Sanità, allarme dell’Ordine: entro il 2026 il 48% dei medici andrà in pensione

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di
Clarida Salvatori

I nuovi arrivi previsti (14mila le assunzioni programmate) dopo lo sblocco del turnover procedono a rilento. Carenze gravi anche tra gli infermieri

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Quasi la metà dei medici attivi oggi nel Servizio sanitario pubblico del Lazio, da qui alla fine del 2026, andranno in pensione. E la rete ospedaliera, già adesso in forte sovraccarico, ne risentirà ancora di più. Specie se non verrà immessa nuova forza lavoro, questione che la Regione sta affrontando. Secondo i dati dell’Ordine dei medici di Roma e provincia infatti, l’età media dei camici bianchi in servizio in aziende sanitarie locali e ospedali regionali è molto elevata. E ben il 48 per cento di loro, nell’arco del 2025 e del 2026, avrà maturato il diritto di appendere al chiodo stetoscopio e fonendoscopio, per lasciare la professione.

I dipendenti complessivi

Secondo l’ultimo censimento ufficiale della Regione, datato 31 dicembre 2023, i dipendenti complessivi nel Servizio sanitario regionale erano 53.583 (qualche migliaio di meno per l’Ordine, che ne contava 47.333). Dato che nello specifico era così suddiviso: oltre 8.500 medici dipendenti, quasi 22mila cinquecento infermieri e circa 16mila altre figure professionali, dai tecnici di laboratori agli amministrativi, dai biologi agli psicologi. Andando poi a scandagliare nel dettaglio l’organico dei soli medici, queste sono le divisioni tra il personale. Oltre duemila sono gli specialisti ambulatoriali e nelle Asl, più di quattromila i medici dell’assistenza primaria, vale a di medicina generale, quasi mille quelli di continuità assistenziale (la vecchia guardia medica), circa seicento quelli dei servizi (nella fattispecie coloro che svolgono la loro attività per esempio nei poliambulatori o negli uffici di igiene) e infine settecento pediatri di libera scelta.




















































Piante organiche cresciute del 17%

Dopo anni di blocco del turnover, a causa del piano di rientro a cui la Regione è stata sottoposta per ripianare i debiti contratti negli anni dalla sanità regionale, a partire dal 2023 e per tutto il 2024, sono state autorizzate 14mila tra assunzioni e stabilizzazioni che porteranno la pianta organica del Servizio sanitario regionale ad aumentare del 17 per cento, arrivando quindi nel 2025 a 63mila unità nell’intero comparto. Al di là delle 1.700 assunzioni a tempo indeterminato di chi era già al lavoro con contratti a termine, i nuovi dirigenti medici sulla carta dovranno essere 1.940 e altri 238 quelli in arrivo per il Giubileo di Roma, così come gli infermieri 1.816 a cui si dovrebbero aggiungere i 532 reclutati per fronteggiare le emergenze sanitarie dell’Anno Santo. Il tutto al netto dell’espletamento dei bandi o dei ritardi nei concorsi.

Meglio i pronto soccorso

Intanto, nonostante si avvicini il picco dell’influenza stagionale – con il Lazio che da due settimane resta stabile nella fascia media di incidenza (dati dell’ultimo rapporto epidemiologico dell’Istituto superiore di sanità RespiVirNet) – sembra allentarsi la morsa sui pronto soccorso. Ieri, alle 19, i pazienti che si erano recati nei dipartimenti di emergenza nelle ultime 24 ore erano 1.900 (nelle scorse settimane erano arrivate anche a superare i 2.500 accessi). Quelli in attesa di un posto letto o del trasferimento erano circa 600, poco oltre il 30 per cento. A inizio anno si erano invece toccati persino picchi del 40. Con la triste conseguenza che in tanti avevano aspettato oltre 24 ore per essere ricoverati in reparto.

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23 gennaio 2025

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