Tutto quello che c’è da sapere sul BTP Più, confronto con gli altri BTP e con i Bund

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Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 


Quattro anni di legame forte e poi altri quattro di legame debole: così il Tesoro italiano si adegua al mondo degli impegni a bassa intensità e propone ai risparmiatori un BTP restituibile all’emittente dopo un certo periodo, il BTP Più.

Una novità importante

In Italia, ci sono pochissimi casi analoghi, l’unico paragone sono i Buoni fruttiferi postali. Questi prodotti d’investimento sono caratterizzati da rendimenti di norma più bassi di quelli dei buoni del Tesoro, non a caso, la differenza è dovuta anche al fatto che i buoni distribuiti dalle Poste incorporano il diritto di rimborso in qualsiasi momento.

Insomma, l’opzione put (diritto a vendere da parte del possessore) ha un valore per il sottoscrittore di un’obbligazione, per cui, di norma, l’emittente lo fa pagare, sulla cedola, sulla durata o su altri parametri.

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Questa assunzione dovrebbe valere anche per il nuovo BTP Più. E’ quindi possibile che il ritorno cedolare sia complessivamente meno generoso di quello offerto dai quattro BTP Valore emessi nel 2024. Oppure, al contrario, che le cedole siano maggiori nella seconda parte della vita del titolo, rispetto alla prima, per incentivare il sottoscrittore alla fedeltà.

Va detto che la prossima emissione non prevede, come in passato, il premio aggiuntivo per chi porta il titolo in scadenza, quindi, si può dire che il Tesoro abbia già tolto qualcosa.

Il rischio tassi è sbilanciato sul Tesoro

Lo Stato italiano si cautela a fronte del fatto che si prende un rischio importante sull’andamento dei tassi: se infatti l’Europa, al contrario delle previsioni, dovesse imboccare la via della crescita, le ipotesi di forte allentamento monetario oggi incorporate dai tassi di rendimento di mercato, dovrebbero essere riviste. Questo cambio di assunzioni sulle prossime mosse di politica monetaria potrebbe far scendere i prezzi: ricordiamo che il ritorno dei bond è inverso al prezzo. A quel punto, se questa fosse la realtà, il sottoscrittore avrebbe la possibilità di farsi rimborsare a cento, quel che probabilmente sarebbe sotto la pari.

Le ipotesi sono tante, forse troppe, per cui è meglio rimandare a quando saranno comunicati i termini definitivi, tra pochi giorni.

Carta d’identità del BTP Più

Si può però intanto ragionare sulla situazione di mercato e provare a mettere giù delle ipotesi sul rendimento che il Tesoro fisserà. Prima di procedere però, ricordiamo le caratteristiche del buono in emissione dal 17 al 21 febbraio:

1) Durata di 8 anni

2) Cedole fisse pagate ogni tre mesi sulla base di un meccanismo step up in due fasi di quattro anni ciascuna e tasso cedolare più elevato nella seconda fase

3) Prezzo di emissione alla pari e senza commissioni durante i giorni di collocamento.

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 4) Tassi minimi garantiti nei primi quattro anni e nei successivi quattro anni

Il BTP Più è meglio degli altri BTP?

Per cominciare a capire se il BTP Più è un buon investimento si deve partire con un confronto con quel che oggi si trova sul mercato.

Il BTP scadenza febbraio 2033 (otto anni) ha un tasso di rendimento del 3,38%, circa venti punti base sotto il decennale di riferimento. Il BTP Più dovrebbe quindi offrire qualcosa di più, nell’arco di tutta la sua vita, di quel che si trova sulla scadenza a otto anni.

La presenza dell’opzione rimborso cambia le cose, in quanto bisogna ragionare anche su quattro anni: sul secondario, il BTP scadenza febbraio 2029 esprime un tasso del 2,82%.

In attesa delle comunicazioni sui termini finali, 3,38% e 2,82% sono i due punti di partenza: in termini di cedole, il Tesoro dovrebbe offrire una via di mezzo. Il punto esatto dirà quanto valore viene dato da via XX settembre all’opzione Put.

 

 

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Il BTP è meglio del Bund tedesco?

Indipendentemente da quel che sarà deciso, è sempre lecito interrogarsi sull’opportunità di investire in bond, un asset assimilato per convenzione al rischio zero che da qualche tempo si muove tanto, forse troppo per chi vuole dormire sonni tranquilli e dimenticarsi dell’investimento. Dei recenti movimenti delle obbligazioni abbiamo parlato qui.  

Rispetto al passato, quando il BTP era considerato periferia problematica dell’Europa, le cose sono molto cambiate: Lo spread con il Bund tedesco sulla scadenza a dieci anni, un indicatore della debolezza italiana, è non tanto sopra i cento punti base, la metà dei livelli di due anni fa.

L’avvicinamento, dovuto anche ai problemi della Germania, fa sì che oggi, chi non si vuole impegnare troppo a lungo e ritiene già troppo quattro anni, trova sulla scadenza a tre anni, il Bund a 2,22% di tasso di rendimento, contro il 2,67% dell’omologo italiano.

L’OAT francese, per effetto della crisi istituzionale, a Parigi rende il 2,50%. Insomma, rinunciando a qualche decina di punti base di rendimento ci si può spostare sul solidissimo debito tedesco con merito creditizio di eccellenza tripla A.

La scelta comporta dei costi in altri termini, visto che il BTP Più, oltre a essere esente dalle imposte di successione, concorre all’esclusione dal calcolo ISEE fino a 50.000 euro investiti in titoli di Stato.



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