il futuro della sanità italiana parte dalle Regioni

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La digitalizzazione del Servizio Sanitario Nazionale (SSN) rappresenta una sfida cruciale per il futuro della salute in Italia, in una logica di ecosistema centrale che si sviluppa sulle normali differenze regionali insite nelle diverse modalità di attuazione delle politiche sanitarie. Se da un lato tali differenze sembrano essere un punto di debolezza per il Servizio Sanitario Nazionale, dal monitoraggio che abbiamo effettuato in questi mesi si sono dimostrate il vero punto di forza per valorizzare le peculiarità territoriali e avere una sanità sempre più vicina al cittadino-paziente.

Su questo tema si è concentrato il progetto di ricerca “Digitalizzazione umana: dati, economia ed etica per una visione futura del SSN”, promosso da Altems Advisory, spin-off dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, con il supporto incondizionato di Sanofi. Questo progetto non si limita a definire un quadro teorico, ma punta a fornire una guida concreta per affrontare i cambiamenti necessari, bilanciando innovazione e attenzione alle persone. Il progetto ha dato vita a un percorso di studio e confronto a livello nazionale e regionale, culminato in tre giornate di lavoro in Campania, Toscana e Veneto. Queste occasioni di discussione hanno messo in luce le sfide e le opportunità legate alla transizione digitale del sistema sanitario italiano.

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Uno dei temi più urgenti emersi riguarda la necessità di rinnovare alcune infrastrutture tecnologiche. La scarsa qualità della rete e la mancanza di dispositivi adeguati penalizzano l’efficienza delle strutture sanitarie. Molte regioni soffrono di un digital divide che limita le possibilità di intervento rapido e coordinato. Progetti come “SINFONIA”, sviluppato in Campania, cercano di affrontare queste carenze ottimizzando il sistema informativo sanitario per uniformare l’accesso e migliorare la gestione delle risorse. Tuttavia, è essenziale che questo tipo di iniziative sia accompagnato da un investimento strutturale a lungo termine, che preveda non solo il miglioramento delle reti esistenti, ma anche la creazione di una cultura digitale condivisa tra tutti gli operatori. La formazione è un altro punto cardine per una digitalizzazione efficace.

Secondo gli esperti, non basta che i professionisti sanitari siano tecnologicamente alfabetizzati: occorre investire in programmi mirati che includano anche pazienti e caregiver. L’obiettivo è creare un ecosistema in cui ogni attore abbia gli strumenti necessari per contribuire attivamente al miglioramento del sistema. Il progetto “Digital Home Care”, sviluppato in Toscana, rappresenta un modello innovativo che integra competenze digitali e coinvolgimento attivo di tutti gli attori del sistema sanitario. Tale approccio dimostra che la formazione non è solo un obbligo, ma un’opportunità per creare una sanità più inclusiva ed efficace, in cui ogni individuo, indipendentemente dal proprio ruolo, possa sentirsi parte di un processo di innovazione. Un’ulteriore riflessione ha riguardato i rischi di “spersonalizzazione” legati all’uso intensivo delle tecnologie.

L’integrazione di strumenti come l’intelligenza artificiale deve avvenire senza sacrificare la relazione medico-paziente. Un modello come il “Club degli Innovatori a Chilometro Zero“, elaborato in Veneto, dimostra che è possibile progettare soluzioni digitali centrando l’attenzione sulle esigenze umane. Questo approccio è cruciale per evitare che la tecnologia diventi una barriera, anziché un ponte, tra i professionisti sanitari e i pazienti. Infatti, la vera sfida è quella di umanizzare il digitale, utilizzandolo come strumento per rafforzare, e non sostituire, il rapporto di fiducia e collaborazione che sta alla base di ogni percorso di cura.

Le tre giornate di studio hanno evidenziato che la digitalizzazione non è solo una questione tecnologica, ma anche etica e organizzativa. L’accesso ai fondi del PNRR rappresenta un’opportunità unica per superare le criticità del SSN, a patto che si adottino strategie integrate e centrate sulla persona. La sanità del futuro sarà digitale, ma per esserlo davvero dovrà anche essere umana.

Un processo che richiede non solo infrastrutture, ma anche competenze, collaborazione e un’etica chiara che metta al centro il cittadino. Inoltre, è fondamentale che le istituzioni si impegnino a monitorare e valutare continuamente l’impatto delle tecnologie implementate, per garantire che esse siano realmente al servizio dei cittadini e pazienti che si rivolgono quotidianamente al nostro Servizio Sanitario Nazionale.

*Ricercatore ALTEMS, Co-Founder & Partner di Altems Advisory, spin-off universitario dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma

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