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Decreto migranti, c’è il testo. Mattarella-Meloni, stop liti con le toghe #finsubito prestito immediato




Sergio Mattarella e Giorgia Meloni alla riunione del Consiglio supremo di Difesa – ANSA

Via libera dal Quirinale al decreto migranti, approvato lunedì dal governo, che fa l’elenco dei cosiddetti “Paesi sicuri”, con l’obiettivo di porre rimedio allo scontro con il Tribunale di Roma che non ha convalidato il trattenimento in Albania di 12 migranti, provenienti da Bangladesh ed Egitto.I due Paesi sono ora fra i 19 inseriti espressamente fra i “sicuri” in riferimento alle procedure di protezione internazionale. Il testo, composto di tre articoli, dopo il passaggio in Ragioneria per la bollinatura, è arrivato al Quirinale nel tardo pomeriggio ed è stato emanato in serata dal presidente Sergio Mattarella.

Nessun braccio di ferro con il Colle, a quanto risulta, solo un’ordinaria intelocuzione, seguita all’approvazione del decreto in Consiglio dei ministri, fra Palazzo Chigi, Viminale, ministero della Giustizia e lo stesso Quirinale. Nel testo finale, che circolava già dalla mattinata, figura anche la possibilità di inserire il ricorso in Corte d’Appello contro le ordinanze del Tribunale sul trattenimento dei migranti nei centri per il rimpatrio, previsione che si era ipotizzato potesse essere eliminata nella stesura finale. «La corte d’appello, sentite le parti, decide con decreto immediatamente esecutivo, entro dieci giorni dalla presentazione del reclamo». Il Capo dello Stato ha anche autorizzato la presentazione in Parlamento del disegno di legge di conversione. Il testo potrebbe diventare un emendamento al decreto sui flussi migratori, che è già all’esame dell’Aula della Camera.

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Giorgia Meloni aveva avuto un veloce pour parler con Mattarellanel tardo pomeriggio, al termine del Consiglio superamo di Difesa, ed è immaginabile che si sia parlato anche dello scontro istituzionale che ha originato ol decreto che era in arrivo proprio in quel momento al Colle. La preoccupazione di Mattarella è quella di superare il conflitto apertosi con la magistratura e le incomprensioni in corso con l’Europa per arrivare a una interpretazione univoca.

E la giornata – in attesa di verificare gli effetti concreti di questo decreto ora pienamente operativo, se cioè risulterà davvero risolutivo della spinosa questione – fa registrare, in effetti, un abbassamento dei toni fra governo e magistrati. Ospite alla festa degli 80 anni de Il Tempo, incassato il risultato del via libera al decreto nella formulazione auspicata, Giorgia Meloni tiene il punto ma rinuncia a nuovi attacchi ai magistrati. «Avevo messo in conto che ci sarebbero stati degli ostacoli», dice solo, ma «il protocollo Italia-Albania funzionerà», scommette. «Non consentirò che un modello che abbiamo individuato, nel pieno rispetto del diritto italiano ed europeo, venga smontato perché c’è una parte della politica che non è d’accordo su come deve essere gestita l’immigrazione. Sono determinata ad andare avanti», assicura». L’obiettivo – spiega – è «combattere l’immigrazione illegale, che rende più difficile l’ingresso di immigrati regolari». Gli strali della premier, pur definendo «irragionevole» la sentenza del Tribunale di Roma, più che ai magistrati, sono indirizzati alla politica. Al M5s, che con Giuseppe Conte ha evocato il danno erariale per i campi italiani realizzati in Albania (Italia viva ha formalizzato ieri un esposto alla Corte dei Conti con la stessa motivazione). Certe accuse «da quelli dei banchi a rotelle, da quelli del Superbonus anche no», attacca Meloni, che accusa anche il Pd, che con suoi eurodeputati ha invocato la procedura di infrazione: «Non è normale che rappresentanti italiani vadano in Europa a chiedere che l’Italia venga punita», lamenta. Quanto alla mail del magistrato Marco Patarnello che la definisce «pericolosa», preferisce non parlare di «complotto. Non credo – aggiunge – ci sia un disegno di sovvertire la volontà popolare», ma vede «da parte di alcuni un certo menefreghismo per la volontà popolare». Un caso – il messaggio inviato a una mailing list dell’Anm – per il quale il ministro della Giustizia Carlo Nordio sta valutando se inviare gli ispettori del ministero. Un’espressione da cui prende le distanze anche il presidente dell’Anm Giuseppe Santalucia: «Non c’è nessun pericolo, il termine “pericolosa” non è assolutamente adeguato. L’affermazione di Patarnello si presta ad equivoci. Noi non siamo ayatollah, la presidente Meloni non è pericolosa. Andiamo alla sostanza delle cose – il suo invito -, non aggrappiamoci alle parole: i magistrati rispettano fino in fondo le istituzioni. Il governo torni a parlare con la magistratura nei termini di un doveroso rispetto nella comunicazione istituzionale», auspica Santalucia.

Anche Nordio, rispondendo al question time evita attacchi ai magistrati: «Non vi è nessuna motivazione inerente al caso concreto per quanto riguarda i singoli richiedenti asilo – dice solo – . Quindi sono inottemperanti alla sentenza della Corte europea».

In controtendenza è Marina Berlusconi, che esclude ingressi in politica e torna all’attacco delle toghe all’inaugurazione della libreria Mondadori, nella galleria Alberto Sordi, a due passi da Palazzo Chigi: «Certi giudici – dice – non sono nemici di Giorgia Meloni o di Silvio Berlusconi, ma di tutto il Paese».





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