Testimonianza di spiritualità da parte di suor Anna Maria Vissani

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Testimonianza di spiritualità da parte di suor Anna Maria Vissani, originaria di Tolentino, è la responsabile del Centro di spiritualità sul Monte a Castelplanio (Ancona). La religiosa propone di “tenere l’occhio su due estremi: la corruzione del mondo e il tesoro del cielo“. Occorre, infatti, indicare il percorso di conversione”. Adoratrice del Sangue di Cristo, suor Anna Maria Vissani ha conseguito il dottorato in Teologia Morale nel 1985, il Master in Bioetica all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma nel 1995. Ha il titolo di Licenza in Teologia spirituale, ottenuto all’Università Gregoriana. Ha insegnato, per diversi anni, in istituti di Scienze Religiose nelle Marche, teologia morale e teologia spiritale. Si è diplomata in Grafologia nel 2008, con specializzazione in Consulenza della Personalità. Dirige il Centro di spiritualità di Castelplanio dal suo inizio con corsi di spiritualità e di preghiera, corsi di preparazione al matrimonio, corsi per famiglie e adulti in genere. Guida Esercizi Spirituali per diverse categorie di persone. Dedica molto tempo ad ascoltare persone con difficoltà relazionali. Da sempre ha avuto una particolare attenzione al tema della donna nella società e nella Chiesa e ad argomenti di attualità come la fragilità, l’amicizia, la relazione. Pubblica libri a sfondo psicologico-spirituale. In Terris le ha sottoposto alcune domande sul significato odierno della spiritualità per analizzarne radici e sviluppi.

Foto di Caroline Hernandez su Unsplash

Quale riflessione si può fare sulla vita spirituale alla prova della storia?
“Viviamo a 2000 anni dall’evento pasquale (morte, risurrezione e dono dello Spirito) e registriamo un tempo confuso. C’è un clima di fede rarefatta (nebbia), di indifferenza. Viviamo un’esperienza di minoranza in mezzo ad un’offerta abbondante e indiscriminata di spiritualità. Quale?  New Age, Sette, Religioni orientali, Yoga…convivono in un oggi confuso. Lo ‘spirituale’ va di moda e si presenta in 1000 salse e con 1000 volti: religioni, musiche, luoghi. Oggi per noi cristiani è urgente un profondo ascolto, un vero discernimento e quindi un orientamento. Ma questo è anche un nuovo momento: lo stimolo positivo di nuovi fatti dopo il Concilio: Parola, Liturgia, Spiritualità orientale, Icone, Scienze umane. A quanti vivono questo momento, si propone una vita spirituale. Urge trovare e presentare la vera vita spirituale, l’autentico rapporto con lo Spirito Santo e ciò richiede un lavoro di discernimento e chiarezza perché non tutto è spiritualità cristiana. L’orientamento non è nel magma di una fede frantumata e frammentata, nella ricerca di una continua novità. L’orientamento è nel ritrovare le radici bibliche e tradizionali della fede accolta e non auto scoperta. L’eccesso del sentire/soggettivismo (io al posto di Dio; perdita del centro; frammentazione) porta a quel ‘gonfiarsi canceroso della soggettività’. E  fa sospettare sul concetto stesso di esperienza e di esperienza spirituale. Nel rapporto con Dio, si dice che vale solo sperimentare, provare. In realtà occorre affidarsi e compromettersi. Non si cammina nella vita spirituale per cercare continuamente prove e sicurezze esterne poco durevoli, con la conseguenza di allargare una forte inconsistenza interiore”.

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Foto di Jametlene Reskp su Unsplash

Come viene vissuta oggi la spiritualità?
“E’ chiaro che la spiritualità viene vissuta oggi in questo ambiente segnato in modo massiccio dall’Individualismo (Benedetto XVI spesso lo ha associato al relativismo) che poco ha a spartire con la fede, ed è connotato da emotivismo (il mio bisogno, non c’è spazio per la narrazione e la memoria), ambiguità (la crisi dell’identità. Le relazioni diventano fluide quanto l’identità, il narcisismo fa perdere la responsabilità). L’uomo d’oggi reclama un’altra dimensione, diceva già Pascal: ‘L’uomo supera l’uomo’, sente il bisogno di andare oltre. E’ un rimando allo Spirito da discernere tenendo conto della attuale forma percettiva. Questa è la nostra epoca. E’ quanto diceva, un vecchio monaco, eccellente storico e grande credente, pochi mesi prima di morire. Qual é l’epoca migliore? La nostra, perché abbiamo veramente tanto e poi perché é l’unico tempo che Dio ci dà. Quando noi cristiani apriamo la finestra della spiritualità ci troviamo davanti lo Spirito del Signore morto e risorto, che scende dal cielo – è un dono di Dio – come vento che scuote e come fuoco che trasforma. Lo Spirito del Signore poi – questa è la bella notizia –  è stato riversato nei nostri cuori: ‘La speranza non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato’ (Rm 5,5). Il nostro sguardo nasce da questo dono. E con questa Divina Presenza guardiamo la corruzione del mondo. Facciamo attenzione dunque che lo spirituale non può essere identificato solo con il mondo psichico, etereo, immateriale”.

