Convegno “@migrazione, da fenomeno sociale a fattore identitario”, il dibattito della tavola rotonda. “L’Italia che vogliamo: giovane, dinamica e inclusiva”

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ITALIANI ALL’ESTERO

Promosso dall’Inps e dalla Fondazione Migrantes

 

ROMA – Nell’ambito del convegno “@migrazione, da fenomeno sociale a fattore identitario”, promosso a Roma dall’Inps e dalla Fondazione Migrantes. Si è svolta la tavola rotonda sul tema “L’Italia che vogliamo: giovane, dinamica e inclusiva. L’impatto della tecnologia nel mondo del lavoro, nelle nuove migrazioni, in particolare dei giovani e delle donne: uno sguardo al futuro e i possibili effetti sul territorio e sulle pensioni”. Il dibattito, moderato dal Vice Direttore di ADN Kronos Fabio Insenga, è stato introdotto dall’intervento del Presidente della Fondazione Migrantes Gian Carlo Perego che ha sottolineato come la storia di oggi ci debba aiutare a costruire il futuro del nostro Paese. Perego ha anche evidenziato come oggi sia importante coniugare la migrazione “con un ampio progetto Paese che deve guardare anche ai dati degli anziani che stanno crescendo. Prima – ha aggiunto – gli anziani erano uno ogni quattro, oggi sono 1 ogni tre”. Il Presidente della Migrantes ha anche segnalato come in questi ultimi dieci anni l’Italia abbia perso circa 87.000 giovani laureati che sono andati all’estero, con età tra i 25 e i 34 anni. “Questo dato – ha rilevato Perego – ci fa capire che non si può pensare il Paese a compartimenti stagni, ma occorre coniugare le politiche della famiglia, con le politiche scolastiche , le politiche migratorie in un circuito unitario.  Diversamente vi è il rischio di un cortocircuito”. Il Presidente della Migrantes, dopo aver rilevato l’esigenza di affrontare i problemi dei migranti relativi alla precarietà lavorativi e alla scuola, ha posto in evidenza come il nostro Paese abbia bisogno di persone, compresi gli studenti stranieri provenienti dall’estero, al fine di rigenerarsi.

