In due settinane le quotazioni del gas sono salite del 20% sul mercato europeo all’ingrosso. Per le famiglie possibili rincari del 30% delle bollette. Il presidente dell’Arera Besseghini: «Non deve scendere il livello di attenzione»
Il gas russo, che ancora riforniva i mercati europei e in piccola parte anche l’Italia, da ieri ha smesso di arrivare attraverso l’Ucraina, che non ha voluto rinnovare con Mosca l’accordo di transito, scaduto il 31 dicembre 2024. «Quando Putin ottenne il potere in Russia più di 25 anni fa — ha commentato sui social media il presidente ucraino Volodymyr Zelensky — il pompaggio annuale era di oltre 130 miliardi di metri cubi. Oggi il transito del gas russo è pari a 0. È una delle più grandi sconfitte di Mosca». Nonostante l’Unione Europea (Italia compresa) abbia diversificato le fonti rafforzando le infrastrutture per poter ricevere gas naturale liquefatto per poi rigassificarlo e aumentando i flussi di gasdotti collegati con altri Paesi come l’Algeria, mancheranno fino a 15 miliardi di metri cubi di gas russo (che ha prezzi più convenienti) all’anno. E lo stop arriva nel periodo peggiore, l’inverno, quando il consumo è ai massimi.
Gas, +20% in due settimane
La mancata estensione dell’accordo, che si porta dietro un mercato del gas più corto perché mancheranno i volumi di Gazprom, è stata assorbita nelle quotazioni internazionali, con il prezzo europeo di riferimento, il Ttf di Amsterdam, salito del 20% in due settimane: da 40 euro al megawattora di metà dicembre ai 48 euro di fine 2024. E anche il Gnl americano — gli Stati Uniti sono diventati il primo fornitore della Ue e questa settimana anche Kiev per la prima volta ha comprato un carico dagli Usa — è schizzato al livello più alto da dicembre 2022.
Besseghini (Arera): «Non deve scendere il livello di attenzione»
«L’interruzione dei transiti dall’Ucraina — ha dichiarato al Corriere il presidente dell’Autorità Arera Stefano Besseghini— è tutto meno che una sorpresa. Atteso che gli impatti sul sistema saranno ragionevolmente gestibili, appare in tutta la sua evidenza la delicatezza del sistema gas ancora oggi a quasi tre anni dall’inizio della guerra. Molto è stato fatto, ma non deve scendere il livello di attenzione». Un ruolo fondamentale lo hanno i depositi di gas. «Sebbene le scorte siano ancora a un livello adeguato — ha dichiarato ieri il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin — si stanno valutando ulteriori misure per massimizzare la giacenza per affrontare con tranquillità la stagione invernale. Tra pochi mesi è previsto l’arrivo a Ravenna di un’altra nave rigassificatrice che aumenterà la capacità di import di Gnl».
Il ruolo del Gnl
Il riferimento è al nuovo rigassificatore di Snam, ma sarà operativo soltanto da inizio aprile e non potrà servire per questo inverno. «Il Gnl — prosegue Besseghini — rimane il principale elemento di flessibilità in un mercato relativamente stretto ma in competizione con le altre economie che stanno cominciando a dare segni di ripresa. La messa in esercizio di Ravenna e la continuità di Piombino sono elementi chiave di quella attenzione cui facevo riferimento. La possibilità per gli operatori di costruire contratti di lungo termine anche per il Gnl è un altro fronte. Biometano e produzione nazionale seguono a ruota per garantire il massimo degli strumenti possibili».
Le previsioni sui prezzi
Che cosa succederà ai prezzi nei prossimi mesi? «I prezzi del gas sul mercato internazionale — spiega Davide Tabarelli, presidente e fondatore di Nomisma Energia — rimarranno su livelli alti, vicino ai 50 euro/MWh, per tutto il primo trimestre in ragione di un inverno più rigido rispetto agli ultimi tre e per effetto della fine del transito in Ucraina. Le scorte stanno scendendo più velocemente rispetto agli anni passati e arrivare a febbraio e marzo con un livello basso potrebbe creare problemi nel caso di una coda d’inverno». Per via delle tensioni sui prezzi all’ingrosso gli italiani nel 2025 rischiano di pagare fino al 30% in più sia per le bollette di luce e gas. «In primavera e nel resto dell’anno — conclude Tabarelli — le quotazioni dovrebbero ridiscendere verso i 40 e poi anche 30 euro a inizio 2026, con il ritorno a maggiore normalità».
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