesi che si debba tornare in parlamento per l’approvazione del testo riveduto e corretto della Calderoli, si innesta il dubbio che, seppur in via cautelativa, anche i negoziati «semplici» sulle nove materie non Lep debbano restare congelati fino al sigillo parlamentare di cui sopra.
Molto diverso è, invece, il quadro delle altre 14 materie. Dall’Ambiente alla Scuola, passando per i Beni culturali, l’Energia, il Lavoro e le grandi reti infrastrutturali, giusto per citarne alcune. Su queste materie, che il comitato dei saggi guidato da Sabino Cassese ha definito come quelle che abbisognano di livelli essenziali di prestazione, si dovrà attendere il certosino lavoro della Ctfs, la Commissione tecnica per i fabbisogni standard. La Commissione, presieduta dalla professoressa Elena D’Orlando, dovrà affrontare un lavoro immenso che, però, ha tempi molto stretti ormai. E non a causa dell’Autonomia.

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Il tempo stringe

Ai tempi del governo Draghi il federalismo fiscale, riforma lasciata lettera morta da tutti i governi succedutisi dal 2009 a oggi, che impatta su tutte le regioni italiane (e non su base volontaria come l’Autonomia) è stato inserito fra le riforme strutturali dello Stato nell’ambito del Pnrr. La base per far partire il federalismo fiscale sono, appunto i Lep che, in secondo luogo, serviranno anche, eventualmente per l’Autonomia. E per farli, in vista della deadline Pnrr, c’è tempo solo fino a metà 2026.
Le 14 materie Lep, quindi, potrebbero avere a disposizione i relativi Lep a metà del prossimo anno. Che si tratti di materie Lep o non Lep, è ormai chiaro a tutti, soprattutto dopo le modifiche apportate dalla Consulta a dicembre, che la strada è tutta in salita. Ogni Intesa Stato-Regione dovrà fare l’intero iter parlamentare di qualunque legge ordinaria con la possibilità, nelle commissioni, di essere oggetto di emendamenti. Un percorso lungo e tortuoso che lascia presagire tempi lunghi.

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