ecco la rubrica delle buone notizie

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Con oggi non solo inizia un nuovo anno, ma comincia anche La luce in fondo al tunnel, la nuova rubrica de Il Corriere del Ticino. 

Vi diamo la prima di una serie di buone notizie: qui troverete, ogni mese, solo notizie positive in grado di celebrare iniziative o scoperte che testimoniano quanto di bello accade nel nostro mondo. 

Il nome di questa rubrica non è solo un rimando alla classica immagine che l’espressione simboleggia e che ci ricorda la gioia e la speranza che accompagna la fine di una situazione negativa, ma vuole anche essere un richiamo alla volontà di illuminare alcuni contenuti informativi lasciandone, volutamente, al buio altri. 

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In una realtà giornalistica sempre più caratterizzata da notizie declinate in negativo (le quotidiane vicende di cronaca nera, le preoccupazioni dettate da guerre o crisi economiche e i problemi legati alla salute dei cittadini sono solo alcuni esempi), La luce in fondo al tunnel vuole offrire a voi, il nostro pubblico, una lettura che permetta di «pensare positivo» e che sappia celebrare, in dedicati spazi informativi, ciò che di bello accade e ci circonda.

La nostra missione sarà raccogliere, selezionare e offrirvi articoli giornalistici che possano trasmettervi speranza e serenità per il futuro. Buona lettura.

Tempo di disfare (e ripiantare) l’albero di Natale

Avete  mai pensato di adottare, ogni anno, un vero abete per Natale? Nel Regno Unito si tratta di una pratica che sta avendo abbastanza successo e l’obiettivo è chiaro: ridurre gli sprechi e promuovere un’alternativa più ecologica all’albero vero, ma troppo spesso «usa e getta». 

L’iniziativa, promossa dal London Christmas Tree Rental, prevede che ogni anno i cittadini possano scegliere di portare a casa un vero albero così da decorarlo e dare un maggiore senso di autenticità all’atmosfera natalizia delle proprie abitazioni. La maggior parte degli alberi messi a disposizione sono degli abeti rossi norvegesi, un tipo di pianta che ben si adatta ad una breve vita in vaso per poi crescere con le radici in aree di terra più ampie. 

Una volta concluso il periodo delle festività, gli alberi vengono riconsegnati, ne si valutano le condizioni di salute e, se l’esito è positivo, li si prepara ad essere «adottati» nuovamente l’inverno successivo. 

Anche se solo per poche settimane, prendersi cura di un albero non è semplice. Bisogna seguire diligentemente alcune regole e adattare i più adatti accorgimenti per assicurarsi che la presenza dell’abete nelle case non causi alcun danno alla pianta, il cui destino è una vita nella natura. Particolare attenzione va riposta nella quantità d’acqua giornaliera di cui l’albero necessità e nella lontananza da fonti di calore. L’azienda inglese incoraggia persino i clienti a dare un nome al «proprio» albero, in modo che diventi parte della della famiglia. Quando gli abeti superano i due metri di altezza non vengono più noleggiati, ma piantati in una foresta così che possano portare naturalmente avanti il corso della loro vita.

Lo scopo principale di questa e di simili iniziative è la sostenibilità e il tentativo di contribuire alla riduzione di gas serra sul nostro Pianeta. Non tutti forse sanno, infatti, che anche con gli alberi di Natale (veri o finti) si inquina. «Adottare» un albero da un lato azzera l’impatto ambientale causato dalla produzione e dalla distribuzione di alberi artificiali e, dall’altro, garantisce ai reali abeti una vita più lunga rispetto a quella «usa e getta» che, soprattutto nel periodo natalizio, spesso hanno.

Microcredito

per le aziende

 

Il cioccolato svizzero contro lo spreco alimentare

L’Eidgenössische Technische Hochschule (ETHZ) di Zurigo sotto la guida dello scienziato Kim Mishra ha sviluppato un metodo di produzione del cioccolato innovativo: per la prima volta è stato utilizzato per intero del cacao e non solamente le fave. Questa scelta comporta l’eliminazione dello zucchero e un uso quasi completo della pianta di cacao, dal succo fino alla buccia.

La tradizionale produzione di cioccolato prevede il solo utilizzo delle fave e il conseguente spreco del resto del frutto, le cui dimensioni possono essere simili a quelle di una zucca. Gli studiosi svizzeri hanno scoperto che il succo del cacao è in realtà molto dolce e fruttato, con all’interno circa il 14% di zucchero. La distillazione del succo, unito poi alla polpa e alla buccia essiccata, porta alla nascita di un gel di cacao dolce in grado di sostituire la presenza di zucchero raffinato della tradizionale ricetta.

Il professor Mishra è stato affiancato nel suo progetto da KOA, start-up svizzera che lavora nella coltivazione sostenibile del cacao. Anian Schreiber, il co-fondatore, ha dichiarato alla BBC che l’utilizzo dell’intero frutto del cacao potrebbe risolvere alcuni dei problemi dell’industria del settore, dal prezzo delle fave alla povertà tra i coltivatori. L’utilizzo della polpa di cacao comporta, tra le altre cose, anche un aumento della lavorazione del prodotto nel Paese di origine, con una conseguente crescita di posti di lavoro.

Mille animali tornano a casa

Un 2025 a casa per quasi 1.000 esemplari a rischio di estinzione, trasportati poche settimane fa dalla Thailandia al Madagascar. Si tratta, come raccontato dalla CNN e riportato dal governo Thailandese, del rimpatrio più grande mai effettuato tra i due Paesi. 

Da un lato la Thailandia è, in tutto il sud-est asiatico, il principale Paese importatore di fauna selvatica dal Madagascar; dall’altro, il commercio illegale di animali selvatici (insieme a quello del legname) è stato identificato come la seconda minaccia più grande per la ricca biodiversità del Madagascar.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Lo scorso maggio nella provincia thailandese di Chumphon la polizia locale ha recuperato oltre 1.110 animali tra cui diverse specie a rischio, come le tartarughe ragno, le tartarughe radiate, i lemuri dalla coda ad anelli e i lemuri bruni. Si tratta, nella maggior parte dei casi, di animali che spesso in Asia vengono considerati come domestici ed esotici, ma il cui habitat di origine è decisamente diverso rispetto a quello in cui vengono espatriati, il che causa seri rischi per la loro sopravvivenza. 

Per fortuna tutto si è risolto per il meglio e la collaborazione tra i due Paesi, oltre all’intervento delle Nazioni Unite, ha permesso che tutti gli animali cominciassero il nuovo anno a casa propria.

Per ora è tutto, ci sentiamo all’inizio del mese prossimo.



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