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Salviamo 45 mucche e un toro sottratti a maltrattamenti, rischiano altro sfruttamento e il macello #finsubito prestito immediato


46 bovini sono stati sottratti a maltrattamenti in Valle d’Aosta e cercano casa. La Rete dei santuari di animali liberi in Italia cerca una sistemazione etica per i bovini, che rischiano di finire in mano ad altri allevatori intenzionati a sfruttarli e macellarli

45 mucche e un toro sono stati sequestrati a un allevamento in Valle D’Aosta ove sono stati trovati bovini gravemente malnutriti, in mezzo a cadaveri di una decina di mucche, probabilmente morte di fame. La Rete dei santuari di animali liberi in Italia cerca una sistemazione etica per i bovini, che rischiano di finire in mano ad altri allevatori intenzionati a trattarli allo stesso modo.

L’appello è stato lanciato lo scorso 6 ottobre anche sulla pagina Fb della Rete, ma ancora la situazione non si è sbloccata. Si deve fare presto!

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È corsa contro il tempo per salvare i 46 bovini che hanno già sofferto tanto. Come riferisce un comunicato della Rete, i poveri animali sono stati trovati dagli agenti del Corpo forestale e dai veterinari dell’Ausl intervenuti lo scorso giugno e altre mucche erano state sotterrate nei pressi della stalla.

bovini da salvare matrattamenti valle d'aostabovini da salvare matrattamenti valle d'aosta

©Rete dei santuari di animali liberi in Italia

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©Rete dei santuari di animali liberi in Italia

Dopo tanta sofferenza, il rischio ora è che vengano affidati ad altri allevatori per essere ancora sfruttati fino alla macellazione – spiega Sara D’Angelo della Rete, che riunisce una trentina di rifugi per animali sottratti al macello o a una vita di sofferenze – Non prenderemo in considerazione allevamenti, fattorie didattiche o altri luoghi in cui gli animali vengano sfruttati

L’organizzazione è stata incaricata dalle autorità di trovare sistemazioni per gli animali ed è è disponibile a trasportarli verso le nuove case anche in altre regioni, ma fatica a trovare strutture adeguate, visto che per accogliere i bovini bisogna essere dotati del codice stalla.

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©Rete dei santuari di animali liberi in Italia

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©Rete dei santuari di animali liberi in Italia

L’allevatore valdostano è stato denunciato per maltrattamento di animali e illecito smaltimento di rifiuti (gli animali rinvenuti senza vita). Tra l’altro suo carico c’era già un procedimento precedente per indebita percezione di contributi europei.

L’utopia del benessere animale negli allevamenti

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©Rete dei santuari di animali liberi in Italia

Ogni anno vengono allevati circa 70 miliardi di animali nel mondo: e due su tre sono allevati a livello intensivo intensivamente, in spazi molto ristretti e trattati come macchine da produzione invece che da esseri viventi con le loro esigenze e le loro sofferenze.

Colpa dell’enorme richiesta di carne che proviene soprattutto dal mondo occidentale se gli allevamenti intensivi si sono diffusi sempre di più, luoghi che non solo producono il 17% delle emissioni totali dell’Unione europea e che contribuiscono fortemente alla deforestazione dell’Amazzonia, ma dove molto spesso gli animali vengono torturati, fatti crescere in condizioni disumane e uccisi poi in modi che non sempre rispettano le leggi sullo stordimento preventivo.

Qui siamo di fronte a un caso di un allevamento non intensivo, ove però i bovini erano trattati in modo disumano comunque (e non è il primo caso). Per questo ci domandiamo se benessere animale e allevamenti possano davvero convivere, anche se ci sono stati e ci sono tuttora degli esempi lodevoli.

Per questo, forse, la carne coltivata (tutt’altro che sintetica) potrebbe essere una via verso la sostenibilità a 360°.

Leggi anche: Si torna a parlare di carne coltivata in Italia, l’Università di Torino cerca fondi attraverso una campagna di crowdfunding

Per informazioni e richieste di adozione di questi poveri animali che hanno già sofferto tanto si può scrivere alla mail porcikomodi@vitadacani.org o via whatsapp al 349.6386171.

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Fonti: Rete dei santuari di animali liberi in Italia / Rete dei santuari di animali liberi in Italia/Facebook

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