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Foto © InTerris

A cosa si riferisce?
“Tutto l’uomo intero, tutto il mondo cosmico fisico e storico è chiamato a diventare spirituale; il cosmico, corporeo, materiale, fisico al pari del resto, altrimenti il dualismo sarà inevitabile e la salvezza mai raggiunta. Dopo il peccato originale, è proprio il corpo con le sue inclinazioni che più si ribella a diventare spirituale e che cerca di sfuggire al vero significato di questa parola. E non va dimenticato il fatto che il corpo talvolta può mettersi a servizio dell’amore, ma può restare la mentalità dell’uomo, che è testarda e molto astuta nelle proprie dimostrazioni, solo per non farsi permeare dall’amore. Come interpretare questo stato mentale e spirituale delle persone corrotte?  Cosa succede in chi da persona tentata a peccatore/trice diventa poi corrotto/a? Papa Francesco commenta il peccato del Re Davide e si chiede perché dal peccato (dai peccati di lussuria, adulterio, omicidio) si passa alla corruzione?  Che cosa succede a Davide, prima descritto nella Bibbia con tanti tratti positivi? Risponde che è la voglia del potere che fa passare dal peccato alla corruzione. Per questo dice: ‘la corruzione è un peccato più facile per tutti noi che abbiamo qualche potere, sia potere ecclesiastico, religioso, economico, politico’. Davide poi ne è uscito.  Quale cura ha seguito per questa malattia? Ancora altre domande che nascono per noi oggi: ma non siamo tutti corrotti?  Come può il credente affrontare quello che sembra essere diventato uno stato naturale del costume della società odierna, una prassi quotidiana?  E in che modo si concilia e si intreccia la piaga della corruzione col grande discorso spirituale della caducità umana, della ricchezza che passa, della transitorietà dei beni terreni? Si può uscire dunque oggi dalla corruzione? Il peccato è perdonato, la corruzione no; anche oggi  bisogna prima curare. Come fare? Con quale esperienze spirituali? Quale spiritualità?”.

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Suor Anna Maria Vissani. A destra: la copertina del libro. Foto: Centro di Spiritualità sul Monte

Può farci un esempio di corruzione del mondo?
“La riflessione riguarda il mondo, appunto la corruzione del mondo.  Siamo nel mondo, ma non del mondo. Lo afferma Gesù nel discorso dell’ultima cena in Giovanni: ‘Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo’ (Gv 17,14). Poi afferma addirittura: ‘io non prego per il mondo’ (Gv 17,9). Accanto al significato di ‘mondo’ come opera di Dio e come umanità, c’è anche in Giovanni il ‘mondo’ come ‘mondanità’. Cioè come coloro che rigettano coscientemente e coerentemente i valori dello spirito, la verità, l’amore, il bene, la giustizia. Non sono i semplici peccatori, che possono essere toccati nel cuore e convertirsi, ma i superbi oppositori del Bene, i sistematici negatori di ogni valore e, quindi, gli avversari di Cristo, consapevoli della sua verità ma, per interesse proprio o per arroganza di potere, pronti a rigettarla. Sono coloro che hanno per guida ‘il principe di questo mondo’, Satana (Giovanni 12,31; 16,11). Gesù̀, dunque, come afferma in quel discorso, non può pregare per loro, mentre prega per l’umanità̀ misera e fragile. Gesù non può amare la mondanità: sarebbe una contraddizione in termini, una smentita del suo disegno di salvezza e di giustizia”.

missionario
Foto di Himsan da Pixabay

Cioé?
“È per questo che Giovanni esorta nella sua Prima Lettera: ‘Non amate il mondo, né ciò che è del mondo!’ (2,15). La prima consapevolezza – il primo passo di ogni esperienza vera di spiritualità – è allora quella che ti fa capace di conoscere le dinamiche della mondanità, il sistema mondano delle relazioni, fino a scorgere la radice profonda, il peccato e le strutture di peccato. Il peccato che si moltiplica con l’educazione, l’esempio; si presenta come inevitabile e impregna le relazioni umane. Entriamo in un mondo inquinato, che ci inquina. Una spiritualità è sempre attenta nella notte del mondo come il gufo tra le rovine, che tiene aperti gli occhi sulla notte di questo mondo ( Mc 13,33-37) per scorgere l’aurora. ‘I gufi e le civette mi piacciono per i loro occhi. Ah! Quegli occhi enormi, occhi da icone! Non vedete, o saggi, non vedete, o assonnati dagli occhi cisposi, uomini e donne dagli occhietti stretti e semichiusi, che Dio ha fatto gli occhi dei gufi e delle civette così enormi affinché fossero occhi che vedono nella notte? Per scrutare le tenebre bisogna avere occhi smisurati, gli occhi di Dio stesso’ (Louis Albert Lassus)”.

 



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