Perego ha anche parlato del fenomeno dello spopolamento dei piccoli paesi e del sovraffollamento delle grandi città, dove gli studenti non riescono a trovare un luogo in cui abitare durante gli studi.  Dal canto suo la dirigente dell’Inps Marchetti ha sottolineato come, a differenza del passato quando venivano versate dall’Inps soprattutto pensioni di riversibilità, le donne all’estero ricevano oggi pensioni dirette legate allo svolgimento di lavori qualificati. “Dal 2019 al 2023 – ha spiegato Marchetti – abbiamo avuto un aumento del 9% delle pensioni dirette delle donne e una riduzione delle pensioni superstiti. Questo vuol dire che c’è stato un cambio culturale e che il fenomeno dell’emigrazione femminile avviene, seppure in misura ridotta, per le stesse motivazioni che spinge l’uomo a raggiungere altri contesti, ovvero per la crescita professionale e un voler trovare condizion di lavoro migliore”. Marchetti ha anche  auspicato che i giovani che sono emigrati all’estero possano ritornare in Italia arricchiti dalle loro esperienze. Ha poi preso la parola il Direttore Centrale Pensioni INPS, Vito La Monica che si è soffermato sull’esigenza di informare in maniera corretta i giovani sul loro futuro pensionistico. Per il dirigente inoltre il sistema di calcolo contributivo delle pensioni appare più neutro,  rispetto al sistema retributivo,  nei confronti del moderno mercato del lavoro dominato da piattaforme digitali. Rilevata da La Monica anche l’importanza della previdenza complementare che permette ai giovani anche di programmare la propria vita lavorativa per arrivare al concetto più ampio di “reddito pensionistico”.  La Monica ha infine ribadito la necessità di diffondere la consapevolezza e la conoscenza fra le giovani generazioni delle prospettive offerte dal sistema pensionistico. A seguire è intervenuto il Direttore Generale per gli Italiani all’Estero del Maeci Luigi Maria Vignali. “Per quanto riguarda le aspettative degli italiani all’estero – ha esordito Vignali rispondendo a una domanda del moderatore – bisogna capire se parliamo delle grandi collettività italiane storiche o della nuova mobilità. Da una parte vi è l’emigrazione tradizionale, sono gli italiani che da tempo sono all’estero e cercano un raccordo culturale, cercano davvero un fattore identitario, quindi chiedono la cultura italiana, l’insegnamento della lingua, chiedono di riattivare in qualche modo quel sentimento di appartenenza, che non è mai diminuito. In proposito io dico sempre che il nostro soft power a differenza di altri paesi, è rappresentato dagli italiani all’estero, che muovono le leve politiche, economiche e dello spettacolo. Queste grandi collettività italiane si rivolgono anche ai servizi della nostra rete consolare. Vi è poi – ha proseguito il Direttore Generale – la nuova mobilità. Si tratta di giovani ed anziani, che chiedono di essere connessi dal punto di vista dell’informazione, di opportunità, di occasioni di rientro in Italia. Quindi dobbiamo intercettare questa mobilità , dobbiamo offrire occasioni di rientro, quindi incentivi, perché la fiscalità è molto importante. In altre parole – ha aggiunto Vignali- i nuovi italiani emigrati all’estero non vogliono sentirsi connazionali minori e vogliono essere coinvolti e presenti, anche quando si costruiscono le politiche per gli italiani all’estero, e qui mi riferisco per esempio al fattore previdenziale e alle opportunità fiscali”. Il Direttore Generale ha poi parlato del progetto del Turismo delle Radici:  “Con questo Progetto abbiamo sistematizzato un modello di turismo, che c’era da sempre, perché vari italiani singolarmente sono venuti in Italia per visitare i propri luoghi di origine. Noi vogliamo rendere questa tipologia di turismo sistematica. Abbiamo creato sul territorio una rete di esperti, di guide, abbiamo istituito 20 gruppi regionali, abbiamo coinvolto più di 800 comuni italiani in questo rogetto. I nostri dati – ha continuato Vignali – ci dicono che circa 500mila persone hanno partecipato ai nostri eventi in Italia. Abbiamo anche proposto all’estero questo progetto – costruendo un’offerta turistica, che non esisteva, variegata non solo per un viaggio emotivo, ma per vivere questo racconto con l’Italia, attraverso corsi di lingua italiana, corsi di cucina, esperienze di artigianato, la scoperta della natura, ovvero le tante opportunità che il nostro Paese offre. Noi ci aspettiamo tra il 2024 ed il 2026 – ha aggiunto Vignali  – 5 milioni di presenze supplementari in Italia, attraverso il turismo delle radici, con introiti per un miliardo di euro e un indotto di 5 miliardi di euro”. Il Direttore Generale ha anche parlato dell’importanza, al fine di arginare l’emigrazione, di migliorare la qualità della vita in Italia e di creare nel nostro Paese nuove opportunità di lavoro.  Nel suo intervento Giustina Orientale Caputo, Professoressa associata di Sociologia del lavoro presso il Dipartimento di scienze sociali dell’Università Federico II di Napoli ha parlato di una emigrazione italiana a più fasi, dove vi è stato un primo momento migratorio con delle consistenti partenze e specifiche aree di destinazione anche molto lontane. A seguire  una seconda fase di ripresa della diaspora , che ancora oggi vediamo,  che ha portato alle mete europee e non più a quelle oltre oceano. La terza fase, secondo la docente, è invece caratterizzata dall’emigrazione delle donne. A partire dagli anni 90’ vi è stato infatti un incremento di giovani donne che sono emigrate dall’Italia in cerca di opportunità. Altri aspetti segnalati dalla professoressa: quello di una maggiore scolarizzazione degli italiani negli ultimi anni, la mancanza nel nostro Paese di opportunità di lavoro significative e la necessità di riformare il mondo del lavoro per dare a tutti le stesse possibilità . (Lorenzo Morgia – Inform)

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