«È arrivato il momento del dialogo»

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Nella giornata di lunedì 20 gennaio la Corte costituzionale ha comunicato di aver ritenuto «inammissibile» il quesito referendario presentato da un Comitato che raccoglie numerose sigle di partiti, sindacati e attivisti, volto all’abrogazione della Legge 26 giugno 2024, n. 86, ovvero la legge che dovrebbe introdurre in Italia la cosiddetta “autonomia differenziata”. Ufficialmente la Corte costituzionale non ha ancora depositato le motivazioni della propria sentenza, ovvero non ha spiegato nel dettaglio le ragioni della bocciatura del quesito referendario.

Tuttavia, nella nota divulgata il 20 gennaio veniva evidenziato: «La Corte ha rilevato che l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari. Ciò pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore». Altro aspetto interessante sottolineato dalla Corte costituzionale è che, in virtù di quanto appena visto, un eventuale referendum «verrebbe ad avere una portata che ne altera la funzione, risolvendosi in una scelta sull’autonomia differenziata, come tale, e in definitiva sull’art. 116, terzo comma, della Costituzione; il che – sottolineava ancora la nota della Corte – non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo eventualmente di una revisione costituzionale». 

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Molti commentatori hanno fatto notare che la bocciatura del quesito referendario è arrivata dopo che la stessa legge che l’eventuale referendum avrebbe voluto abrogare era stata in precedenza modificata sensibilmente proprio da una sentenza della stessa Corte costituzionale, con la quale la legge sull’autonomia differenziata è stata di fatto resa difficilmente applicabile allo stato attuale. A confermarlo è stato nelle scorse ore il nuovo presidente della Corte, Giovanni Amoroso, il quale, rispondendo a una domanda proprio sull’autonomia, ha sottolineato l’importanza della pregressa definizione dei Lep da parte del Parlamento, ovvero dei Livelli essenziali di prestazione, prima di una qualunque eventuale applicazione della legge cosiddetta “Calderoli”.

Lo stesso presidente Amoroso ha poi spiegato che di tale legge ad oggi, ovvero dopo l’intervento della Corte costituizionale del 14 novembre 2024, è rimasto poco più che una struttura portante: «La corretta definizione dei Livelli essenziali delle prestazioni – ha dichiarato Amoroso – costituisce proprio l’architrave, il perno, l’impianto della legge, di cui è rimasto solo un perno e intorno al quale va costruito ora l’edificio. Occorre che il Legislatore intervenga e determini i criteri per i Lep. La possibilità di determinare i Lep senza un intervento del legislatore non c’è. Occorre – ha poi evidenziato il presidente Amoroso – che il legislatore intervenga anche per le materie non Lep. C’è da ricostruire questa fase, che è a fondamento di tutto l’impianto della legge per l’attribuzione di specifiche funzioni di materia».

Sull’argomento è intervenuto anche Luca Zaia, commentando così la decisione della Corte costituzionale di non ammettere il referendum abrogativo della legge sull’autonomia differenziata: «Sull’autonomia differenziata è arrivato il momento del dialogo. Dobbiamo smettere di guardare al futuro con le divisioni del passato e concentrarci sui contributi che possiamo offrire insieme per una riforma in grado di rendere il paese più efficiente e vicino ai cittadini. Dopo anni di attesa, questa è l’opportunità per avviare una stagione di grandi riforme. Il Veneto si è opposto dinanzi alla Consulta all’ammissibilità del referendum, ottenendo un riconoscimento delle proprie ragioni – ha spiegato Zaia -. Come avremmo rispettato un giudizio contrario, oggi ci aspettiamo che il pronunciamento della Corte rappresenti un’occasione per superare la contrapposizione ad oltranza e abbracciare un approccio costruttivo».

Il governatore veneto ha poi aggiunto: «Con soddisfazione abbiamo rilevato che, nella nota emessa dalla Corte, emergono elementi di accoglimento delle osservazioni contenute nella memoria presentata dalla Regione del Veneto. Le due recenti sentenze sull’autonomia confermano l’autorevolezza della Consulta, espressione di grande competenza e imparzialità. Proprio da questa imparzialità dobbiamo ripartire per lavorare insieme alla realizzazione dell’autonomia, così come prevista dalla Costituzione e adeguata alle indicazioni fornite dalla Corte». Infine, il presidente Zaia ha ringraziato tutti coloro che stanno operando con «discrezione e rigore» per dare forma a questa riforma, a livello regionale e nazionale: «Ho chiesto che i risultati di questo lavoro vengano messi a disposizione di tutte le Regioni d’Italia. Il Veneto – ha concluso Zaia – ribadisce la piena disponibilità a essere un punto di riferimento per un paese che, grazie all’autonomia, potrà rafforzare anche il proprio senso di unità».



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